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Molte “soffiate” (leaks), poco wiki, cioè poco impegno partecipativo. E’ per questo che Wikileaks, il sito online specializzato nella raccolta e diffusione di informazioni e dossier “riservati”, ha deciso di percorrere anche una nuova linea editoriale mettendo all’ asta alcuni documenti segreti sulla gestione del potere in Venezuela.
L’ analisi è di Nicola Bruno che su Visionpost ha spiegato in maniera molto convincente una notizia – quella dei documenti all’ asta – che molti mezzi di informazione avevano pubblicato senza spiegarne però le motivazioni.
Secondo Julian Assange (ideatore del progetto, ex hacker e giornalista) il metodo della verifica collaborativa e dal basso – scrive Bruno – non ha dato tutti i frutti sperati. Se il servizio ha funzionato bene sul fronte delle tante denunce effettuate, lo stesso non può dirsi della "wikification" che, nelle intenzioni di Assange, doveva rappresentare l’altro punto di forza del progetto. E così ora Wikileaks tenta una strada destinata ad alzare non poche polemiche: mettere all’asta i documenti prima della pubblicazione online.
L’ asta – aggiunge Bruno – è solo un esperimento che non verrà ripetuto per tutte le soffiate. Per difficoltà organizzative, ma anche per questioni deontologiche. Se si escludono i tabloid (che versano anche milioni di dollari per un’esclusiva: si veda il recente caso delle foto dei gemelli di Brad Pitt e Angelina Jolie), le grandi testate sono contrarie al pagamento delle fonti; temono, infatti, di incentivare la fabbricazione a tavolino di informazioni, facendo così nascere un business eticamente poco corretto (di cui in Italia abbiamo avuto un’impietosa riprova con Vallettopoli).
Assange – spiega Visionpost – è ben consapevole di tutto ciò, ma crede comunque che valga la pena provare: "Uno dei grossi problemi di Wikileaks è che molti materiali vengono scartati perché sono offerti in maniera indiscriminata a tutti. E pertanto le redazioni, giusto o sbagliato che sia, rifiutano di investire nell’analisi senza incentivi addizionali. (…) E’ quanto abbiamo scoperto in questi due anni di esperienza ed è uno dei più noti paradossi economici. E così ora proviamo a restringere l’accesso per un breve periodo, in modo da aumentare il valore percepito da parte dei giornalisti che vogliono investire in storie di qualità".
Il problema, cioè, è arrivare a capire qual è il metodo migliore per permettere alle denunce di Wikileaks di avere la giusta notiziabilità e una verifica autorevole. E se per garantire tutto ciò bisogna passare dal (poco nobile) denaro – conclude Bruno -, è solo un problema secondario.