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L’ interattività come grande valore aggiunto

Il sito web del New York Times ha pubblicato qualche giorno fa una ricchissima mappa interattiva di tutti gli omicidi compiuti a New York negli ultimi sei anni dimostrando ancora una volta di essere all’ avanguardia nel trattamento di avvenimenti molto complessi – Sette persone impegnate nella raccolta dei dati e nella loro trasformazione visuale, all’ insegna di una profonda riflessione sull’ ergonomia e con una buona dose di empatia

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Il 18 giugno il New York Times ha pubblicato una mappa (vedi sopra) con i dati su tutti gli omicidi commessi dal 2003 nella città di New York, dimostrando ancora una volta di essere all’ avanguardia nel trattamento di avvenimenti molto complessi . Come rileva il sito journalistique, il quotidiano mostra con questo servizio come la transformazione di un database in una mappa interattiva (in alto) attribuisca un forte valore aggiunto all’ informazione.

Su questa carta – spiega Alain Joannes – i cerchietti di diversi colori rappresentano tutti gli omicidi censiti dalla polizia nei c inque distretti della città. A prima vista balza agli occhi il fatto che il Bronx è più pericoloso di Manhattan.

Si può verificare questa impressione iniziale inserendo un indirizzo in un apposito box:  per esempio, la Settima Avenue a Manhattan. Puntando il cursore si vede che la zona attorno a quel punto – zona chic dei media e della pubblicità –  non è stata teatro di grossi crimini.


I colori diversi dei cerchietti indicano quale arma sia stata usata, da chi (sesso, età, appartenenza etnica, se è stato scoperto) e chi ne è stata la vittima, offrendo anche altri elementi di individuazione, come la data, l’ ora presunta della morte e il movente (ammesso, ancora, che sia noto).

Tuttavia – osserva Jaonnes –  l’informazione più interessante di questa mappa sta nella rappresentazione dell’ evoluzione del fenomeno. In effetti, se l’ insieme degli omicidi (3.406, circa 540 all’ anno), quello che conta per i cittadini è sapere se la mortalità è in aumento o in calo, quartiere per quartiere, visto che in questi scenari vi sono elementi preziosi di valutazione delle politiche securitarie.

Un cursore temporale situato sotto la carta permette di visualizzare, anno per anno, il carattrere più o meno rischioso della città e dei suoi diversi quartieri.

Il valore aggiunto della mappa del New York Times – aggiunge Joannes – è molto alto prima dit tutto se ci si mette dal punto di vista dell’ internauta. Che non potrebbe assimilare in un testo e neanche sotto la forma di tabelle e statistiche grafiche, tutti i dati e le cifre concentrati in questa visualizzazione. Anzi,  le due pagine di testo del sito web  servono soprattutto a contestualizzare i dati cartografici.

E’ evidententemente un lavoro giornalistico che produce questo valore aggiunto. Basta immaginare l’ ampiezza della raccolta dei dati presso i servizi di polizia e poi il suo trattamento sequenziale, che è caratteristica dell’ industria dei contenuti.

La raccolta da parte dei cronisti dei diversi casi è stata formattata in una base dati. Si riconoscono, nel funzionamento interattivo della carta, le relazioni fra le tavole e i campi di un sistema pesante e minuzioso. Una base dati di questo tipo non può essere sfruttata se non da utilizzatori competenti.

E quindi si è dovuto trasformare un sistema di gestione della banca dati in immagini facili da comprendere e da manipolare, cosa che suppone una riflessione sull’ ergonomia e una buona dose di empatia.  

Questo lavoro di sviluppo è stato realizzato da sette persone:  Matthew Bloch, Shan Carter,Tyson Evans, Brian Hamman, Andrew W. Lehren, Angelica Medaglia, Jo Craven McGinty, di cui non importa sapere se sono cronisti, informatici specialisti in banche dati o infografici.

Quello che rallegra l’ internauta avido di informazioni che producono senso è la simbiosi di tutte queste esperienze e competenze, l’ importanza del lavoro collaborativo su tale produzione e la constatazione che un organo di stampa ha investito in tali competenze.

Quello che meraviglia di più – conclude il giornalista francese – è che il New York Times non faccia pagare l’ accesso a un tipo di informazione di questa portata. Che un organo di stampa offra in consultazione gratuita degli articoli poco elaborati è ormai la norma. Ma che esso non basi, per lo meno in modo parziale, il proprio modello economico sulla remunerazione di un tale valore aggiunto è invece molto meno comprensibile.

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