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Anche nei videogame il giornalismo del futuro?

Mentre la vicenda di Wikileaks è già diventata materia di un radical game, ‘’Leaky World, a playable theory’’, un libro di tre ricercatori americani, Newsgames: Journalism at Play, analizza la possibilità di combinare assieme gioco e giornalismo – Un nuovo canale per trasmettere notizie e ricostruzioni di vicende, anche complesse, che  sfrutta anche il valore aggiunto del divertimento e stimola la costruzioni di comunità – In sei settimane ‘’Call of Duty: black Ops’’ ha registrato 600 milioni di ore di gioco – La sperimentazione degli sviluppatori indipendenti di ‘’Molle industria’’

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I videogame come nuovo canale per trasmettere notizie e fatti.

Mentre la vicenda di Wikileaks è già diventata materia di un radical game, Leaky World, a playable theory, che – come racconta Corriere.it – ‘’coinvolge il giocatore non soltanto in una sfida ludica ma lo invita a guardare la realtà con occhio critico’’, cominciano a risuonare diverse voci sull’ ipotesi che il metodo che sta alla base dei videogame possa dar vita al giornalismo del futuro.

Ad esempio, Michael Humphrey, in un interessante post su Forbes, citava il Ceo di Activision, Bobby Kotick, che paragonava “Call of Duty” (una delle più diffuse serie di videogame di ultima generazione) con Facebook. Spiegando, in una intervista alla CNN, che in sei settimane Call of Duty ha registrato 600 milioni di ore giocate a livello planetario. Il grosso delle quali fatte all’ interno di community, ‘’rendendo l’ analogia con Facebook molto pertinente’’.

Humphrey – rileva Chris Meadows su Teleread.com – fa riferimento anche a un libro recente di tre docenti universitari e ricercatori americani dedicato proprio all’ ipotesi dei news-game, dei ‘’giochi di informazione’’, come nuovo strumento giornalistico. Newsgames: Journalism at Play punta sull’ idea di combinare assieme gioco e giornalismo.

Pur essendo in parte critico col saggio, per il modo un po’ sbrigativo con cui esso tratta il concetto di giornalismo, Humphrey suggerisce la possibilità che anche nei videogames si possa fare del buon giornalismo di vecchia scuola. Applicando anche a questo campo gli standard tradizionali del giornalismo.

E suggerisce la possibilità di usare degli schemi di gioco già esistenti. Per esempio, rileva, City of Heroes ha un sistema strutturale che consente al giocatore di creare la propria ‘’missione’’ in maniera veloce e semplice. Altri giochi, come ad esempio Star Trek Online, stanno inserendo sistemi analoghi. Non è assurdo immaginare che qualcuno possa creare qualche ‘’missione’’ didattica relativa a qualche specifica vicenda di attualità all’ interno di uno di questi giochi, commenta Meadows. E forse un gioco costruito interamente attorno a una determinata vicenda potrebbe funzionare anche meglio.

Tenendo poi conto che il fattore divertimento non verrebbe sacrificato, rendere divertente la ‘’lettura’’ degli avvenimenti potrebbe essere un importante valore aggiunto, con cui difendersi anche dalle prevedibili critiche contro i videogame.

Newsgames: Journalism at Play

Nella sua lotta per la sopravvivenza il giornalismo ha abbracciato i media digitali, ma la gran parte del giornalismo digitale non fa altro che trasferire le pratiche tradizionali sul web: i ‘pezzi’ vengono scritti e passati come avviene nei giornali; video e servizi in voce vengono prodotti come si fa in tv o alla radio. E invece una strada nuova per fare del buon giornalismo ci sarebbe: i videogame.

Così la pensano i tre autori di Newsgames, Ian Bogost, professore associato al Georgia Institute of Technology e autore di varie altre pubblicazioni sul tema dei videogiochi, Simon Ferrari e Bobby Schweizer, due ricercatori della stessa università.

I videogame sono dei mondi naturali per i ‘’nativi’’ digitali. I giochi simulano come funzionano le cose e il giornalismo fatto attraverso di essi sarà molto più coinvolgente.

Il libro – rileva una recensione che ne ha fatto il Mit – analizza come i giochi possano persuadere, informare e solleticare; fare informazione interattiva; ricreare un evento storico; inserire dei contenuti giornalistici in un puzzle; insegnare il giornalismo; e costruire una comunità.

Cutthroat Capitalism, il gioco della rivista Wired, per esempio, spiega gli aspetti economici della pirateria somala mettendo il giocatore al commando di una nave di pirate e offrendo delle possibili strategie di negoziazione per il rilascio di ostaggi. Oppure September 12th, della  Powerful Robot, un gioco che offre un modello per realizzare velocemente un newsgame editoriale.

I videogame – commenta comunque il Mit – non offrono la panacea per tutti i mali attuali dell’ industria editoriale. Ma se essa li abbraccia come un possibile metodo per fare del giornalismo – e non solo come un piacere occasionale per i lettori -, i videogiochi potrebbero dare un valido contributo.


Leaky World: la critica ludica di Wikileaks

Non si tratta di una strada del tutto nuova comunque, anche nel nostro paese. Molle Industria, il gruppo di sviluppatori indipendenti che ha realizzato questo nuovo gioco su Assange – racconta  Elvira Pollina su Corriere.it – fa capo Paolo Pedercini, che ha già fatto parlare di sé negli scorsi anni grazie a una serie di videogame dedicati ad argomenti controversi, dalla fecondazione assistita agli scandali dei preti pedofili. E che non ha potuto restare indifferente di fronte al caso Wikileaks e alla dinamica delle relazioni segrete tra le grandi potenze che il cablegate ha messo in luce.

Frutto di una decina di giorni di lavoro e fruibile gratuitamente in Rete, il gioco s’inserisce nel progetto WikiLeaks Stories che punta a rendere accessibili tramite videogames le rivelazioni distribuite dal sito fondato da Julian Assange. In Wikileaks: the game, per esempio, l’attivista australiano cerca d’infilare una chiavetta usb nel portatile di Obama, mentre il presidente americano schiaccia un sonnellino nello studio ovale. In Uncle Sam vs WikiLeaks, lo zio Sam cerca di distruggere i server del sito prima che le rivelazioni diventino troppo scottanti.

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