Inevitabile il viale del tramonto per i giornali americani?
“Final edition: Twilight of the American newspaper” è un ampio intervento sul crepuscolo cui sono avviati buona parte dei quotidiani cartacei made in Usa. In particolare nella Bay Area di San Francisco dove l’autore, Richard Rodriguez, vive e lavora presso New America Media, progetto avviato nel 1996 che segue sia le comunità di immigrati residenti negli Stati Uniti sia quanto accade nei rispettivi Paesi, scambiando notizie tra circa 2.000 testate “etniche”. Fra l’altro proprio ieri il sito ha pubblicato un ampio servizio sulle questioni dell’immigrazione in Italia.
“Non immaginiamo più il giornale come una città o una città come un giornale”, scrive Rodriguez dopo aver sottolineato la peculiarità tutta statunitense che ha storicamente visto i quotidiani nascere e crescere di pari passo allo sviluppo di città e territori locali. “Le forze che operano contro i quotidiani cartacei probabilmente sono variegate e remote come il Modello T della Ford e la pillola anticoncezionale. … Oggi potremmo dire: i giornali scompariranno perché la tecnologia ci costringerà ad acquisire l’informazione secondo modalità nuove. In tal caso, chi ci racconterà cosa significa vivere come cittadini di Seattle, Denver o Ann Arbor? La verita è che non vogliamo più vivere a Seattle, Denver o Ann Arbor. L’inclinazione ci ha portato a inventare un cosmopolitismo digitale che inizia e finisce con ‘Me'”.
Pur con il taglio riflessivo e letterario nel tipico stile del mensile Harper’s, l’ampio saggio delinea simili scenari – di fatto assai reali in parecchie città USA – ripercorrendo la storia (aneddoti inclusi) della parabola dei due quotidiani storici di San Francisco, Chronicle ed Examiner, quest’ultimo oramai scomparso e il primo in crisi sparata all’approssimarsi del 144.mo anniversario. Il punto è che “quando un giornale muore in America, non è semplicemente il fallimento di un’impresa commerciale, ma è il senso del luogo che viene a mancare”. E gran parte dei quotidiani oggi in agonia sono stati fondati nel XIX secolo, come servizi per città allora in frenetica ascesa, per “luoghi popolati e indaffarati abbastanza da produrre notizie quotidiane”.
La progressiva perdita dei legami fisici con tali luoghi, sintetizza in conclusione Rodriguez, porta all’inevitabile riduzione del quotidiano cartaceo. Addirittura alla definitiva chiusura proprio per città quali Seattle, Denver o Ann Arbor, come accaduto nel corso del 2009. È davvero giunta l’ora dell’inarrestabile tramonto per la Gutenberg Nation?