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Mentre le scuole di giornalismo combattono per cercare di fornire le conoscenze più rilevanti per affrontare il cambiamento del paesaggio mediatico, centinaia di giornalisti e studenti si stanno mobilitando per imparare e sostenersi gli uni con gli altri in maniera informale attraverso un social network online.
Wired Journalists – racconta Amy Gahran su pointer.org – è stato creato recentemente da Ryan Sholin, un giornalista ed editore online che lavora per GateHouse Media (a cui fanno capo 101 testate locali Usa, sia a tampa che online).
Sholin sta usando la piattaforma Ning (che offre una serie di strumenti che consentono a ciascuno di sviluppare un proprio social network). Wired Journalists conta ora 778 quasi 1200 membri , molti dei quali giovanissimi, che crescono giorno per giorno.
Lo sforzo di Sholin è appena cominciato e quindi è troppo presto per valutare il suo vero valore, precisa Gahran, secondo cui ci vogliono almeno due anni per capire se una comunità online prende davvero forma e identità. Molte iniziative del genere si esauriscono presto e c’ è un alto tasso di mortalità. E poi l’ interfaccia Ning è un po’ scomoda e bruttina. Ma almeno non è affastellata come è diventata Facebook.
In ogni caso – conclude Gahran -il taglio informale facilita in generale i processi di networking, di valorizzazione individuale e di condivisione delle conoscenze attraverso una libera comunità online, più che le strutture giornalistiche ufficiali. In più, in questo caso, si tratta di un mix di voci più interessanti di quelle che solitamente si sentono in giro – e questo la rende un esperimento particolarmente intrigante.