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Il mobile journalism – il giornalismo fatto con gli strumenti tipici della comunicazione in movimento, cellulari, Blackberry, videocamere, portatili, ecc. – sta contribuendo a cambiare i processi di lavoro nelle redazioni.
Lo testimonia una Ricerca condotta da un esperto di Editor & Publisher, Joe Strupp, che spiega come tutto questo stia avvenendo e soprattutto quali effetti avrà in futuro sui meccanismi di produzione redazionale (vedi anche Jarvis: Mobile devices to fundamentally change journalistic work).
Un numero crescente di giornali, soprattutto negli Usa, stanno infatti già impiegando dei “mobile giornalisti”, definiti anche – come ricorda Jean Yves Chainon su Editors weblog – come ‘mojos’.
Più la tecnologia avanza e propone strumenti per catturare e trasmettere sempre meglio dati ed elementi su vicende in corso, e più i cronisti possono stare sul terreno, producendo per le redazioni articoli e servizi dal posto.
Qualche direttore teme che tutto questo potrebbe condurre a un allentamento del controllo degli errori o delle imprecisioni. "Stando in una redazione si è indotti a collaborare con gli altri e questo è un grosso beneficio”, osserva Tim Franklin, direttore del Sun di Baltimora.
Ma è chiaro che ai cronisti verrà richiesto sempre più di lavorare da una postazione remota, da lontano.
The News-Press di Fort Myers è stato all’ avanguardia del mobile journalism (Lsdi ne ha parlato nel marzo 2006 in Nascono i ‘mo-jo’, giornalisti mobili).
Il giornale, con una vendita di circa 70.000 copie, progetta di dotare 44 nuovi redattori con un’ attrezzatura completa da ‘mojo’ – laptop, video-camera digitale e registratore audio – a partire dalla fine dell’ estate.
"Tutti hanno un cordone ombelicale con il desk”, spiega il direttore del News-Press, Kate Marymont. "Almeno l’ 80% dei reporter lo hanno attraverso il portatile”.
In molti casi, la pratica ‘mojo’ porta a trasmettere immediatamente gli articoli, aggiornandoli semmai a mano a mano tipo blog. Molti cronisti sembrano contenti di tornare sul campo e di poter scrivere sui fatti nell’ immediatezza.
Tuttavia molti redattori e reporter sono ancora preoccupati dall’ emergere di queste pratiche. “Non me la sento ancora di lavorare da solo, senza avere un redattore alle spalle”, spiega un cronista dell’ Indianapolis Star.
E anche i costi possono dissuadere, secondo il direttore di Democrat & Chronicle, Karen Magnuson: 15.000 dollari per l’ attrezzatura da giornalista mobile, fra video-camera, registratore audio, laptop, cellulare e vari altri gadgets.
Ma diversi giornali sanno comprando i relative kit a costi molto più bassi e, nonostante i timori di un potenziale deterioramento delle comunicazioni all’ interno delle redazioni, la tendenza porta al “mobile journalism”.