———-
Una proposta di legge presentata il 2 luglio da una ventina di deputati iraniani prevede l’ estensione della pena di morte ai “crimini” commessi su internet. Lo denuncia Reporters sans frontières, spiegando che la legge, ad esempio, potrebbe applicarsi in particolare ai responsabili dei blog e dei siti internet “che promuovano la corruzione, la prostituzione e l’ apostasia”.
“Questa iniziativa fa venire i brividi – spiega Rsf in una nota -. Gli internauti e i blogger iraniani già sono costretti ad affrontare una politica di filtraggio molto aggressiva. L’ adozione di una tale legge, basata su nozioni mal definite e che consentirebbero ai giudici una interpretazione molto ampia, avrebbe delle conseguenze disastrose per le liberta sulla Rete. Lanciano un appello ai rappresentanti del Parlamento ad opporsi a questo progetto e a operare piuttosto per una moratoria sulla pena di morte”.
Secondo la proposta di legge – precisa un articolo su Mytech -, chi commette questi crimini “deve essere punito come mohareb[nemico di Allah, ndR]” con una pena che consiste “nell’impiccagione, l’amputazione della mano destra e del piede sinistro, così come nell’esilio”.
Scrive il Khaleej Times, quotidiano di Dubai: “l’Iran già sanziona con la prigione i blogger che esprimono idee antigovernative; secondo Amnesty International, ha eseguito lo scorso anno 317 condanne a morte, contro le 177 dell’anno precedente”.
Alla notizia ha dato un’ ampio rilievo l’Agence France-Press; non mancano testimonianze molto dettagliate di blogger e scrittori iraniani.
Cinque anni fa – ricorda Francis Pisani sul suo blog, Transnets – l’ Iran era stato il primo paese ad arrestare un blogger per i suoi scritti, come spiega un podcast molto ricco sull’ argomento di The World , una coproduzione della BBC. Consultare anche la sezione Iran del Committee to Protect Bloggers.