Dopo la nascita, alcune settimane fa, di You Capital, la prima piattaforma per il crowdfunding journalism, ha appena visto la luce Dig_it, un nuovo sito di giornalismo d’inchiesta che si basa sul finanziamento partecipativo, anche se (rileva ad esempio Senzamegafono) i responsabili nel sito non utilizzano mai il termine crowdfundig, preferendo la dizione di “giornalism on demandâ€.
2010: si cambia. L´editoria tradizionale – racconta Dig_it nella home-page – attraversa una delle più devastanti crisi di tutti i tempi, poca pubblicità , vendite dimezzate. Su Internet comincia il lento processo di traghettamento dell´informazione a pagamento. Nel frattempo la gente continua a chiedere buon giornalismo, e soprattutto è stanca di pagare per avere in cambio giornalismo capzioso, urlato, partigiano. Inventiamo allora un diverso rapporto fra lettore e operatore dell´informazione senza intermediazioni di gruppi editoriali più o meno schierati. Da una parte il giornalista, dall´altro il suo unico editore vero (idealmente): il lettore.
Ecco allora Dig-It. To dig, scavare, in inglese. Dig it, scava più a fondo. Ma anche – in gergo – mi piace. Dig it come Digit, digitale.
Dig-It propone inchieste giornalistiche, l´utente della Rete decide se sono interessanti e le “compraâ€. Ogni inchiesta o reportage ha un suo costo che viene dunque pagato dagli utenti. Dig-It propone temi, ma soprattutto accoglie e rilancia proposte: l´utente suggerisce un´idea, se questa piace agli altri utenti che sono disposti a pagare per far partire il lavoro, il lavoro parte. Dig-It molto umilmente è una sorta di giornale/non giornale. Non ci sono rubriche, non ci sono sezioni. Ci sono articoli, approfondimenti, commenti. Decisi insieme a chi li paga. L´utente non acquista un prodotto deciso e confezionato da altri: il Direttore di Dig-It è la Rete, l´Editore di Dig-It è la Rete.