Internet: voglia di pagamento
Dietro gli anatemi lanciati dagli editori contro Google News e altri aggregatori si nasconde forse il tentativo di utilizzare la crisi economica come un pretesto per chiudere con la gratuità dei contenuti e ridimensionare il loro impegno su Internet – Ne hanno parlato in questi giorni Massino Mantellini su Punto informatico e Vittorio Sabadin sulla ‘Stampa’
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La decisione dell’ Ap di scatenare una guerra tecnologica e ”legale’‘ contro ”i pirati delle news’ – i grandi aggregatori come Google News in primis, che ”si appropriano’’ del suo lavoro – è un segnale della voglia degli editori di tornare sulla strada del pagamento delle news?
La sfida a Google della grande agenzia Usa viene utilizzata come esempio da Massimo Mantellini (insieme al caso dello ‘’scatenato’’ Murdoch) da Massimo Mantellini in un editoriale su Punto Informatico proprio per denunciare quegli editori che, ”con uno strabismo invidiabile…hanno inteso iniziare, prima timidamente, poi con maggior condivisa convinzione, a ridiscutere non solo e non tanto la loro presenza sulla carta stampata, quanto invece quella sul web’’.
‘’Un po’ ovunque, come per magia – rileva Mantellini – , sono ricomparse ipotesi di abbandonare il modello basato sulla pubblicità per rivolgere l’attenzione al portafoglio dei lettori. La lunga strada di un decennio che ha portato grandi quotidiani e magazine di tutto il mondo a rendere disponibili gratuitamente la gran parte dei propri contenuti sul web sembra essersi interrotta: sono bastati alcuni mesi di conti in rosso (certamente non per colpa del web) per far risorgere dalle ceneri il vecchio sotterraneo rimbrotto della stampa nei confronti della rete che potrebbe essere così riassunto: "Perchè dovrei darti le mie news gratis?"…..
Anche Vittorio Sabadin sulla Stampa, con qualche sottaciuto compiacimento, racconta della recente improvvisa sterzata degli editori americani decisi a farsi pagare tutto il loro lavoro su Internet.
‘’WSJ, AP e tanti altri a ruota ora se la prendono con Google e con ogni sorta di aggregatore che ruba le “loro” informazioni, senza che a nessun Rupert Murdoch (fino a ieri curiosamente dipinto come il visionario ultraottantenne delle nuove tecnologie) venga in mente di dire l’indicibile e cioè, semplicemente, che Internet e simili pratiche ortobotaniche sono di fatto e non da ieri, del tutto incompatibili. Quindi semmai il dilemma per gli editori sulla via di Damasco sarebbe quello di decidere se starsene dentro o fuori da Internet. Oppure vada al rogo Internet. Oppure si recinti Internet. E fa sorridere che, finita la decennale luna di miele gli editori ripensino oggi quello che pensavano sottovoce tanti anni fa’’.