Newsgame, nuova frontiera dell’ informazione
Il futuro dell’ informazione passa anche attraverso i "newsgame", giochi online che, pur non essendo realizzati da giornalisti o sviluppatori, hanno una forte valenza informativa soprattutto perché consentono di approfondire i processi che stanno dietro i fatti e le notizie. Ne parlava qualche giorno fa Nicola Bruno in un interessante articolo su Chips&Salsa/Il Manifesto.
Dopo i primi esperimenti portati avanti da attivisti indipendenti – racconta Bruno -, i giochi-notizia ora si apprestano a fare il grande salto nelle redazioni dei quotidiani online. Ovviamente, non si tratta di sostituire i tradizionali reportage con i nuovi format videoludici, quanto di sperimentare modelli comunicativi più adatti alla rete: «Spesso le notizie hanno una forte enfasi sul singolo evento. I newsgame permettono invece di focalizzarsi su un giornalismo maggiormente orientato ai processi. Quante volte avete sentito parlare di truppe o civili uccisi in Iraq, senza alcuna conoscenza dell’operazione militare che l’ha causata?», sottolinea Karthika Muthukumaraswamy ricercatrice della Temple University.
Oltre alla capacità di mettere le notizie in un contesto dinamico – aggiunge Bruno -, i giochi-notizia possono rappresentare anche un’ ottima scorciatoia per raggiungere gli appassionati di videogame che spesso si tengono alla larga dal mondo dell’ informazione.
Si veda ad esempio il successo di "Darfur is Dying", gioco del 2006 in cui l’utente veste i panni di un profugo che deve evitare di essere ucciso dalle milizie nemiche: dal suo lancio ad oggi ha attirato l’interesse di quasi 3 milioni di utenti che in questo modo hanno potuto vivere in prima persona la giornata tipo di un rifugiato in Darfur. Da questo punto di vista, si è rivelato molto più efficace di tanti reportage informati, ma sempre raccontati in terza persona, sulla zona africana.
«I newsgames costituiscono una risposta critical-ludica a fenomeni sociali e culturali di particolare rilevanza, dal terrorismo alla crisi energetica, dalla corruzione all’educazione. Sono un paradosso e un ossimoro, in quanto usano l’estetica ludica – apparentemente dismpegnata e leggera – per fare politica, dunque trattare argomenti ‘pesanti’», spiega a Chips&Salsa Matteo Bittanti, ricercatore di Game Studies all’Università di Stanford.
L’ articolo è qui.