———
Con la crisi del quotidiano le Monde, tornano gli interrogativi sulla capacità del mercato attuale di sostenere una informazione di qualità e le incertezze relative a un nuovo business model.
Ne riparla fra gli altri Jeff Mignon su Mediacafè, in un articolo in cui si chiede: Quel modèle d’affaires pour une presse quotidienne généraliste de qualité et quelle stratégie éditoriale ?
Mignon parte da una serie di considerazioni sugli attuali contenuti dei quotidiani francesi:
1-Aumento, in quantità diverse, dell’ informazione “di comodo”: quella, proveniente generalmente dalle agenzie, che si ritrova dovunque, e gratuitamente.
2- Diminuzione dell’ investigazione e, più in generale, calo dei contenuti da “watchdog”.
3 – Mancanza di contestualizzazione e di messa in prospettiva dell’ informazione.
4 – Un punto cruciale quest’ ultimo: provate voi stessi a fare il conto di quanti articoli vi spiegano quali saranno la o le tappe successive. E, secondo me, almeno il 70% di un quotidiano dovrebbe essere consacrato a dei contenuti di prospettiva.
E poi si chiede: il mercato è in grado di sostenere una stampa quotidiana generalista di qualità? E se no quali sono le altre possibilità?
In Francia, secondo Mignon, la risposta alla prima domanda è: difficilmente.
Dal punto di vista della riduzione dei costi, internet sembra portare delle soluzioni: scomparsa dei costi di distribuzione e dei costi di stampa. Si parla di non meno del 45% dei costi di un quotidiano. Quale manager non sogna di eliminare tutti di un colpo il 45% dei costi fissi d’ azienda?
Rispetto al secondo problema invece la risposta è meno positiva. I CPM (costi per migliaia di contatti, base delle tariffe pubblicitarie online, ndr) sono ridicolmente bassi. E non permettono per il momento di far sopravvivere una testata di informazione generalista con un modello economico basato essenzialmente sul gratuito. Sottolineo per il momento, naturalmente. E sottolino gratuito, perché personalmente non credo al modello a pagamento per questo tipo di media.
Ma, di nuovo, resta in sospeso la seconda questione:
Quali altre possibilità?
– Il giornale cartaceo in parte o totalmente gratuito? E’ una strada che qualcuno ha comnciato ad esplorare. In particolare in UK. La loro diffusione a pagamento è in calo ma le inserzioni pubblicitarie sono in aumento, riuscendo a compensare ampiamente le perdite provocate dalle vendite.
– Il modello BBC, una impresa editoriale – che diffonde i suoi contenuti su piattaforme diverse – interamente finanziata dal contribuente? E di cui, quindi, verrebbe garantita per legge l’ indipendenza editoriale? I britannici lo fanno. Il risultato è di qualità. Perché no?
– O, ancora, la creazione di Fondazioni sul modello delle “organizzazioni non-profit” negli Usa e con diversi vantaggi fiscali per le aziende o gli individui legati a questo modello. Modello che non è del tutto nuovo. Ma non funzionerà se i vantaggi fiscali non saranno rilevanti. In ogni caso mi sembra importante che i poteri pubblici comincino a ragionare al più presto su questa eventuale pista e a studiarne la fattibilità. Perché non credere a una stampa finanziata da donazioni?
Certo, che i contributi arrivino dallo Stato o dai privati niente garantisce l’ indipendenza dell’ informazione. Ma in un momento in cui la stampa di qualità è nella tempesta, non abbiano altre chances che esplorare nuove strade…