Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Dig_it, giornalismo on demand

digit L’ esperienza di Spot.Us, il sito non-profit di giornalismo investigativo nato in California ed emigrato da poco a Seattle, sembra quella che potrebbe attecchire di più in Europa e viene evocata con maggiore convinzione dai progetti di finanziamento partecipativo del lavoro giornalistico di inchiesta, che si stanno diffondendo in Italia.

Dopo la nascita, alcune settimane fa, di You Capital, la prima piattaforma per il crowdfunding journalism, ha appena visto la luce Dig_it, un nuovo sito di giornalismo d’inchiesta che si basa sul finanziamento partecipativo, anche se (rileva ad esempio Senzamegafono) i responsabili nel sito non utilizzano mai il termine crowdfundig, preferendo la dizione di “giornalism on demand”.

2010: si cambia. L´editoria tradizionale – racconta Dig_it nella home-pageattraversa una delle più devastanti crisi di tutti i tempi, poca pubblicità, vendite dimezzate. Su Internet comincia il lento processo di traghettamento dell´informazione a pagamento. Nel frattempo la gente continua a chiedere buon giornalismo, e soprattutto è stanca di pagare per avere in cambio giornalismo capzioso, urlato, partigiano. Inventiamo allora un diverso rapporto fra lettore e operatore dell´informazione senza intermediazioni di gruppi editoriali più o meno schierati. Da una parte il giornalista, dall´altro il suo unico editore vero (idealmente): il lettore.

Ecco allora Dig-It. To dig, scavare, in inglese. Dig it, scava più a fondo. Ma anche – in gergo – mi piace. Dig it come Digit, digitale.

Dig-It propone inchieste giornalistiche, l´utente della Rete decide se sono interessanti e le “compra”. Ogni inchiesta o reportage ha un suo costo che viene dunque pagato dagli utenti. Dig-It propone temi, ma soprattutto accoglie e rilancia proposte: l´utente suggerisce un´idea, se questa piace agli altri utenti che sono disposti a pagare per far partire il lavoro, il lavoro parte. Dig-It molto umilmente è una sorta di giornale/non giornale. Non ci sono rubriche, non ci sono sezioni. Ci sono articoli, approfondimenti, commenti. Decisi insieme a chi li paga. L´utente non acquista un prodotto deciso e confezionato da altri: il Direttore di Dig-It è la Rete, l´Editore di Dig-It è la Rete.