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Sarà pure un ossimoro, come dice Frèdéric Filloux, ma “citizen journalism†è prima di tutto una definizione in codice per contenuti gratis. Perché il quadro economico del giornalismo non regge più e un nuovo modello industriale non si intravede assolutamente.
Tom Forensky, su ZDNet,  dedica all’ ultima MondayNote di Frédéric Filloux – The Oxymoronic Citizen Journalism – un ampio articolo dal titolo “Citizen journalism is code for “free content” – why we need a sustainable media business modelâ€.
Forensky cita i passaggi in cui  Filloux attacca “le idee politicamente corrette tipo quella secondo cui “i media digitali rendono ognuno di noi un giornalistaâ€, chiedendo: “Vi affidereste a un cittadino-neurochirurgo per far rimuovere un neuroblastoma a vostro figlio? No di certo. E non affidereste certo la vostra bocca a un cittadino-dentista. Oppure la vostra macchina a un meccanico improvvisato. E allora perché dovremmo accettare nel campo dell’ informazione delle pratiche che non potremmo mai ipotizzare per la nostra salute o per la nostra lavatrice?â€
Forensky poi osserva: “Filloux delinea, secondo la logica, i criteri del giornalismo di qualità , qualcosa che pochissimi citizen journalist possono sperare di raggiungere.
E fa anche un’ ottima cosa spiegando che gli investimenti di Google nei data center sono molto più redditizi degli investimenti nel giornalismo (che è poi il motivo per cui non comprerà mai il New York Times, come alcuni invece hanno ipotizzato)â€.
Google- osserva Filloux – Â spends five times more each year for its datacenters than the New York Times spends for its entire newsroom). Part of the reason is the return on such an investment. Financially speaking, the news business is not very appealing. See for yourself in this revenue per employee table.
Google being the 100 index :
Amazon:……………85
Microsoft:…………..53
News Corp:………..47
Yahoo:……………..40
Washington Post:…19
NYTimes:…………. 22
Gannett:……………13
McClatchy:…………10
Tuttavia – aggiunge Forensky – Filloux non analizza i dati economici che stanno alla base dell’ informazione online (anche se lo ha fatto in alcuni post precedent, per esempio: Digital Takeover, The Fairfax way | Monday Note, una analisi di come dei flussi molto diversificati di ricavi possano essere la chiave del successo delle future aziende editoriali).
La ragione per cui vediamo l’ ascesa del giornalista-cittadino su quello professionale sta tutta nei dati economici del settore. Se Huffington Post ha avuto un grande successo è perché è riuscito a tenere i costi molto bassi e perché cerca di raccogliere gratis quanti più contenuti è possible – il New York Times impiega più persone per moderare i commenti sul suo sito di quanti giornalisti e redattori professionali lavorino per UffPost.
Il Washington Post sta cercando di imparare da HuffPo, racconta il Nieman Journalism Lab (WaPo wades into HuffPo’s unpaid content model). E altri quotidiani stanno abbracciando un approccio analogo.
Sì – continua Forensky -, abbiamo bisogno di giornalismo di qualità e di contenuti di tutti i tipi ma l’ economia di questo settore non li regge. Citizen journalist è proprio la definizione in codice per non dire “contenuti gratuitiâ€.
Demand Media e Associated Content sono state attaccate perché pagano troppo poco i loro collaboratori. Usano degli algoritmi per calcolare il tetto dei possibili ricavi pubblicitari dei vari pezzi, e su quella base pagano i collaboratori. [Vedi:  Interview With Patrick Keane – Associated Content . . . And The True Value Of Online Content – SVW]
Sono stati accusati di sfruttare i produttori  e di ridurre per eccessiva semoplificazione la qualità dei loro contenuti online, ma Demand Media e Associated Content non fanno altro che riflettere le reali condizioni economiche del settore dei contenuti online.
Questo significa che i media tradizionali sono di fronte a una complessa transizione, verso un modello di business online che non può sostenere la loro vecchia struttura.
Come possiamo rafforzare le line economiche dell’ industria dei media in modo che essa non si autodistrugga nella transizione verso un modello di business per l’ online?
Si tratta di una delle più importanti questioni che abbiamo davanti come società . E’ importante perché senza dei media di qualità il settore dovrebbe vedersela con contenuti spazzatura. Come ci regoleremo in una fase così delicata?
Gli ingegneri di software usano spesso dire: dall’ immondizia nasce immondizia. E’ proprio il problema che abbiamo davanti. Dobbiamo misurarci con decisioni molto importanti: sull’ economia, sulla scuola, l’ occupazione, l’ ambiente, l’ energia… e sono solo alcuni dei temi all’ ordione del giorno. E che faremo con gli altri?
Ted Nelson, un pioniere dei computer, diceva: “Viviamo nei media come i pesci vivono nell’ acquaâ€. Abbiamo più media ora di quanti non ne abbiamo mai avuti. Come possiamo avere i media di qualità  di cui abbiamo bisogno per prendere le giuste decisioni? (Per inciso, i media di qualità includono i citizen journalist – il futuro è in una sorta di santa trinità : giornalisti professionali, citizen journalist e media automatici intelligenti (algoritmi di ricerca).
Questo è il nodo gordiano dei giorni nostri, immaginare come si possa creare una economia dei media di qualità . Chiunque riesca a tagliare il nodo otterrà la gloria, ma, più di questo, farà vincere tutti noi, che ne potremo seguire il modello. Se sarà Rupert Murdoch con i suoi paywall, oppure qualche altro con un misto di paywall, pubblicità , oppure ancora quello che io chiamo il “modello “Heinz 57″ (l’ azienda alimentare che offre un ventaglio di 57 prodotti diversi), tutti noi potremo beneficiare di un’ industria editoriale che riesce a germogliare dai media spazzatura che attualmente stanno inondando le nostre vite.