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La stampa trascura le potenzialità giornalistiche dei data-base

out-27.jpg Un concorso per valorizzare miliardi di dati del governo UK è stato finora disertato dagli organi di stampa – Eppure i lettori amano le statistiche e i data-base come aveva scoperto il Gruppo Gannett (Usa) nel 2006

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Il governo britannico ha l’ intenzione di rendere publiche tonnellate di dati accumulati negli anni scorsi nei campi della giustizia, dell’ educazione e della salute, e ha lanciato un concorso destinando 20.000 sterline a chi immaginerà qualche sistema innovativo per valorizzare questo immenso materiale incrociando i dati a disposizione. Ma nessun organo di stampa per ora ha presentato un progetto. 

La gara – intitolata  « Show us a better way  » – si concluderà a settembre quando i dati verranno consegnati al vincitore.
L’ ambizione per il momento è piuttosto modesta – nota Nicolas Kayser-Bril sul suo blog, Windowonthemedia – visto che i candidati devono semplicemente rispondere a due domande: Describe your idea. How does it work and who does it help? e What information or services do you need?

Tra le idee migliori, un mash-up che classifica le strade del paese in funzione della quantità di rifiuti riciclati. Qualcuno vorrebbe mostrare come viene speso il danaro pubblico (Where does my money go ?), una sorta di contropotere…

Ma, aggiunge, “assai poco curiosamente (sfortunatamente), nessun progetto proposto proviene da un organo di stampa. Peccato. I lettori adorano le statistiche e i data-base. Gannett lo ha constatato nel 2006, senza peraltro capitalizzare questa sua esperienza. Ed Everyblock, il progetto del geniale Holovaty, attira ogni mese circa 100.000 visitatori unici, malgrado l’ assenza totale di lavoro giornalistico: cinque volte di più di Triblocal, il progetto iperlocale del gruppo Tribune a Chicago.

La tabella
Commenta Kayser-Bril: i giornalisti servono proprio per aumentare il valore dell’ informazione. Con la loro capacità di analisi, potrebbero accompagnare il lettore mentre sta esplorando i dati bruti. E’ uno dei principi che ha decretato il successo di Rob Curley, che comunque non ha avuto una grande eco in Europa.