Russia: come ti smaterializzo l’ opposizione (in tv)
La censura putiniana arriva a rimuovere digitalmente dal video quelle immagini scomode sfuggite alla normale pratica dell’ ostracismo assoluto per qualsiasi interlocutore critico – Il caso dell’ analista politico Mikhail Delyagin, di cui i censori hanno tagliato il corpo in una serie di immagini lasciando però le gambe – Persino gruppi rock come i Televisor, ‘satiri’ come Viktor Shenderovic e diversi attori russi si sono visti cancellare concerti, spettacoli ed apparizioni televisive – Un “libro nero†delle persone non grate guiderebbe ufficiosamente i network nella gestione delle trasmissioni
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di Andrea Fama
È successo lo scorso autunno, ma la notizia è stata raccolta dai media internazionali solo in questi giorni: l’analista politico Mikhail Delyagin è stato fisicamente cancellato da un programma televisivo russo. Durante la registrazione Delyagin aveva criticato il Presidente Putin, tanto che nella messa in onda del programma gli zelanti tecnici russi non si sono limitati a tagliare i commenti dell’ avventato analista, ma ne hanno digitalmente rimosso l’immagine dallo studio televisivo – ad eccezione di un paio di gambe prive di corpo accidentalmente comparse in un fotogramma.
Forse proprio questa disattenzione da infantile – seppur raccapricciante – numero illusionistico ha brevemente riportato l’attenzione su quella che in Russia pare esser diventata una pratica assodata: far scomparire dalla televisione gli avversari di Putin, sebbene in genere ci si limiti più semplicemente a non invitarli affatto.
Il povero Delyagin, infatti, è in buona compagnia tra coloro che languono da tempo lontani dagli studi televisivi. Ex primi ministri e consiglieri del Presidente, lo scacchista/attivista Kasparov e diversi leader del Partito Comunista si sono letteralmente volatilizzati dai teleschermi dei cittadini russi. L’epidemia, però, si è rapidamente estesa anche alle personalità dello spettacolo che avevano in qualche modo espresso posizioni contrarie a Putin, e così gruppi rock come i Televisor, ‘satiri’ come Viktor Shenderovic e diversi attori russi si sono visti cancellare concerti, spettacoli ed apparizioni televisive.
E se qualche giornalista contesta l’esistenza della tristemente nota Stop List del governo russo, una sorta di libro nero delle persone non grate che guiderebbe i network nella gestione del dissenso, quasi nessuno pare negare il fatto che le redazioni operino comunque sotto i dettami di una lista ufficiosa. Vladimir Pozner, conduttore televisivo e presidente della Accademia Russa delle Televisione, afferma che “le elezioni hanno reso il Cremlino paranoico su chi andasse o meno in Tv … Il punto è che nessuno vuole ammettere che nella nostra televisione non vi è libertà”.
Nonostante il fantasma della censura, e quello ancor più subdolo dell’auto-censura, aleggino nelle redazioni russe, c’è chi è ottimisticamente portato a pensare che il motivo delle molte esclusioni sia dovuto al fatto che si tratta di persone noiose che non godono “del supporto di nessuno e che non hanno nulla da dire” o, più precisamente, “persone che non sono interessanti per i giornalisti, che non sono interessanti per la società”. Sono le parole di due conduttori televisivi molto vicini a Putin, e che pertanto avvertono l’ intimo dovere di mostrare tutto il loro fair play nei confronti dei colleghi forzatamente inibiti e delle varie personalità che non gravitano più nell’orbita televisiva sovietica.
Paradossalmente, non sono stati solo gli ospiti ad essere stati cacciati dagli studi televisivi, ma, all’occorrenza, anche chi quegli stessi studi li possedeva. È il caso di Vladimir Gusinsky, proprietario di NTV – emittente dissidente molto attenta all’attività investigativa, specie riguardo la guerra in Cecenia – prima arrestato e poi costretto a scappare addirittura dal Paese.
Di fatto, ad oggi il Cremlino tiene le redini di tutte le maggiori emittenti nazionali e regionali, e manda di tanto in tanto i dissidenti a sfilare placidamente sul canale satellitare Russia Today, megafono transnazionale in lingua inglese del Putin-pensiero in versione edulcorata, salotto globale di virtù pubbliche e vizi privati, o, per meglio dire, domestici. È tutta intestina, infatti, la guerra che corrode dall’interno la libertà d’informazione in Russia, e le poche, meritorie eccezioni sono stritolate da un sistema oscurantista granitico.
Lo stesso programma che ha visto smaterializzarsi lo sfortunato Mikhail Delyagin era già stato censurato in precedenza, quando i vertici aziendali rifiutarono di mandare in onda una puntata in cui era ospite il parlamentare liberale russo Vladimir Ryzhkov. Anche in quella occasione la conduttrice era Kira Proshutinskaya, la quale chiama in causa l’emittente televisiva affermando che la pressione intimidatoria del Cremlino era tale da esasperare l’auto-censura: “Mentirei se dicessi che lavorare in questo periodo sia facile. I vertici aziendali, nel timore di perdere il lavoro, esasperano ogni posizione”.
Di fronte a queste dichiarazioni, e alla macroscopica, paradossale, contraddittoria evidenza di un uomo che scompare, il neo Presidente Medvedev probabilmente dovrà sforzasi un po’ di più per persuaderci della bontà delle sue affermazioni quando si limita a dire di essere “convinto che la televisione russa sia una delle migliori al mondo”. Il solo fatto che in studio non abbiano bisogno del Mago Silvan o di Giucas Casella non legittima le sue parole.
(L’ illustrazione è tratta dalla New York Revue of Books)