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La crisi della stampa britannica – che ha colpito in primo luogo i giornali popolari – si è accentuata nell’ultimo mese dell’anno scorso. Il Sun – per la prima volta dopo 33 anni – è sceso sotto la soglia di 3 milioni di copie vendute.
Secondo l’ABC (Audit bureau of circulations, organismo di controllo della diffusione della stampa), il trend in discesa del 2007 è generalizzato (-2,5%), con l’eccezione del Financial Times (+2,6%, pari a 450 mila copie), forte del suo sviluppo internazionale.
Il Sun, tabloid per eccellenza dell’impero del magnate australiano Rupert Murdoch, non è riuscito a frenare la perdita di lettori nemmeno con un prezzo particolarmente basso a Londra e in Scozia (20 penny, circa 26 centesimi di euro).
Il quotidiano, che venti anni fa vendeva 4,3 milioni di copie ed era uno dei giornali più redditizi della Gran Bretagna, con profitti annuali di oltre 100 milioni di sterline (138 milioni di euro), ha continuato inesorabilmente a perdere lettori.
Il tabloid targato Murdoch non è l’unico giornale a pagare le spese della cristi della stampa britannica: il Daily Mirror è sceso sotto quota 1,5 milioni, mentre The News of the World, giornale domenicale che nei dorati anni Cinquanta vendeva otto milioni di copie, nel 2007 è arretrato del 6% e di questo ritmo andrà sotto la soglia dei 3 milioni entro tre mesi.
Tutti i quotidiani domenicali – una tradizione in Gran Bretagna – stanno arretrando, alcuni addirittura più del 10%. L’unica eccezione è il Daily Star Sunday, che vende 360 mila copie. Il Sunday Times (1.138.000 copie), un’altra bandiera del gruppo Murdoch e un’istituzione del mondo britannico, l’anno scorso ha perso il 5% dei lettori.
Gli analisti del mercato prevedono una nuova contrazione del mercato pubblicitario, che potrebbe cercare salvezza nella distribuzione gratuita. In effetti la free press è in controtendenza (a Londra le testate sono quattro: tre generaliste e una economica): le vendite sono aumentate del 17%, fenomeno che minaccia la sopravvivenza dell’ultimo giornale della sera, l’Evening Standard.
(m.b.b.)