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Journalism to PR: the oder side of the divide
di Shafik Meghji
(PRWeek.uk)
C’ era stato un “invisibile momento in qualche punto dell’ ultimo decennio in cui alla fine il nuero degli addetti alle Pubbliche relazioni avevano superato quello dei giornalistiâ€. L’ osservazione era del reporter investigativo Nick Davies, autore fra l’ altro di “Flat Earth Newsâ€, una durissima critica dello stato del Giornalismo moderno, che ne aveva parlato nel corso di un intervento alla London School of Economics, nel 2007. Tre anni dopo il trend è continuato inarrestabile, con un numero crescente di giornalisti in viaggio – o in partenza – verso le PR. Fra di essi, ad esempio, Darren Waters, ex redattore del settore tecnologie della BBC, o Rav Singh, uno dei più noti giornalisti nel campo dello spettacolo, che si sono spostati in due importanti agenzie, Monument PR Worldwide e The Outside Organisation.
Una consulente nel campo delle domande di lavoro ha raccontato che il numero di curriculum vitae che riceve da parte di giornalisti interessati a inserirsi nelle PR cresce del 100% anno su anno. Dal 2009, il National Council for the Training of Journalists (NCTJ) ha dato il via a un corso per “giornalisti-PRâ€.
Prospettive di carriera
Ros Kindersley, dello studio di consulenza JFL, spiega: ‘In questo momento il Giornalismo è in forte mutamento. Molte persone stanno perdendo il lavoro e le prospettive di carriera stanno diminuendo. Nelle PR invece, le prospettive cresconoâ€.
I salari relativamente bassi e i carichi e gli orari di lavoro pesanti vengono spesso citati dai giornalisti come i motivi principali che li spingono verso i verdi pascoli delle PR.
Negli ultimi anni a questi fattori si sono aggiunti il calo della diffusione, la diminuzione dei ricavi pubblicitari, l’ aumento della concorrenza da parte delle testate online e la recessione, che ha portato a una forte riduzione dei budget e a esuberi massicci.
In più, negli ultimi dieci anni, gli standard nelle PR sono molto cresciuti, mentre i media hanno perso voce, commenta Pip Clarkson, giornalista emigrato nelle PR, che ora lavora per l’ Agenzia “Edwards Harveyâ€: ‘Quando ho cominciato da giornalista negli anni Ottanta le pubbliche relazioni non erano viste di buon occhio, ma ora hanno tutto un altro lustroâ€.
Il senso della notizia
‘’I giornalisti possono essere i migliori PR professionali’’ assicura Michael Molcher, ex cronista e ora addetto stampa del Leeds City Council. “Hanno il senso della notizia, conoscono cosa i giornalisti vogliono e confezionano in conseguenza i loro comunicati stampaâ€.
Un altro leader nel settore, Jez Ashberry, ex redattore, si associa: “I giornalisti fanno un eccellente lavoro di pubbliche relazioni: sono pieni di risorse, svegli, scrivono bene e sanno quali sono le cose interessantiâ€.
Un numero crescente di agenzie stanno facendo leva su queste capacità assumendo giornalisti esperti per creare contenuti coinvolgenti, pronto ad essere usati. Edelman per esempio, ha assunto l’ ex direttore delle Global News Richard Sambrook come resposanbile dei contenuti.
Diventare ‘soggettivi’
Ma molti giornalisti considerano ancora le PR come una opzione facilissima e faticano per completare la transizione, commenta Clarkson, che coordina i corsi di aggiornamento in PR per giornalisti.
“Non tutti i giornalisati sono in grado di muoversi come un PR professionale – il Giornalismo può essere davvero monodimensionale, mentre le PR sono molto sfaccettateâ€, dice. “C’ è ancora la percezione che le PR siano solo scrivere comunicati stampa, ma non è così: bisogna saper offrire molte capacità â€.
Kindersley osserva poi che le PR hanno un diverso ‘punto di vista’ rispetto al Giornalismo. Gli fa eco Kate Strawson, un ex giornalista radiofonico che dirige ora l’ Agenzia di PR Shooting Star: “Mentre come giornalista vieni formato all’ obbiettività , nelle PR devi assumere un atteggiamento soggettivo mettendoti nei panni del clienteâ€*.
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*In coda all’ articolo le riflessioni di una serie di giornalisti passati alle PR.