Site icon LSDI

Se l’ informazione diventa nomade: dopo i portali, i “cannoni” per raggiungere dovunque i lettori

Il lettore è sempre più connesso, e l’ informazione sempre più frammentata e istantanea, fino a diventare “live”, osserva Benoit Raphael sul suo omonimo blog – Ma “è molto più complicato vendere la segmentazione all’ infinito dell’ audience” e poi “il lettore è sempre più padrone del contenuto e quindi non ha nessuna voglia di diventare passivo davanti alla pubblicità. Dunque clicca di meno” – E anche il giornalismo partecipativo, dice ancora Raphael, sarà determinato dalla capacità dei media di restare in contatto permanente con i loro lettori, un po’ come oggi fa già la radio –

———-

di Benoit Raphael,
(da benoit-raphael.blogspot.com)

Più di un anno fa eravamo già nell’ era della frammentazione dell’ informazione: quella della grande potenza degli algoritmi dei motori di ricerca che avevano fatto saltare la gerarchizzazione dell’ informazione.

Con gli RSS e l’ apparizione dei tag (e quindi con la ricerca semantica), è la segmentazione dell’ informazione che ha preso la posizione: conseguenza, l’ iperpersonalizzazione e il famoso fenomeno della “long tail” (letteralmente, “coda lunga” ndr), il graal di tutti i protagonisti di internet, ma talmente complicato da finanziare…

Oggi i media devono fronteggiare una nuova tappa nella rivoluzione dei costumi: la nomadizzazione dell’ informazione. E’ la continuazione logica e dinamica dei due precedenti fenomeni.

Cos’ è l’ informazione nomade?

E’ una informazione che abbandona progressivamente non soltanto la nozione di supporto fisico esclusivo (carta, web puro, tv, mobile), ma soprattutto quella di supporto mediatico immaginato come un tutto confezionato (un sito di informazione per esempio).

E’ una informazione che, essendo segmentata, va a toccare e a interagire direttamente, immediatamente, col suo lettore.

Cosa che lascia intravedere molte opportunità ma pone ugualmente molti problemi.

La frammentazione frantuma i modelli

I nuovi siti di informazione che sbarcano sul mercato conoscono tutti, su scale variabili, questa dislocazione dei modelli fondamentali di pubblicazione. In gran parte dei pure players (siti che utilizzano la rete come unico canale, ndr), in particolare, solo il 20% dei lettori arriva sul sito attraverso la home page. Il resto dei “lettori” sbarcano direttamente sugli articoli attraverso i motori di ricerca, i flussi di RSS, i widgets, i blog e gli aggregatori. Ogni contenuto diventa quindi una nuova “Prima pagina”, uno spazio autonomo di distribuzione.
 

Dopo il portale, il cannone

Conseguenza: all’ inizio della frammentazione dell’ informazione era abitudine di consigliare ai media di passare dal semplice sito tradizionale al controllo dei punti di congestione (i punti di passaggio dei lettori su questa o quella tematica).

Nell’ era dei portali e dei siti “generali” (locali o tematici), si riuniva l’ informazione frammentata in catene per creare dei nodi di concentrazione del traffico.

Si parlava, certo, già di  motori d’ informazione: una testata produceva una informazione multi-supporto a seconda dell’ ora della giornata e dei suoi lettori. Ma non si usciva affatto dalla nozione di supporto confezionato: un giornale su carta, un sto d’ informazione sul web, uno spazio di servizi sui cellulari…

 Oggi la questione non è tanto di costruire dei punti di concentrazione, quanto di arrivare a piazzare l’ informazione sulle traiettorie sempre più aleatorie del lettore.

E, soprattutto, di imbarcare la maggior densità di valore possibile (informazioni, marchi, pubblicità, ecc.) su questi micro-contenuti.

Bisogna, in qualche modo, passare dall’ incrocio di informazioni al “cannone di informazioni”. E mantenere questo legame, in permanenza, con quelli che ci leggono.

In questa strategia, domani, il mobile (ma non soltanto quello) sarà evidentemente uno strumento insostituibile. Lo si vede già da qualche settimana con Iphone e la generalizzazione dei forfeits illimitati.

La buona notizia: la nomadizzazione avvicina tutto

In un altro senso, la nomadizzazione avvicina tutto. Nella temporalità come in rapporto alla fabbricazione dell’ informazione: il “cannone di informazioni” può raggiungere chiunque dovunque, a casa, al lavoro…

Come conferma anche un recente studio mediametrico ("Media In Life 2007") (…), il consumo dei media aumenta. Su tutti i supporti. Il problema non è più sapere se la carta o la tv sono morte, ma di essere connessi col lettore. Tutti possono approfittarne, come signala con eleganza Christophe Barbier, il direttore dell’ Express.

Ed essendo il lettore sempre più connesso, l’ informazione diventa sempre più istantanea. Fino a diventare "live".

Essendo più vicino, il lettore può anche contribuire sempre più facilmente all’ informazione. Egli modella già la sua gerarchizzazione ormai, interviene direttamente nella produzione del contenuto, attraverso commenti o trackback (contribuisce al “brusio” dell’ informazione e la completa sulla sua pagina personale).

L’ avvenire del giornalismo partecipativo sarà determinato dalla capacità dei media di restare in contatto permanente con i loro lettori. Un po’ come oggi fa già la radio.

L’ esplosione dei modelli economici

Conseguenza della nomadizzazione: essa rimette in causa i modelli dei siti-media. Per il momento i grandi marchi dell’ informazione arrivano a federare una readership che ogni giorno va a cercare notizie sul sito, ma domani? Per i pure-players (I nuovi motiri d’ informazione sulla rete) la Guerra è già cominciata.

Il problema è che se è facile vendere una audience di massa sulla home page o su delle grandi sequenze tematiche, è molto più complicato vendere la segmentazione all’ infinito dell’ audience.

Stesso problema per i costi di fabbricazione.

E poi, le pratiche sono cambiate. Il lettore sceglie la sua informazione. E’ il padrone del contenuto e quindi non ha nessuna voglia di diventare passivo davanti alla pubblicità. Dunque clicca di meno, oppure meno automaticamente. Anche sui link sponsorizzati, che denunciano  dei tassi di clic in calo.

Qualsiasi cosa si dica, troppo pochi siti d’ informazione sono pronti a inventare dei nuovi modelli. Le agenzie di pubblicità, che per tanto tempo hanno frenato, ora hanno parecchio da fare….

Per concludere, la problematica dei media oggi non è più tanto quella della cannibalizzazione dei supporti, quanto quella di trovare il supporto migliore e il formato migliore per connettersi al lettore dovunque egli si trovi.

Il graal domani sarà indubbiamente il ‘mobile’, media nomade per eccellenza. Ma per fare che cosa?

Exit mobile version