———-
di Valentina Barbieri
Lo spazio mediatico è uno spazio immateriale, eppure sa essere reale come gli attriti tra gli stati.
Pensiamo al rapporto tra Russia e Ucraina, giocato in buona parte su colpi e contraccolpi. Gas, rivoluzioni e controrivoluzioni, accuse reciproche.
La realtà della comunicazione si muove in questo panorama, assecondando e talvolta creando le tensioni.
Ancora a marzo dello scorso anno davanti al consiglio di sicurezza nazionale e della difesa (SNBO) il presidente ucraino Viktor Juščenko additava l’ espansione straniera nel settore mediatico come una minaccia alla sicurezza nazionale e un’ invasione anche di taglio psicologico e informativo. I media stranieri avrebbero di fatto “occupato” la Crimea e l’ area occidentale dell’ Ucraina, ottenendo “un completo controllo sul territorio” e l’ esclusione delle stazioni nazionali.
Accuse del genere sono state mosse in più occasioni dal presidente anche sul piano contenutistico: in un’ intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, il presidente ha dichiarato: "Assistiamo al diffondersi nello spazio comunicativo della Russia di informazioni che screditano le nostre relazioni. È evidente che oggi come oggi è difficile per alcune cerchie politiche russe accettare la tesi dell’ indipendenza e della sovranità dell’ Ucraina e l’ organizzazione di relazioni paritetiche”. Concetto ribadito alla conferenza stampa del 17 giugno a Sebastopoli: “ [I russi] approfittano di decine di argomenti per dar vita ad una rappresentazione distorta di ciò che avviene in Ucraina”.
Dalle parole ai fatti: ad inizio luglio Juščenko ha incaricato le forze dell’ ordine di verificare la legalità di vari progetti e programmi russi in Ucraina e ha chiesto alla popolazione di “unire le forze, dimostrando la propria solidarietà nazionale” contro progetti che “sono provocazioni”.
Qualche giorno più tardi, l’ 8 luglio, il presidente ucraino ha sottoscritto il decreto sulla Dottrina della sicurezza informativa, approvato in primavera dal Consiglio della sicurezza nazionale e della difesa, che colpisce alcuni canali stranieri colpevoli di aver infranto la legislazione ucraina sulla pubblicità.
Da parte russa si teme che, con il pretesto della difesa della morale pubblica, il governo stia tentando di controllare il lavoro non solo dei media russi ma anche delle pubblicazioni ucraine in lingua russa. Riporta la Nezavisimaja Gazeta che “i membri del Consiglio nazionale [ucraino] non hanno nascosto la loro irritazione per il fatto che i canali russi distorcano le informazioni e nonostante la decisione dei tribunali ucraini, si siano rifiutati di smentire le informazioni inattendibili”.
Da parte ucraina questa linea dura contro i media russi in una certa misura è vista come una risposta legittima ad una pressione informatica. Misura che però molti reputano insufficiente se non controproducente.
Secondo il politologo ucraino Michail Pogrebinski limitare i media stranieri non agendo sulla competitività dei media ucraini rischia di far sì che gli stessi rimangano indietro nello sviluppo non solo rispetto ai mezzi di comunicazione occidentali ma persino rispetto a quelli russi.
Il politologo Vladimir Fesenko definisce la dottrina del presidente “un documento abortito” e la ricollega alla campagna elettorale. Secondo Fesenko se la Rada (il Parlamento ucraino) cercasse di introdurre effettivamente le norme del documento nella legislazione «il governo si ridurrebbe velocemente al totalitarismo». Ma la segreteria della Rada dichiara di non aver registrato ad ora documenti a sostegno della dottrina e il comitato sui problemi della libertà di parola e dell’ informazione dichiara che i deputati non sosterranno la velata limitazione alla libertà di parola.
Si può parlare di minaccia alla libertà di parola quindi?
Secondo Elena Bondarenko, membro del citato comitato presidenziale, no. «Poiché il documento non contiene altro che slogan e dichiarazioni solenni, non è possibile dire che in qualche modo limiti la libertà di stampa». Il successo nella lotta per la sicurezza informativa, secondo la Bondarenko, sta soprattutto nel creare uno spazio interno concorrenziale».
Ponendola su un piano più generale, si può parlare di guerra informatica? E in che termini?
