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Si discute e si polemizza sulla presidenza della Commissione di vigilanza Rai, mentre le tecnologie di streaming audio-video in rete fanno passi da gigante e cambia definitivamente la nostra idea di “televisione”. In una interessante analisi su Punto informatico, Massimo Mantellini analizza lo stato del rapporto fra tv e internet spiegando che la direzione che questo rapporto prenderà è ancora assolutamente incerto.
Fra il mezzo televisivo e la rete – rileva Mantellini – “esiste una indubitabile contrapposizione”. “Il primo è basato sulla continuità, richiede ampi spazi del nostro tempo e non consente altro dio all’infuori di lui, la seconda è strutturalmente costruita sulla segmentazione dei task, sull’accesso asincrono alle informazioni e sulla ampia possibilità di selezione personale dei contenuti”.
Quanto all’ aspirazione secondo cui “qualsiasi mediatore di contenuti o servizi che lo desideri può creare una piattaforma sociale attorno al proprio prodotto nella quale, come per magia, i propri utenti decideranno di partecipare alla grande conversazione con gli altri consumatori degli stessi servizi”, essa – aggiunge Mantellini – è “bella e inattuabile”.
Purtroppo o per fortuna – spiega – le reti sociali non sono sacchetti di patate comprati al mercato e non possono essere spostate con altrettanta facilità o abitate con un tocco di bacchetta magica. Il risultato è che siamo ormai circondati da decine di piattaforme diverse, a margine di qualsiasi contenuto possibile e immaginabile, ognuna con la sua bella community semideserta. E fra queste anche le nuove recenti web-Tv dei partiti politici non fanno eccezione.
La tecnologia è matura: oggi piattaforme software leggere come Mogulus (www.mogulus.com/) o Qik (www.qik.com/) consentono a chiunque lo streaming live anche solo da un telefonino, e l’idea che sul web ciascuno possa essere proprietario di una TV con uno sforzo tecnologico tutto sommato modesto ha fatto breccia anche nel mondo della politica, talmente abituato alla lotta per il controllo dei palinsesti televisivi da trovare entusiasmante l’ipotesi di poter replicare sul web una tale forma di persuasione mediatica. In particolare il Partito Democratico ha mostrato molto interesse per questa discesa in campo sul web tanto dall’aver fatto nascere nel giro di pochi mesi ben due progetti di TV ibrida satellitare-internet.
Abbiamo a disposizione quindi la versione veltroniana (Youdem (www.youdem.tv/)) e quella dalemiana (Red TV (www.redtv.it/)) della televisione del Partito Democratico ai tempi di Internet. A destra ovviamente si è rapidamente replicato con la nuova TvdellaLibertà (http://www.latvdellaliberta.it/) anch’ essa a metà fra rete e satellite, fra comunicati di partito e contenuti generati dagli utenti.
Il senso di questi progetti – conclude Mantellini – solo il tempo sarà in grado di chiarircelo. Se però l’unica logica capace di sostenerli sarà quella broadcast non sarà difficile immaginarne lo scarso successo. Nel frattempo, in onore alla frammentazione dei contenuti ed al concetto di coda lunga sarà domani possibile immaginare ulteriori segmentazioni della offerta televisiva in rete.