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C. J. Grisham (nella foto) è un buon soldato: quindici anni di servizio e vari riconoscimenti per il suo impegno in Iraq. Da sei anni tiene un blog, A Soldier’s Perspective, letto da decine di migliaia di fedeli internauti. A più riprese il sottufficiale – racconta www.actudefense.com, un sito di informazione sulle forze armate all’ estero – viene richiamato all’ ordine, sia a vo ce che per iscritto, dai suoi superiori. All’ inzio di dicembre il tono sale: gli viene rimproverato di aver criticato il presidente Obama, di aver preso in giro il Partito democratico e di aver provocato gli amministratori di un istituto scolastico.
Per il blogger in divisa non ci sono alternative: o scrive quello che pensa oppure è meglio tacere. Pensa che l’ uniforme non possa impedirgli di esprimersi e denuncia la volontà dell’ esercito di avere solo redattori ‘’pecoroni’’. E quindi informa le sue migliaia di abbonati alla newsletter che smette di scrivere.
Un gran numero di essi manifestano immediatamente il loro sostegno. Una ventina di altri blogger, soldati, mogli o parenti, interrompono le loro pubblicazioni in sostegno del sottufficiale zittito. La vicenda viene ripresa da tutta la stampa nazionale. E alla fine il sergente maggiore C. J. Grisham riprende a pubblicare dei post in risposta al massiccio sostegno che ha ricevuto.
Il blog, il grande potere di un semplice fante
Gli stati maggiori – continua www.actudefense.com – non sanno bene come trattare le questioni del mondo dell’ informazione digitale. I blog e le reti sociali come Twitter e Facebook permettono ai soldati di sfogare le loro sofferenze e le loro tensioni. Problema: condividono con troppa leggerezza un determinato tipo di dati che potrebbero mettere in pericolo le operazioni.
Vista l’ ampiezza del fenomeno, è difficile sorvegliare e far sparire tutti i contenuti normalmente probiti che si trovano online. Ed è ancora più complicato impedire ai familiari e agli amici dei militari di rispettare il dovere di riservatezza. Questi problemi – secondo il sito francese – investono le gerarchie delle Forze armate francesi che non sanno ancora se si tratta di un bene o di un male né come regolare e sanzionare la cosa.
Negli Stati Uniti esistono decine di soldati-blogger relativamente influenti. I militari di grado basso detengono un potere comunicativo superior a quello di alcuni ufficiali. E il caso di C. J. Grisham ne è un esempio perfetto. Questi diari che un tempo permettevano al comando di sorvegliare il morale delle truppe sono diventati degli strumenti di espressione molto seguiti e ripresi da tutta la comunità .
Degli strumenti che diventano seriamente problematici visto che possono serv ire a diffondere delle opinioni politiche, per quanto personali esse siano.
(via Agoravox)