I cinque membri della Commissione Federale per la Comunicazione (FCC) sono concordi nell’auspicare una Rete “aperta” a sostegno della net neutrality. Ma quello raggiunto in questi giorni è un “falso” accordo poiché non si è riusciti ancora a stabilire fino a che punto la Rete debba essere libera e aperta o regolamentata. D’ altra parte si tratta di una questione che muove enormi interessi economici oltre che sociali e culturali, che si riflettono sulle diverse posizioni in campo.
Le compagnie telefoniche statunitensi, quali At&t,
Verizon e Comcast, che controllano le infrastrutture di base per la banda larga, rivendicano il diritto di gestire le proprie reti in base a criteri di convenienza aziendale, sottolineando gli ingenti investimenti fatti per la loro creazione o acquisizione. Sulla stessa linea – rileva pcworld – si collocano i due esponenti Repubblicani della FCC, ‘’preoccupati di preservare la libera concorrenza tra le aziende in modo da sollecitare interventi di miglioramento e perfezionamento delle infrastrutture e dei servizi’’.
Di segno diametralmente opposte le posizioni dei sostenitori della net neutrality, secondo cui,concedendo agli operatori la facoltà di amministrare la qualità del servizio in funzione di chi lo sta adottando, si rischia di dare vita a due Internet distinti; uno per ricchi, più costoso, e uno per poveri, più lento.
In difesa di questa posizione si erano schierati alcuni grandi "guru" del web e i dirigenti delle principali aziende mondiali di Internet. Fra i primi Vinton Cerf, considerato uno dei padrini del protocollo TCP/IP, David Reed e Steven Crocker. A favore di una Rete aperta anche gli amministratori di Facebook, Mark Zuckerberg, e i manager di Google, Twitter, Amazon, ecc.
La complessità del problema è bene illustrata da una dichiarazione del Presidente della Commissione, il democratico Julius Genachowski che, sottolineando la volontà di preservare le caratteristiche di apertura e libertà della rete – che hanno contribuito a far crescere l’intero Paese -, ha allo stesso tempo evidenziato che la vicenda della net neutrality richiederà delle complesse elaborazioni, come già dimostrano le centinaia di migliaia di pagine di commenti prodotte durante i 10 procedimenti precedenti sul tema.
Contrastanti le dichiarazioni Robert McDowell, primo dei due repubblicani che fanno parte della Commissione. Secondo McDowell “il Governo non è lo strumento più adatto per ricucire lo strappo che si è aperto sul tema della neutralità della Rete, né la Commissione possiede l’autorità legale per regolare Internet.” La Rete, continua McDowell, potrebbe costituire “la deregulation story di maggior successo di tutti i tempi”.
In attesa che Governo, gruppi di interesse pubblico, provider e operatori trovino un accordo reale, stay tuned.
(Andrea Fama)