”Entro un anno contenuti a pagamento per tutte le testate”
Lionel Barber, direttore del Financial Times, dà ragione a Murdoch, che qualche mese fa ha aperto la ’’campagna’’ contro il principio della consultazione gratuita dei contenuti editoriali online – In un articolo sul Guardian Barber spiega che circa il 10% dei visitatori del sito web del FT sono già abbonati
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Costruire una piattaforma per i pagamenti è una delle sfide chiave che si trovano di fronte le redazioni. Lo dice Lionel Barber, direttore del Financial Times, secondo cui ‘’nel giro di un anno quasi tutte le testate giornalistiche applicheranno delle tariffe per i contenuti online’’.
Che siano articolo per articolo oppure per abbonamento e quanti ricavi possano portare è ancora tutto da vedere, spiega Barber secondo un articolo del Guardian, ma ‘’prevedo che nei prossimi 12 mesi quasi tutte le redazioni applicheranno i pagamenti per i loro contenuti’’.
Barber è l’ ultimo dirigente editoriale a ritenere che l’ industria dei quotidiani debba rivedere radicalmente il suo attuale business model. Rupert Murdoch nel maggio scorso aveva detto che ‘’entro un anno’’ i siti web della News Corporation (il suo gruppo editoriale) avrebbero cominciato a far pagare gli articoli, spiegando che l’ online gratuito era un modello sostanzialmente ‘’rotto’’.
Il rivale di Murdoch, il New York Times, potrebbe cominciare a far pagare la sua informazione online entro tre o quattro settimane.
Barber ha spiegato che il Financial Times aveva già esplorato il concetto di "frequency model", dando accesso a un numero limitato di articoli sul web prima di chiedere ai visitatori di abbonarsi.
‘’Stiamo sperimentando ricavi sostenuti e in crescita cme risultat di questa nostra strategia del pagamento di prodotti premium di qualità in un periodo di infiacchimento della pubblicità’’, ha aggiunto.
‘’Molte testate si stanno muovendo nello stesso modo con la strategia dei pagamenti, l’ ultima delle quali è il New York Times che in precedenza si era schierata a favore dell’ accesso gratuito ai suoi contenuti’’.
Il sito del Financial Times, www.ft.com , ha più di 1,3 milioni di utenti non paganti registrati in tutto il mondo, con oltre 110.000 utenti abbonati.
Secondo Barber il nuovo mondo digitale ‘’pone delle minacce ma anche delle enormi opportunità per le redazioni già consolidate’’ e ha fatto una distinzione fra creazione giornalistica e blog, ‘’prevalentemente basati sulle opinioni piuttosto che su fatti accertati, ma la cui influenza sull’ agenda setting nel campo dell’ informazione è in continua crescita’’. ‘’I blogger – ha detto – hanno tirato fuori vicende importanti e continueranno a farlo’’.
Ma – ha aggiunto – essi ‘’non lavorano basandosi sugli stessi standard a cui aspira e che cerca di praticare il giornalismo creativo, Spesso sono portati a proporre voci come se fossero dei fatti, ritenendo che i lettori possano correggere questi ‘fatti’ se scoprono che sono errati. Ma raramente si impegnano nella ricerca di notizie originali: il loro pane quotidiano sono le opinioni e i commenti’’.
"Non voglio sembrare troppo sofisticato. Il giornalismo britannico ha sempre premiato gli scoop e ha conservato la distinzione fra fatti e opinioni. L’ ascesa dei blogger può segnalare la morte dell’ età della deferenza, non solo in politica ma anche nel complesso della vita sociale in GB, Usa e altrove. Ma questo non significa che il web abbia spinto il giornalismo a un livello più basso. Al contrario, ha creato molte opportunità per ‘ravvivarlo’. Le redazioni con grossi saperi e conoscenze hanno la grande opportunità di crescere’’.