Per Igor Losev, del giornale ucraino Den’, “che l’Ucraina sia diventata oggetto di una completa aggressione informativo-psicologica non lo noterebbe solo il cieco rappresentante di un pubblico che invece scrive fotografa e racconta. O uno molto impegnato.”
Ma non tutti sono concordi nello stabilire la direzione dell’aggressione o l’esistenza stessa di una guerra informativa.
Gennadij Balashov, direttore dell’istituto di psicologia politica, nega che sia in corso una guerra mediatica tra Russia ed Ucraina. Durante la conferenza sul tema tenutasi a Kiev il 1 luglio Balašov ha sostenuto che i temi scottanti che appaiono periodicamente nei media siano in realtà il risultato di pubbliche relazioni di un’ élite. Anche Vsevolod Lockutov, incaricato temporaneo degli affari russi in Ucraina e Dmitrij Vydrin, vice segretario del SNBO ritengono che la guerra informativa tra Russia e Ucraina non sia realtà.
Sostiene invece la teoria della guerra mediatica il presidente della Lega PR ucraina, Denis Boguš. per cui «oggi si può parlare delle relazioni ucraino-russe come di una guerra psicologica e di attacchi informativi diretti contro la consapevolezza di sé dei popoli”, ha dichiarato. La responsabilità per il divampare della discordia tra Russia e Ucraina, secondo l’ esperto, la hanno i media di entrambi i paesi. Anche Vitalij Kulik, direttore del centro di studio dei problemi della società civile, rileva una crescita nelle pubblicazioni antirusse e antiucraine, «che danno agli ucraini un’ immagine della Russia come di un possibile avversario e ai russi un’ immagine dell’ Ucraina come di un nemico». In questo inciderebbero anche la creazione di miti nazionali e le deformazioni della storia.
Che questa guerra, se tale si può chiamare, affondi radici molto profonde nell’identità dei due popoli è un dato di fatto. Lo spazio mediatico riflette gli stessi rapporti tesi della realtà politica. Un sottile gioco di botta e risposta che non sembra trovare distensione né in un mondo né nell’altro.
Presumibilmente, quindi, questo confronto serrato tra media delle due nazionalità avrà ancora vita lunga. E presumibilmente si giocherà ancora a lungo la carta del protezionismo mediatico.
E se non ci si può che augurare un progressivo alleggerimento dei toni e reciproco rispetto degli spazi, risulta comunque interessante l’analisi di Igor Losev’ sull’ucraino “Den’” rispetto alla scarsa competitività ucraina sul piano informativo e ad alcune gravi mancanze dei giornalisti (ignoranza, pigrizia, indifferenza).
“Non è un segreto che le ”azioni belliche” nello spazio informativo noi le perdiamo (nella maggioranza dei casi). Per molte ragioni: la mancanza di una politica statale articolata per la sicurezza informativa, una discutibile base legislativa, un insufficiente consolidamento della società e lo scarso patriottismo dei proprietari dei media. (…) La cosa più importante è studiare di più, anche dai concorrenti e dagli avversari, soprattutto la loro capacità di condurre campagne informative mirate alla massa con l’ottenimento dell’effetto desiderato.”
Come dire: se guerra deve essere, affiniamo almeno le tecniche.
———-
FONTI
Juščenko è preoccupato dall’espansione dei media russi nell’Ucraina occidentale, novopol.ru, 21.03.09 http://www.novopol.ru/text39758.html
Ivženko T., Jušenko difende l’Ucraina dai media russi, Nezavisimaja Gazeta, 10.07.09
http://www.ng.ru/cis/2009-07-10/1_Yuschenko.html?mthree=3
Losev I., La guerra televisiva continua… E’ ora di svegliarsi!, Den’, 10.07.09
http://www.day.kiev.ua/276704/
Juščenko ha accusato i media russi di screditare l’Ucraina agli occhi della società mondiale, Gazeta, 17.06.09 http://www.gzt.ru/topnews/politics/243638.html
Gli esperti: i media di Russia ed Ucraina devono сambiare la retorica, rupor, 3.07.09 http://www.rupor.info/news-politika/2009/07/03/jeksperti-smi-ukraini-i-rossii-dolzhni-smenit-rito/
Juščenko mette in dubbio la legalità dei progetti russi in Ucraina, telegraf, 5.07.2009
http://telegraf.by/ukraine/41873.html