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Un sito di citizen journalism senza giornalisti: è il tentativo compiuto da Allvoices, il cui team esecutivo è composto da scienziati, ingegneri e sviluppatori di software. L’ azienda è guidata da Amra Tareen, una ex venture capitalist che si occupava di telecomunicazioni.
Tareen – segnala Paul Gillin su Newspapers Death Watch – ha spiegato che il suo impegno è motivato dall’ altruismo: il mondo potrebbe essere un luogo migliore se tutti potessero scambiarsi e condividere le loro storie l’ uno con l’ altro. L’ interesse è scattato anche dopo una visita in una remota zona del Pakistan devastata da un terremoto nel 2005. In quel viaggio Tareen condivise esperienze di sofferenza ma anche di resistenza e coraggio che non sarebbero mai state conosciute perché non c’ era nessuno lì che le avrebbe potuto registrare e diffondere. .
Fare a meno della redazione
Il team di Allvoices ha studiato un approccio all’ informazione fatta dai cittadini che permette a chiunque di pubblicare un articolo immediatamente, con delle tecnologie che tagliano fuori dal quadro la funzione del redattore. Se dovesse avere successo, potrebbe diventare un punto di partenza per quelle strutture informative che cercano di far fronte alla frantumazione delle informazioni.
La localizzazione del collaboratore viene definita utilizzando il geotagging, gli indirizzi IP e i numeri dei cellulari. Chiunque può commentare il contributo di chiunque, ma nessuno può modificare gli articoli degli altri. Più crescono i commenti più la storia guadagna importanza e credibilità sul sito, spingendola verso l’ alto.
In teoria, Allvoices può funzionare interamente senza intervento umano. Un fatto molto importante perché ciò accelera notevolmente il processo di pubblicazione delle notizie e le inserisce in un contesto utile e con il loro background.
Una soluzione imperfetta
Tuttavia ci sono delle limitazione significative, soprattutto per garantire accuratezza e credibilità senza sacrificarne l’ esclusività. Essendo un network aperto, Allvoices potrebbe essere un punto di grande attrazione per spammer, diffamatori e gente che cerca di far filtrare i propri interessi. L’ approccio al filtraggio delle notizie attraverso algoritmi può fornire però delle protezioni attraverso la ricerca di altri flussi di informazione che finiscono per convalidare gli articoli sottoposti dai cittadini.
La debolezza di questo approccio sta però nel fatto che viene minata l’ esclusività. Per esempio, se una cittadina è la sola testimone di abusi compiuti in un campo di rifugiati, la sua storia può essere cancellata per mancanza di conferme. Allvoices affronta questa questione assegnando dei punti di credibilità ai collaboratori più assidui, cosa che consente ai loro articoli di “passare” più velocemente. Questo aiuta, ma l’ esistenza di questa gerarchia lavora contro l’ obbiettivo di un network completamente aperto. La geolocalizzazione porta un po’ di sicurezza online, ma è facile falsificare o nascondere gli indirizzi IP.
Tareen (nella foto) ha raccolto 4.5 milioni di dollari per AllVoices e sta per passare da un modello a pagamento a un modello tipo network di membri registrati. A questo punto, comunque, il grosso delle notizie sono ancora raccolte dalla rete dei media mainstream. Tareen si sottrae in maniera gentile alla domanda su quanti collaboratori abbia Allvoices, e comunque risponde “non molti”. Il suo obbiettivo sono 6 miliardi, e quindi c’ è tutto il tempo di crescere.
Tareen spiega che la decisione di lanciare il sito senza giornalisti è stata intenzionale. “Vogliamo che si formi una comunità e abbiamo studiato degli algoritmi che ci consentano di costruire tutto questo”, afferma. “Potremmo in futuro assumere dei giornalisti, ma per il momento non sentiamo di averne bisogno”.
Se Allvoices diventerà un importante sito informativo, probabilmente a quel punto avrà bisogno di una supervisione editoriale. La complessità del lavoro di estrazione delle notizie da testi non strutturati ha tormentato alcune delle menti più acute per decenni. Le variazioni di linguaggio, cultura e stile personale rende questo problema ancora più difficile.
Tuttavia – conclude Paul Gillin – il contributo di Allvoices al giornalismo potrà alla fine venire dalla sua tecnologia, non dal suo servizio giornalistico. Se i motori di trattamento del linguaggio dell’ azienda possono automatizzare compiti che per ora richiedono redattori in carne ed ossa, potrebbero diventare un elemento essenziale delle redazioni in tutto il mondo. Per il momento è un esperimento innovativo che merita attenzione e investimenti.