Sciopero fra i blogger militari Usa per un blog ‘’invitato’’ al silenzio
Dal 16 dicembre una ventina di blog military Usa hanno interrotto la loro attività . Il sergente maggiore C. J. Grisham, creatore di un blog autorevole e seguito, A Soldier’s Perspective, aveva deciso, in seguito ai richiami all’ ordine dei suoi superiori di fermre il suo lavoro di scrittura. La sua decisione ha provocato un movimento di protesta fra gli altri blogger militari e i loro lettori. A questo punto Grisham riprende la sua attività , sollevando però la questione della libertà di espressione nell’ esercito: diritto o rischio?
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C. J. Grisham (nella foto) è un buon soldato: quindici anni di servizio e vari riconoscimenti per il suo impegno in Iraq. Da sei anni tiene un blog, A Soldier’s Perspective, letto da decine di migliaia di fedeli internauti. A più riprese il sottufficiale – racconta www.actudefense.com, un sito di informazione sulle forze armate all’ estero – viene richiamato all’ ordine, sia a vo ce che per iscritto, dai suoi superiori. All’ inzio di dicembre il tono sale: gli viene rimproverato di aver criticato il presidente Obama, di aver preso in giro il Partito democratico e di aver provocato gli amministratori di un istituto scolastico.
Per il blogger in divisa non ci sono alternative: o scrive quello che pensa oppure è meglio tacere. Pensa che l’ uniforme non possa impedirgli di esprimersi e denuncia la volontà dell’ esercito di avere solo redattori ‘’pecoroni’’. E quindi informa le sue migliaia di abbonati alla newsletter che smette di scrivere.
Un gran numero di essi manifestano immediatamente il loro sostegno. Una ventina di altri blogger, soldati, mogli o parenti, interrompono le loro pubblicazioni in sostegno del sottufficiale zittito. La vicenda viene ripresa da tutta la stampa nazionale. E alla fine il sergente maggiore C. J. Grisham riprende a pubblicare dei post in risposta al massiccio sostegno che ha ricevuto.
Il blog, il grande potere di un semplice fante
Gli stati maggiori – continua www.actudefense.com – non sanno bene come trattare le questioni del mondo dell’ informazione digitale. I blog e le reti sociali come Twitter e Facebook permettono ai soldati di sfogare le loro sofferenze e le loro tensioni. Problema: condividono con troppa leggerezza un determinato tipo di dati che potrebbero mettere in pericolo le operazioni.
Vista l’ ampiezza del fenomeno, è difficile sorvegliare e far sparire tutti i contenuti normalmente probiti che si trovano online. Ed è ancora più complicato impedire ai familiari e agli amici dei militari di rispettare il dovere di riservatezza. Questi problemi – secondo il sito francese – investono le gerarchie delle Forze armate francesi che non sanno ancora se si tratta di un bene o di un male né come regolare e sanzionare la cosa.
Negli Stati Uniti esistono decine di soldati-blogger relativamente influenti. I militari di grado basso detengono un potere comunicativo superior a quello di alcuni ufficiali. E il caso di C. J. Grisham ne è un esempio perfetto. Questi diari che un tempo permettevano al comando di sorvegliare il morale delle truppe sono diventati degli strumenti di espressione molto seguiti e ripresi da tutta la comunità .
Degli strumenti che diventano seriamente problematici visto che possono serv ire a diffondere delle opinioni politiche, per quanto personali esse siano.
(via Agoravox)