Gli allarmi per la democrazia spesso un alibi per conservare il dominio sui media
L’ argomento della libertà di espressione viene spesso usato come fumo negli occhi, a vantaggio dei proprietari dei media – Un articolo di Serge Halimi, direttore di Le Monde Diplomatique, su counterpunch.com – Venti dinastie (Murdoch, Bolloré, Bertelsmann, Lagardère, Slim, Bouygues, Berlusconi, Cisneros, Arnault) esercitano su scala globale attraverso i media un’ influenza che eccede spesso quella dei governi
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La bufera che sta investendo il mondo dei media – i quotidiani in particolare – sembra dare una qualche consistenza agli allarmi per i presunti rischi che ne potrebbero venire alla democrazia.
In effetti, contrariamente a quanto potrebbe accadere per una fabbrica di auto, la stampa ha un ovvio asso nella manica per catturare l’attenzione dell’opinione pubblica: quando si ha la sensazione che possa essere minacciata, può innalzare lo stato di allarme sociale molto più facilmente, rispetto ad una fabbrica che viene chiusa. Per chiamare a raccolta i propri sostenitori gli basta dire “ogni volta che un giornale chiude, una parte della democrazia muore. Ma questo è ridicolo: andate da un qualunque giornalaio e vi renderete conto che dozzine di titoli potrebbero smettere di esistere domani stesso, senza alcun danno per la democrazia”.
Lo rileva Serge Halimi, direttore di Le Monde diplomatique, in un ampio articolo sul sito counterpunch.com dal titolo ‘’Non date la colpa a internet, Le Monde Diplomatique e la crisi del giornalismo’’ la cui traduzione in italiano è su comedonchisciotte.org. L’ analisi è dedicata in particolare alla situazione e alle prospettive del settimanale francese, ma contiene una serie di riflessioni importanti sul mondo dei media, soprattutto ora che si rincorrono allarmi per la democrazia e appelli all’ intervento di sostegno degli Stati.
I giornali – prosegue il direttore di Le Monde Diplomatique – hanno attraversato periodi di declino, ma il giornalismo ha sperimentato una depressione ben più lunga. I contenuti editoriali non erano poi così meravigliosi 20 anni fa, quando la maggior parte dei periodici erano mezzi pubblicitari con l’autorizzazione a stampare moneta. A quei tempi i mastodonti statunitensi, The New York Times, Washington Post, Gannett, Knight Ridder, Dow Jones, e Times Mirror facevano profitti 20 volte superiori a quelli dell’era Watergate, l’apice del loro “contro-potere” . Margini di profitto che raggiungevano il 30% e il 35% hanno forse prodotto giornalismo audace, creativo e indipendente’’?
Ora in vari paesi gli editori si associano ‘’per richiedere aiuti finanziari da quello che altrimenti chiamerebbero con disprezzo lo stato balia’’
Ma sostanzialmente, secondo Halimi, ”il pubblico rimane immobile, (…) in parte perché si è reso conto del fatto che l’argomento della libertà d’espressione è spesso usato come fumo negli occhi, a vantaggio dei proprietari dei media. “Tutto considerato, col passare delle decadi” dice Alexander Cockburn, cofondatore del sito web di informazione alternativa counterpunch.com – www.counterpunch.com – , “i quotidiani principali hanno ostacolato e sabotato – spesso con accanimento – gli sforzi fatti per migliorare le nostre condizioni sociali e politiche”.
‘’L’ormai sempre più raro giornalismo di reportage e d’inchiesta serve solo a mantenere un’idea erronea di quello che è la stampa – mentre le altre pagine vengono riempite di sciocchezze, profili, recensioni dei consumatori, previsioni del tempo, sport e i complimenti reciproci sulle pagine dei libri. E poi ci sono i lavori di copia e incolla dei comunicati stampa, per mano di impiegati sempre più incompetenti.
Nel 1934 il politico radicale francese Édouard Daladier denunciò le “duecento famiglie” che “si erano assegnate posizioni di potere” e che “intervenivano in faccende riguardanti l’opinione pubblica attraverso il controllo della stampa”. Ora circa 20 dinastie esercitano un’influenza confrontabile, ma su scala globale. Il potere di queste dinastie feudali – Murdoch, Bolloré, Bertelsmann, Lagardère, Slim, Bouygues, Berlusconi, Cisneros, Arnault – eccede spesso quella dei governi. Se Le Monde diplomatique fosse stato posseduto da loro, si sarebbe occupato del controllo di Lagardère sull’editoria o delle piantagioni di Bolloré in Africa?’’.