R.I.P.: Rocky Mountain News, quotidiano USA attivo da 150 anni
Un solo articolo nella prima pagina del Rocky Mountain News di venerdi scorso. Sotto il titolo: “Goodbye, Colorado”, si legge: “È con grande tristezza che oggi vi diciamo addio. L’epoca dei nostri resoconti sulla vita di Denver e del Colorado, della nazione e del mondo, è finita”.
Dopo quasi 150 di ininterrotte uscite quotidiane, chiude definitivamente il secondo quotidiano di Denver, Colorado, USA. Dopo tre mesi alla ricerca di acquirenti o altre soluzioni, l’editore E.W. Scripps Co. getta la spugna. Mentre il sito ne dettaglia le ultime fasi lavorative con video, foto e articoli, oltre a vari interventi sulla storia stessa del quotidano. Tutto ciò che ne rimarrà sarà l’archivio digitale e una manciata di microfilm.
Ennesima vittima della crisi economica, dell’avanzare di Internet e della diffusa debacle del giornalismo tradizionale? Certo, tutto vero, e nient’affato una novità . Lo conferma la contemporanea notizia di altra testata illustre allo stremo, il San Francisco Chronicle: è sotto di 50 milioni di dollari per il 2008 e ancora di più lo sarà nell’anno corrente. Reale il rischio di una prossima messa all’asta.
Eppure, è sempre triste vedere un giornale andarsene per sempre, ancor più se nel panorama da un lato super-corporate e dall’altro iper-decentrato della realtà a stelle e striscie. Dove pur con tutte le possibilità offerte da Internet e il potere indiscusso del tube-tv, per molte persone il foglio cartaceo giornaliero rimane il vitale cordone ombelicale con il locale e il globale, cruciale strumento di scambio e riflessione, necessario food for thought. Senza contare gli annessi rilanci sul web e, nello specifico, il fatto che Denver conta circa 600.000 abitanti ed è il 10. maggior centro imprenditoriale degli USA – un solo quotidiano pare davvero poca cosa.
Almeno l’addio sarà “spettacolare”, ha spiegato l’editore, con un inserto commemorativo di 52 pagine e tiratura di 350.000 copie, rispetto alla circolazione media di 210.000. Mentre i 230 impiegati verranno pagati fino a fine aprile. “È difficile descrivere il tacito senso della nostra missione”, si legge in un’editoriale odierno. “Avevamo un’ideale chiaro di quel che il Rocky doveva essere, e abbiamo lavorato ogni giorno per raggiungerlo. In fondo al cuore, eravamo tutti fratelli e sorelle. Si dice che tutte le cose belle debbano finire. È stato un privilegio aver fatto parte di questa bella storia”.