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L’ immagine condivisa

foto In un saggio sull’ ultimo numero di Etudes Photographiques, André Gunther analizza come il ribaltamento di una economia della distribuzione controllata in una autogestione dell’ abbondanza stia modificando in profondità il nostro rapporto con l’ immagine. (La foto: J. Roques (”rougerouge”), da Flickr, Creative Commons, 21 juillet 2005)

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Più ancora della loro produzione digitale, è la diffusione delle foto o dei video attraverso l’ intermediazione delle applicazioni del web 2.0 che ha modificato in profondità il nostro rapporto con l’ immagine.

André Gunthert, nel numero di novembre di Etudes Photographiques, rivista semestrale edita dalla Société française de photographie, analizza in un articolo molto interessante – L’ immagine condivisa, Come internet ha cambiato l’ economia delle immagini – questo cambiamento, ricostruendo in tre fasi (Le temps des amateurs, Le temps des buzz, Pragmatique de l’ archive) la transizione da una economia della distribuzione controllata delle immagini a una autogestione dell’ abbondanza, le due fasi che hanno scandito la storia dell’ installazione delle piattaforme visuali.

Alla fine degli anni Ottanta – esordisce Gunthert – Bill Gates, cofondatore di Microsoft, intuisce che il mercato delle immagini sarà uno dei settori portanti della nuova economia digitale. All’ origine della creazione della società interattiva Home Systems, chiamata poi Corbis nel 1995, una scommessa che richiama parecchio la visione futurista che Paul Valéry diffondeva a partire dal 1928 : « Come l’ acqua,il gas, la corrente elettrica arrivano da lontano nelle nostre case per rispondere ai nostri bisogni chiedendo una spesa relativa, così saremo alimentati da immagini visuali o auditive, che nascono e svaniscono al minimo gesto, quasi a un segno’’ (Paul VALÉRY, “La Conquête de l’ubiquité” [1928], Å’uvres (éd. J. Hytier), Paris).

Ma Bill Gates – prosegue – si è sbagliato su un punto. Il suo scenario si basava sulla concezione di una agenzia in grado diu commercializzare le riproduzioni di archivi istituzionali esistenti. L’ immagine non è quel prodotto di alto livello fabbricato da professionisti, protetto dalle norme copyright, limitato a circuiti di distribuzione specializzati per un consumo accuratamente controllato? Ebbene, ora, dopo l’ avvento di piattaforme visuali, Flickr e Youtube in testa, la parte più viva dell’ economia delle immagini si basa sull’ autoproduzione, la diffusione e la consultazione diretta da parte degli ujtenti stessi dei contenuti multimediali.

Ancora imprevedibile una decina di anni fa – commenta Gunther -, questo ribaltamento di una economia della distribuzione controllata in una autogestione dell’ abbondanza sta modificando in profondità il nostro rapporto con l’ immagine.