Da Spacebook (il Fb della Nasa) una ‘lezione’ su come le redazioni possono migliorare la collaborazione interna
Il network interno lanciato alcuni mesi fa dall’ Ente spaziale americano per i suoi 18.000 addetti offre un esempio di come le redazioni giornalistiche potrebbero utilizzare la tecnologia dei social media per sviluppare ambienti di lavoro più aperti e collaborativi – Un’ analisi su Poynter.org
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Spacebook, il social network lanciato dalla Nasa, l’ ente spaziale americano, per i suoi 18.000 addetti può essere un esempio di come le redazioni giornalistiche possono utilizzare la tecnologia dei social media per sviluppare un ambiente di lavoro più aperto e collaborativo.
Lo suggerisce Patrick Thornton in un articolo su Poynter.org, ricordando che la Nasa aveva lanciato il suo social network interno all’ inizio di quest’ anno per accrescere l’ interazione fra i dipendenti e favorire la collaborazione di gruppo.
Il sito, presentato qualche giorno fa al Gov2.0 summit, è accessibile solo agli addetti e offre loro la possibilità di cambiare il proprio profilo, di condividere files e amici di altri utenti, di seguire le attività dei propri amici come su Facebook, di creare e aderire a gruppi di interessi, e così via.
Spacebook (che a FB si è chiaramente ispirato per il proprio nome) chiede agli utenti di indicare le proprie aree di esperienza professionale in modo che sia più facile per tutti trovare qualche collega con cui poter collaborare o a cui porre delle questioni.
Linda Cureton, copo ufficio informazioni del Goddard Space Flight Center della NASA, ha spiegato al blog Space Marauder che Spacebook è una risorsa importante nell’ economia dell’ ente:
"Con le restrizioni che abbiamo avuto in questo periodo nel campo delle assunzioni e con i problemi di forzalavoro, è fondamentale sapere chi sa che cosa, chi è esperto in accumulatori e chi in codificazione di dati – ha spiegato -. Alcuni saperi, abilità e talenti possono essere dsponibili, ma bisogna essere in grado di scandagliare in queste conoscenze per sapere i settori di esperienza delle persone’’.
Un network interno oltre a quelli pubblici
Spacebook non vuole aiutare soltanto i dipendenti della Nasa a collaborare ai progetti dell’ ente; il servizio incoraggia anche gli addetti a condividere i propri interessi personali.
Cureton ha spiegato sul blog ufficiale della NASA che al suo settore è stato chiesto di migliorare il vantaggio competitivo dell’ ente attraverso delle tecnologie collaborative come Facebook and MySpace:
"Una delle cose più sorprendenti di queste tecnologie web 2.0 tecnologie e che può essere il più grande valore per la NASA è la capacità di aiutarci a creare una cultura di impegno e di collaborazione che rende ogni singolo dipendente molto più efficace. Coinvolgere il pubblico, valorizzare il potere delle masse e un governo aperto e trasparente….’’
La NASA ha una presenza esterna su Twitter, Facebook e MySpace, e usa questi siti per connettersi con i cittadini e raggiungere l’ audience dei più giovani. In particolare, l’ ente spaziale ha avuto un grande successo con il suo account MarsPhoenix su Twitter, che gli addetti usano per twittare in relazione ad esempio ai problemi dei Rover su Marte.
Facebook e Twitter sono stati poi usati entrambi, sia in relazione alla diffusione del malware (come trojans e virus) che alle truffe cibernetiche. Crando un social network informato e sicuro, la Nasa è stata in grado di diffondere più facilmente in giro queste preoccupazioni per la sicurezza. L’ ente continuerà a usare questi due social network esterni per interagire con la gente, ha aggiunto Cureton sul suo blog, mentre Spacebook è stato realizzato come uno strume nto specifico per gli impiegati.
Promuovere comunicazione e collaborazione fra colleghi
Mentre social network come Facebook e Twitter – prosegue Thornton – hanno rafforzato l’ interazione fra giornalisti e pubblico, non possono essere il sistema migliore per aumentare le interazioni fra gli addetti. Un network interno e destinato solo ai dipendenti può invece aiutare le redazioni a valorizzare meglio le esperienze interne e a creare una maggiore trasparenza su quello su cui i giornalisti e gli altri addetti redazionali stanno lavorando.
Fino ad ora un servizio come Ning poteva essere sufficiente per una normale testata per lanciare un social network. Anche se molte redazioni non hanno la capacità tecnica di creare un verso e proprio social network interno. Ning quindi consente alle persone e all’ azienda di farlo senza la necessità di grandi capacità tecnologiche.
Le redazioni possono trarre beneficio dalla capacità di collaborare agevolmente fra diversi staff. Un network interno rende sicuramente più facile ai membri, per esempio, del team investigativo, o della sezione news o di quella delle ricerche sul web lavorare insieme a un progetto. Le redazioni posson o usare questo strumento interno per migliorare la collaborazione e la comunicazione fra uffici diversi.
E può servire anche come un archivio che raccoglie informazioni su ciascun addetto, e può comprendere anche settore redazionale, servizi fatti e capacità nel campo scrittura, editing, blog, Html, Css, Django, video editing, Flash, etc. Cosa che può essere utile soprattutto in occasione di progetti speciali che richiedono che più persone di diversi settori redazionali e tecnici lavorino insieme.
Per esempio, se sto lavorando su un servizio speciale sull’ Iraq e ho bisogno di qualcuno che ci sappia fare con la programmazione di CSS e l’ editing audio. Io potrei aggiornare la mia scheda e i colleghi che hanno quelle specializzazioni potrebbero contattarmi per darmi una mano.
Alcune testate hanno dei sistemi di Intranet per fare le buste paga o archiviare documentazioni amministrativa. Qualcun’ altra hanno messo in piedi dei wiki per incrementare la collaborazione, aggiornare servizi e altro.
Ma un social network maturo come Spacebook, tuttavia, potrebbe aiutare le redazioni, in particolare quelle molto ampie – conclude Poynter -, a collaborare ancora di più.