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La caduta del consumo dell’ informazione proposta dai media tradizionali in Usa fra il 2006 e il 2008 viene confermata dalla terza edizione della Ricerca ‘’Miti e realtà dei media americani’’ condotta dal gruppo Ketchum (una agenzia di pubbliche relazioni) e il Centro Annenberg (strategie comunicative). Lo studio misura ogni due anni le abitudini di consumo di media da parte di 500 professionisti della comunicazione e 1.000 internauti, 200 dei quali considerati come ‘’leader’’.
Come si può vedere dalla tabella qui sopra il ricorso ai quotidiani nazionali resta stabile mentre avrebbe dovuto crescere vista la vivacità della campagna elettorale presidenziale, con delle primarie palpitanti per i democratici e la singolarità rappresentata dalla vittoria di Barak Obama.
Quello che colpisce in queste performance negative – spiega Alain Joannes su Journalistiques.fr (da cui sono tratte le tabelle pubblicate in questo articolo) – è la sfiducia che si manifesta nei confronti delle radio e delle catene televisive, probabilmente perché percepite come strumenti privilegiati di potenti interessi privati.
Il secondo fenomeno è il forte aumento del web 2.0 come sfera di valutazione dell’ informazione. E’ quantitativamente inferiore a quello dei siti commerciali ma sembra della stessa natura: fondamentalmente motivata da una sfiducia, cioè da un rifiuto, delle fonti ufficiali o istituzionali, con la preoccupazione di prendere delle decisioni di acquisto – e di consultazione dell’ informazione – su una base comparativa e fidandosi quindi delle raccomandazioni degli internauti.
Nella trasmigrazione verso il web 2.0, e in particolare nella frequentazione di blog e reti sociali, si può vedere in particollare una richiesta di scambi ‘’extra media’’ tradizionali, senza il "prêt à penser" dispensato dai cacicchi dei media ufficiali. E’ possibile che Barak Obama abbia suscitato, e approfittato, di questa idea che le scelte civiche si possono fare meglio se sono sottratte all’ influenza dei media strumentalizzati da potenti interessi privati.
Il fatto che degli internauti ritenuti ‘’leader’’ (”inflenceurs”) drenino i cittadini internauti verso altre fonti di informazione e altri modi di formazione della propria opinione, è coerente con i comportamenti osservati fra i consumatori di prodotti commerciali.
I ‘’leader’’ stanno ai normali internauti come gli early adopters stanno ai consumatori medi, sono persone che lanciano dei trend, delle tendenze. Questa analogia si nota nella tabella sopra e in quella sotto, fra la consultazione di media su apparecchi mobili da parte di internauti in generale ( + 1%) e di internauti che invece innovano (+ 9%) nel consumo come nell’ informazione.
Una particolarità (in giallo) nell’ ambito di questa tabella: i "leader’’ (‘’influenceurs") leggono molto di più (32%) i blog dei giornalisti degli internauti ‘’normali’’ (8%). Gli internauti ‘’leader’’ appaiono dunque come gli inyterlocutori naturali dei giornalisti blogger, dal momento che i blog sono, o dovrebbero essere, dei luoghi di discussione. Cosa che permette di avanzare una ipotesi sul significato profondo di questi dati.
La conversazione su internet, sovversione dell’ ordine mediatico
Se i media istituzionali vengono disertati, se gli internauti si interessano sempre di più ai blog (contenuti prodotti da altri internauti) e alle reti sociali (spazi non mediatizzati dai mezzi di informazione tradizionale) e se gli inernauti ‘’leader’’ si interessano, malgrado tutto, ai blog dei giornalisti (dove si può trovare, sin dall’ inizio, dell’ informazione meno ‘formattata’), è senza dubbio perché questi fenomeni convergono verso la nozione di conversazione.
Nozione sovversiva per l’ ordine prestabilito, quello che i poteri economici, il potere politico e i media tradizionale si sforzano di conservare. La conversazione fra cittadini che si scambiano, soprattutto sui blog, delle idee, degli argomenti, delle convinzioni, è un’ attività poco spettacolare ma estremamente potente.
Essa cristallizza delle opinioni, costruisce o distrugge delle reputazioni, relativizza dei prestigi, costruisce dei pubblici, delle correnti.
La conversazione non viene ‘formattata’ dai sondaggi.
E’ l’ ultimo rifugio della libertà civica.