Sport e tifo dopo il ciclone pay-tv

In una tesi di laurea l’ influsso del successo di Sky sulle scelte dell’ industria sportiva e i comportamenti degli appassionati – La calcistificazione dei palinsesti e il campionato spezzatino – La spettacolarizzazione degli eventi sportivi avvicina anche il pubblico femminile – Ma resta il problema degli stadi italiani: in altri paesi sono ‘’salotti’’, strutture polifunzionali affollate di famiglie; qui da noi ambienti ancora scomod e pericolosi

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L’ubriacatura televisiva prodotta dall’avvento della televisione satellitare ha avuto una portata talmente vasta che ormai è impensabile immaginare lo sport di alto livello senza un’ adeguata copertura televisiva, come è altrettanto impensabile immaginare un’emittente televisiva che non sfrutti il grande interesse suscitato dagli eventi sportivi.

Se lo sport si è dimostrato una pietra angolare nell’edificazione di Sky, dunque, Sky si è rivelata una risorsa fondamentale per la promozione e la fruizione dell’evento sportivo.

E’ intorno a questa analisi che articola una Tesi di laurea dedicata a Sky e, più in generale, al complesso rapporto fra sport e televisione (titolo ‘’Passione, ironia, mestiere: lo sport raccontato da Sky’’), con cui Gabriele Pipia* si è laureato a Padova in Scienza della Comunicazione, relatore Bruno Voglino (ex dirigente Rai, capostruttura della Rete 3 ai tempi di Guglielmi).    

gabriele-pipia

‘’La tesi – racconta Pipia (nella foto) – ha cercato di analizzare le peculiarità di Sky, una emittente che è diventata un punto di riferimento nel panorama del giornalismo sportivo televisivo italiano.
L’introduzione è dedicata ad un breve excursus cronologico e agli aspetti su cui ha puntato Sky per ottenere il successo che oggi le viene riconosciuto.
Il corpus centrale della tesi riguarda le caratteristiche principali della redazionedi Sky Sport: dal linguaggio innovativo al tono “leggero”, dalla grande professionalitàalla capacità di prendere il mestiere “di petto”.
L’ultimo capitolo è dedicato alla sorprendente espansione in chiave generalista di Sky,
fenomeno particolarmente rilevante negli ultimi mesi.
Infine, nelle riflessioni conclusive (di cui pubblichiamo qui sotto ampi stralci, ndr), ho cercato di analizzare le questioni relative al complesso rapporto tra sport e mass media: quali effetti può comportare nell’appassionato un’offertatelevisiva di tale varietà e quantità? Incoraggiamento alla fruizione sedentaria eindividuale oppure incentivo alla partecipazione attiva e socializzante dello spettacolo sportivo?’’

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I diritti televisivi

Gli interessi televisivi attraggono fortemente le società sportive perché incrementano
vertiginosamente gli introiti (basti pensare che ben il 60% dell’attivo di una società
proviene dai diritti tv), ma hanno pure profondamente modificato abitudini e caratteristiche
degli appassionati. L’aumento del seguito femminile nei confronti del calcio, ad esempio, va letto in quest’ottica: lo sport non è più un rituale maschile ma un fenomeno della società attuale, dominata dai mass-media.

Il pubblico, quindi, non solo è mutato ma si è pure esteso. A tutto ciò ha contribuito senza dubbio la “calcisticazione” dei palinsesti (il ragionamento include anche e soprattutto le tv generaliste), ovvero l’esorbitante offerta calcistica che tende a far passare la partita di
calcio come l’avvenimento più importante e significativo di tutta la settimana, influenzando in modo determinante i gusti e le scelte del telespettatore.

 

L’ ostilità del tifo organizzato: ‘’Questo calcio ci fa SKYfo’’

La sacralità della domenica pomeriggio passata a vedere la propria squadra in curva o in tribuna è una tendenza che, purtroppo, appartiene ad un numero sempre più basso di romantici appassionati. I primi anni Novanta, con gli stadi pieni di gente ed
entusiasmo, sono ormai un nostalgico ricordo sbiadito.

Coloro che nell’ultimo decennio hanno frequentato qualche stadio italiano avranno potuto accorgersi di un fenomeno che necessita un particolare approfondimento: l’ostilità dei gruppi di tifo organizzato nei confronti della televisione.
No al calcio moderno, no alla Pay-Tv” sono le parole di uno dei cori più gettonati, spesso accompagnato dal singolare striscione “Questo calcio ci fa SKYFO”, con evidente riferimento alla piattaforma satellitare Sky.

