Un requiem per gli ”embargo”
Alan Mutter, nel suo Reflections of a Newsosaur, invita ad ”aggiungere anche gli embargo sulle notizie alla massa di detriti che si accumulano nel bidone dei rifiuti tipografici della storia del giornalismo”.
In un’ era di notizie-istantanee, gli embargo – dice Mutter – sono così privi di senso e difficilmente applicabili che non valgono nemmeno un po’ dei pixel con cui vengono annunciati.
Mi dispiace di vedere gli embargo svanire, perché erano utili fino a quando sono rimasti. Ma quello era allora e ora è diverso.
Per chi non ha familiarità con questo meccanismo, gli addetti alla comunicazione hanno sempre diffuso comunicati stampa, testi di discorsi e altri documenti ai media prima della loro pubblicazione effettiva in modo da dare ai giornalisti il tempo di leggerli e di preparare i loro articoli prima. Il patto era che ll’ articolo o il servizio non sarebbe stato pubblicatro o diffuso prima dell’ ora concordata.
Ciò era utile ai giornalisti e ai loro lettori/spettatori/ascoltatori perché dava ai reporter la possibilità di fare un lavoro migliore di assimilazione e di presentazione del materiale. E spesso aiutava anche gli addetti stampa ad avere una maggiore e migliore diffusione per i loro materiali.
Anche se diversi addetti ai lavori, anche sofisticati, pensano che il sistema dell’ embargo possa essere ancora operativo, la recente esoperienza prova invece che non lo è.
Embargo orchestrati con grande cura sono stati infranti per esempio recentemente a proposito di un Report sul giornalismo non-profit messo a punto dalla Columbia University. E se i giornalisti non riescono ad onorare un embargo su un comunicato diffuso da altri giornalisti, siamo alla fine.
Gli embargo probabilmente sopravviveranno solo in rari casi, quando l’ addetto stampa avrà l’ abilità di negare l’ accesso ai media quando qualche nuova violazione dovesse accadere. Ad esempio, un network televisivo eviterà di abusare dell’ occasion e di poter accedere a del materiale importante com e il Discorso sullo Stato dell’ Unione prima del tempo per paura che la Casa Bianca in futuro possa congelare la loro testata.
In generale comunque, finirà che chi controllerà il timing dei futuri comunicati dovrà fare come le aziende con le loro note sull’ andamento economico e finanziario. Mandare le notizie in rete/etere nel momento in cui vogliono che esse vengano pubblicizzate e non un minuto prima.
Spingere al massimo la velocità dell’ informazione di routine probabilmente non accrescerà la qualità della copertura giornalistica. Ma per lo meno – conclude Mutter – renderà la lotta per la sopravvivenza giornalistica la più corretta possibile.