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di Noam Cohen
(Twitter on the Barricades in Iran: Six Lessons Learned,
New York Times, 20 giugno)
Le rivoluzioni politiche sono spesso strettamente legate a determinati strumenti di comunicazione. La Rivoluzione americana non fu provocata dalla proliferazione di pamphlet, scritti dai coloni sull’ onda della loro furia contro gli Inglesi. Ma certamente la favorì.
Il Social networking, un fenomeno specifico del 21° secolo, viene ormai considerato come un insieme di sistemi che hanno nettamente favorito le proteste, dalla Georgia all’ Egitto all’ Islanda. E Twitter, la più recente piattaforma di social-networking, è già stato identificato con due rivolte di massa in pochi mesi – in Moldova in aprile e in Iran in questi giorni, quando centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro i risultati ufficiali delle elezioni presidenziali.
Ma non è che l’ etichetta di Twitter Revolution, che è stata appiccicata a questi due recenti avvenimenti, nasconde una esagerazione della tecnologia? Gli scettici rilevano che solo un ristretto numero di persone usano Twitter per organizzare le proteste in Iran e che altri strumenti – i sistemi di messaggeria individuale o i vecchi siti web in lingua farsi – hanno avuto una maggiore influenza. Ma Twitter ha dimostrato di essere uno strumento cruciale nel ‘’gioco’’ gatto contro topo fra governo e opposizione per ottenere l’ appoggio della comunità internazionale. Appena il governo iraniano ha chiuso l’ accesso dei giornalisti ai fatti, i manifestanti hanno usato l’ agile sistema di comunicazione di Twitter per diffondere ai cittadini e ai giornalisti video, fotografie e materiale scritto relativi alle proteste. (Come è ormai consuetudine su Twitter, gli utenti hanno scelto di marcare ciascuno dei loro ‘tweet’ con il tag #IranElection, in modo che gli utenti li potessero trovare pù facilmente).
Insomma, non c’ è stata una Twitter Revolution. Ma in quest’ ultima settimana abbiamo comunque imparato qualche lezione sugli aspetti di forza e di debolezza di una teconologia che ha appena tre anni di v ita e che sta registrando una crescita esplosiva.
1. Twitter è uno strumento che mette in difficoltà la Censura
Twitter aspira ad essere qualcosa di diverso da altri siti di social-networking come Facebook o MySpace: piuttosto che un vasto mondo autosufficiente centrato su un sito web, Twitter sogna di essere uno strumento che la gente può usare per comunicare con gli altri da una moltitudine di posti, come per le e-mail. Non devi entrare in un sito web per mandare un messaggio, un ‘tweet’’. I tweet possono partire da sistema di messaggeria testuale sul cellulare o dai software dei blog. Allo stesso modo, i tweet possono essere letti da postazioni remote, come messaggi di testo, o attraverso gli aggiornamenti e gli avvisi sulle pagine di Facebook.
Ma diversamente da Facebook, che opera soltanto come un sito web, che può essere chiuso o bloccato, Twitter.com viene bloccato solo dall’interno del sistema e quindi per bloccare una voce bisognerebbe bloccare l’ intero servizio. Cosa che può avvenire occasionalmente, ma solo per manutenzione.
2. I Tweet sono di solito banali, ma è meglio controllarli
“Le caratteristiche che fanno di Twitter uno strumento apparentemente banale sono in realtà la sua grande forza’’, spiega Jonathan Zittrain, docente di diritto ad Harvard ed esperto di Internet. I tweet per loro natura sembrano sciocchi, senza aspetti originali o pericolosi. Se gli affiliati a Twitter sono stati indicati come i promotori delle proteste in Iran è per le ampie serie di link alle foto ospitate su altri siti o i rapidi aggiornamenti della strategia delle proteste. Ciascun aggiornamento può sembrare non importante, ma, collettivamente, i tweet possono creare delle personalità o delle situazioni che riflettono le emozioni di quel momento e aiutano a convogliare l’ opinione pubblica.
3. Attenzione a quello che si ‘’compra’’!
Su Twitter niente è stato sottoposto a verifica. Gli utenti imparano per esperienza a quali account di Twitter credere, è ancora questione di fiducia. E come ha aiutato a far uscire da Teheran notizie di prima mano, Twitter ha anche sparso in giro informazioni poco accurate, e forse anche disinformazione. Un articolo pubblicato sul sito True/Slant ha illustrato alcuni dei più grossi errori su Twitter che sono stati poi rapidamente ripresi e ampliati dai blogger: per esempio che tre milioni di manifestanti protestavano a Teheran (mentre erano poche centinaia di migliaia); che il candidato dell’ opposizione Mir Hussein Moussavi era stato rinchiuso agli arresti domiciliari (ma era semplicemente sotto controllo); che il presidente del comitato di garanzia elettorale aveva invalidato le elezioni sabato scorso (non era vero).
4. Guardati le spalle
Non solo è difficile assicurarsi che quello che compare su Twitter sia corretto, ma alcuni utenti possono cercare di fregarti. Sempre nel caso dell’ Iran, Twitter è pieno di discussioni su chi sia in realtà un informatore o un agente provocatore. Un vecchio account pro-Moussavi- mousavi1388 -, che ha raggiunto 16.000 abbonati, recentemente twittava: “WARNING: http://www.mirhoseyn.ir/ & http://www.mirhoseyn.com/ are fake, DONT join. … #IranElection11:02 AM Jun 16th from web”. Ciò farebbe pensare che agenti governativi hanno creato questi account per ingannare i cittadini. ABCNews.com ha raccontato che gli utenti di Twitter che dicevano di riprendere (“retweeting”) i post di un reporter, Jim Sciutto, avevano in realtà costruito quel materiale per fare in modo che Mr. Sciutto sembrasse essere un sostenitore del governo. “Sono diventato una vittima inconsapevole’’, ha scritto.
5. Twitter si autocorregge ma può essere ingannevole
Date tutte le caratteristiche democratiche di Twitter, non tutti gli utenti sono uguali. Un utente molto popolare e affidabile è più importante e, come mostrato prima, può indicare quelli che vengono sospettati di scrivere il falso. In questo senso Twitter è una sorta di comunità, con leader e clan. Naturalmente è un certo tipo di comunità, di persone amanti della tecnologia, in genere benestanti e filoccidentali. Quindi, da questo punto di vista, Twitter è uno strumento molto povero per poter giudicare il sentimento popolare in Iran e tentare di valutare chi ha vinto le elezioni presidenziali. Il signor Ahmadinejad, che presumibilmente ha diversi sostenitori dovunque in Iran, in questo paese stile Corea del Nord su Twitter sembra aver perso.
6. Twitter può essere uno strumento potente per la critica dei media
Nella misura in cui Twitter è in grado di convogliare i manifestanti contro i governi, la sua potenzialità di diffusione può spingerli anche, in maniera rapida ed efficiente, contro i media. Una protesta spontanea di questo tipo è venuta con il tag #CNNfail, usando il gergo di internet per criticare la CNN nei giorni scorsi per aver mancato di svolgere una copertura ampia delle proteste in Iran. L’ iniziativa si è rapidamente trasformata in una campagna di e-mail. Tanto che la CNN è stata costretta a difendere i propri servizi sia sulla carta stampata che sull’ online.