Rappresentazione e realtà dei conflitti balcanici
Sul sito dell’ Osservatorio sui Balcani una interessante tesina univesitaria approfondisce potenzialità e limiti del fotogiornalismo, del racconto giornalistico e del documentario nel raccontare la complessità dei conflitti e dei contesti in quella martoriata regione
(nella foto: Foto di scena del documentario Dopo Srebrenica (Gughi Fassino)
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’’Rappresentazione e realtà dei complessi conflitti balcanici: la fotografia, il racconto giornalistico e il documentario’’. E’ il titolo di una tesina realizzata da Viviana Bosello, una studentessa del corso di laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all’ Università di Padova, appena pubblicata sul sito dell’ Osservatorio sui Balcani.
La ricerca – spiega un articolo sull’ Osservatorio – approfondisce potenzialità e limiti del fotogiornalismo, del racconto giornalistico e del documentario nel raccontare la complessità dei conflitti e dei contesti balcanici.
L’ idea di fondo – spiega la stessa autrice – è che la rappresentazione che viene proposta da queste diverse forme di comunicazione giornalistica non è la realtà pura, vera, chiara, poiché chi sta dietro agli strumenti giornalistici inevitabilmente interpreta la realtà in due momenti: quando prova a capirla o catturarla e quando prova a comunicarla ad altri. Quindi ciò che sta tra la “realtà” e la “rappresentazione” proposta al pubblico è una forma di manipolazione più o meno consapevole, più o meno responsabile.
‘’Il lavoro – prosegue Viviana Bosello – è diviso in tre parti, nella prima si analizzano le foto di Claus Bjorn Larsen e Gill Peress; le grandi potenzialità artistiche della fotografia sono per certi versi un grande punto di forza, per altri di debolezza, tanto che la fotografia si rivela la forma giornalistica più rischiosa per l’informazione. La seconda parte del lavoro è focalizzata sul racconto giornalistico, e ad essere preso in esame è Maschere per un massacro di Paolo Rumiz. Il tentativo di Rumiz sembra quello di descrivere tutta la complessità del divenire dei conflitti balcanici, ciò si rivela uno sforzo titanico, “dietrista”, e al contempo straordinariamente minuzioso ed illuminante. Infine la terza parte approfondisce Dopo Srebrenica, la memoria, il presente di Andrea Rossini. Questo modo di fare documentario si rivela uno stile giornalistico che non trasmette solo informazioni rilevanti, ma riesce anche a comunicare la vita quotidiana, le emozioni delle persone e la complessità sociale e politica senza spettacolarizzare. In altre parole comunica tutto ciò da cui oggi un sano modo di fare giornalismo non può prescindere, tanto più in questioni delicate come quelle dei Balcani’’.
La tesina è scaricabile da questa pagina.