Il movimento ultras punta il dito contro l’attuale sistema-calcio, dominato più da showbusiness e logiche commerciali che da sentimenti e attaccamento ai colori. Un calcio, a detta degli stessi ultras, al completo servizio di Pay-Tv e speculatori economici.

Le critiche maggiori rivolte a questo sistema sono il caro-prezzi dei biglietti, la repressione delle tifoserie (prendiamo ad esempio i divieti di seguire la propria squadra in trasferta) e la totale accondiscendenza nei confronti delle esigenze televisive.

La Pay-Tv viene dunque presa come simbolo del rovesciamento a 360° subito dal mondo del calcio: una volta era la televisione a doversi adattare all’evento sportivo, ora invece è spesso essa stessa a decidere date e orari delle gare in base alle proprie esigenze di
audience e palinsesto. Ciò che ne consegue è il cosiddetto “campionato-spezzatino”, caratterizzato da partite spalmate in orari diversi in modo da garantire ad ogni evento la maggior visibilità mediatica possibile.

La spettacolarizzazione

Non c’è dubbio che l’introduzione della Pay-Tv abbia comportato notevoli cambiamenti.

La perdita della “sacralità” della domenica intesa come giornata dedicata allo sport, ad esempio, è un fattore che va attribuito all’influenza sempre più pressante di questi interessi commerciali e televisivi. Lo stesso dicasi per la progressiva spettacolarizzazione
dell’evento, ormai distante dai valori sportivi e genuini che ne hanno contraddistinto la
popolarità per quasi un secolo.

 

La sedentarietà.

E’ aumentata?

Da un lato non c’è dubbio: la comodità di guardare una partita seduti sul divano o al “Bar Sport” (invece che, magari, sfidare freddo e traffico per giungere allo stadio) è un vantaggio che potrebbe invogliare il tifoso a starsene tranquillamente davanti alla
televisione.

Dall’altro lato, però, la televisione potrebbe avere una funzione opposta: vedere sullo schermo i grandi campioni del nostro campionato dovrebbe invitare ad andare allo stadio per apprezzare dal vivo le loro giocate. Il fan di un cantante preferirà sempre vedere il suo
mito ad un concerto piuttosto che ascoltare le sue canzoni a casa; lo stesso dovrebbe valere per l’appassionato sportivo.

 

Gli stadi italiani: altro che ‘’salotti’’…

Se il tifoso non viene invogliato ad immergersi nell’atmosfera più emozionante e coinvolgente dello spettacolo visto dal vivo, la causa principale è la situazione dei nostri stadi.

Il paragone con gli altri grandi campionati europei rafforza questa tesi. Prendiamo ad esempio la Premier League inglese o la Bundesliga tedesca: partite spalmate in tre giorni diversi, copertura televisiva paragonabile a quella italiana, eppure gli stadi (anzi, i “salotti
calcistici”) sono sempre gremiti di intere famiglie, trasbordanti di passione e voglia di divertirsi.

L’espressione “salotti calcistici” non è usata a caso, anzi. La differenza sta tutta qui: mentre gli stadi nostrani sono scomodi e obsoleti, negli altri grandi Paesi sono impianti innovativi e accoglienti, dove lo spettatore trova tutte le comodità di cui necessita.

Strutture polifunzionali comprendenti negozi, hotel, cinema, musei e ristoranti da una parte e stadi vecchi, costosi e insicuri dall’altra.

Se il nostro salotto è quello casalingo con il televisore, il loro è quello all’aperto, affacciato sul campo.

Vorrei dunque concludere con un’esortazione – forse retorica ma sicuramente giustificata – nei confronti delle società sportive e delle istituzioni preposte affinché investano nell’innovazione con lungimiranza e concretezza, tanto quanto ha saputo fare nell’ultimo
decennio la televisione satellitare.

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*Gabriele Pipia, 21 anni, di Mirano (Venezia), dopo la laurea frequenta il Corso specialistica in "Strategie di Comunicazione", sempre presso l’ Università di Padova. Le sue principali passioni sono lo sport e il giornalismo. Scrive per alcuni siti e giornali locali (La Piazza, La Nuova Venezia e un portale dedicato ai tifosi del Milan, www.ilveromilanista.it).

 

La tesi è qui