Dieci lezioni chiave per il giornalismo iper-locale
Sul sito della OJR, l’ Online Journalism Review,  Pekka Pekkala, ricercatore di modelli di business sostenibili all’ USC Annenberg (importante scuola americana di comunicazione e giornalismo) ed esperto di tecnologia, individua 10 punti fondamentali a cui far riferimento nella gestione di un sito di giornalismo iper-locale. Le 10 lezioni raccolgono le problematiche emerse con maggior peso nel dibattito alla Online News Association Conference, che si è svolta a Washington dal 28 al 30 ottobre. Si tratta ovviamente di valutazioni tratte dalle esperienze editoriali americane, anche se alcune idee di fondo possono essere interessanti anche per la situazione europea.  Pekkala, d’ altra parte, è finlandese ed ha lavorato come responsabile del settore Sviluppo all’ Helsingin Sanomat, il più grande quotidiano di Helsinki.
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The top 10 key lessons for hyperlocal journalism startups from ONA10
di Pekka Pekkala
(Ojr)
(traduzione di Claudia Dani)
Quando si progetta un sito personale di news, bisogna essere consapevoli che non si è soli: siti iper-localizzati stanno spuntando ovunque. Nei giorni scorsi, durante l’ONA2010, i veterani delle scene iper-locali hanno condiviso le loro esperienze, i successi e i fallimenti. Qui, i dieci punti più ricorrenti emersi dai tre giorni di conferenza.
1.Successo non significa bellezza
Diamo un’occhiata al sito vincitore: WestSeattleBlog.com. Il design è abbastanza nuovo  fra quelli di WordPress.  Ma al posto di grafiche stravaganti, WSB si è concentrato su cose più importanti: buoni contenuti e vendita di pubblicità . Come risultato, il sito ha garantito a Tracy Record e suo marito, per due anni, un guadagno. In alcuni casi non è nemmeno necessario un sito vero e proprio: DavidsonNews.net, un sito che afferma di fatturare 100 000 di dollari l’anno, ha iniziato con una newsletter via mail.
2. Le questioni  legali non sono scienza esatta
Se progetti di fare sul tuo newsblog del giornalismo corretto, è probabile che qualcuno si arrabbierà . E si finisca alle vie giudiziarie.  Citizen Media Law Project offre consigli per capire come proteggersi e cosa fare con i commenti inopportuni e esagerati o le infrazioni al copyright (…).
3. Non c’è niente di meglio dei contenuti liberi
Un sito web relativo ad un quartiere, in cui gli abitanti producono  i contenuti,  parrebbe un’idea seducente, no? Basta consigliare con garbo i collaboratori, e aspettare che le storie arrivino. Sbagliato. Provarte a leggere il J-Lab Report dal titolo ‘New Voices: What Works’ e vedrete quanto è duro il  lavoro che si deve fare per mantenere attivi i collaboratori. Meno di uno su 10 di quelli che vengono addestrati sarà un collaboratore regolare.
4. Seguire attentamente le statistiche
Quando le risorse sono scarse , è importante sapere su cosa concentrarsi per attrarre i lettori. Strumenti di analisi web come  Google Analytics in questi casi possono aiutare molto. La fondatrice di Oakland Local,  Susan Mernit, ha raccontato che si riteneva che la gente leggesse maggiormente articoli costruiti come delle storie. Invece si è dimostrato che erano le notizie più normali come l’apertura di un nuovo locale o la cronaca nera, ad essere i più letti.
5. Focalizzarsi sul guadagno dal primo giorno
Michelle McLellan, consulente del Knight Digital Media Center e blogger di primo piano, ha spiegato che, lavorando l’anno scorso a una Ricerca per il Reynolds Journalism Institute, aveva accertato che quelli che sin dall’ inizio dell’ attività pensano agli introiti, solitamente arrivano al successo, anche se i modelli di business cambiano. Mike Orren, editore di Pegasusnews.com, ricorda che gli inserzionisti non stanno a valutare la forza e la diffusione del tuo sito se non lo conoscono. È necessario molto tempo per far affermare un marchio nella comunità pubblicitaria e questo fattore conta, perché le decisioni di acquisto di spazi pubblicitari non vengono prese razionalmente. Se la tua startup ottiene un finanziamento triennale, non puoi concentrarti sui contenuti nei primi due anni e immaginare che i soldi poi verranno al terzo anno.
6. Gli inserzionisti  comprano l’ audience, non stanno finanziando i contenuti
Ben Ilfeld, Coo del Sacramento Press ha ricordato alle future startup che agli inserzionisti non si vendono parole o pubblicazion i, ma l’ idea di essere al centro di una comunità . Ecco perché è necessario essere ovunque, nei social media, e liberarsi dell’ idea che il proprio sito sia una pubblicazione e che ci sia un solo modo per raggiungere e interagire con i tuoi lettori/consumatori. Evan Smith, redattore capo del Texas Tribune, è andato oltre, sostenendo che i vecchi siti web come luoghi di destinazione ‘finale’ verso cui incanalare i lettori sono ormai morti.
7. I finanziamenti non arrivano gratis
Le fondazioni sono come altri soggetti privati, si aspettano un ritorno dal loro investimento. Se hanno una mission, state sicuri che essa sarà complementare alla vostra. Jim Cutie, COO di CT Mirror, ha spiegato  che le fondazioni sono molto simili agli altri investitori: si aspettano che il modello di business sia molto forte, si aspettano partnership e un team manageriale e dirigenziale già dal primo giorno. E alcuni si aspettano che il sito sia in grado di auto-sostenersi  in 3 o 5 anni.
8. Puntare su modelli di introito multipli
Osservando le diverse presentazioni delle startup, si è capita una cosa: per essere indipendenti economicamente non basta vendere solo pubblicità . Ma si possono ottenere fondi attraverso le piattaforme di crowdfunding come Spot.us o attraverso network come Sloan. DavidsonNews.net offre servizi di design, Texas Tribune fa soldi con gli eventi. Steve Buttry, di TBD.com, ha fatto un buon elenco flussi di entrate.
9. Le dotazioni tecnologiche devono essere veloci ed economiche
Mike Orren di Pegasus News ha centrato la discussione sulle piattaforme: se  la piattaforma non è quello che si vende inutile sprecare il tempo per costruirne una. Basta usare  Wordpress o Drupal. Lasciate che siano i nerd a preoccuparsi dei codici.
10. Non lamentarsi ma agire
Rafat Ali, il fondatore di paidContent.org, ha affermato  che i giornalisti passano troppo tempo a discutere sui diversi modelli di business o a lamentarsi per la mancanza dei ‘micro pagamenti’ invece di fare qualcosa. A volte la mancanza di accesso a un grande media può essere una benedizione: al Georgetown non era piaciuto il modo in cui il blog sportivo Casual Hoya scriveva della squadra e gli aveva revocato l’ accredito stampa. Il blogger Andrew Geiger ha raccontato che è stata la miglior cosa che sarebbe potuta accadere. Ora i blogger di Casual Hoya non devono preoccuparsi di compiacere chiunque e possono scrivere qualsiasi cosa e ai lettori tutto questo piace.