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Solo fra il 3 e il 5% dei contenuti dei giornali Usa vengono consumati online. Tutto il resto viene ‘consumato’ sulla vecchia carta. Sia in termini di numero di pagine lette che di tempo speso nella lettura.
Martin Lagenveld del Nieman Journalism Lab ha aggiornato i dati che aveva elaborato un anno fa (Print is still king: Only 3 percent of newspaper reading happens online) scoprendo che complessivamente le proporzioni non sono cambiate ma che, anzi, tempo e attenzione dedicate ai quotidiani sono ancora scesi.
Racconta Lagenveld:
Un anno fa, in un post sul Nieman Journalism Lab riferivo che solo il 3% del consumo dei contenuti dei giornali avveniva online; il resto veniva ‘consumato’ nella vecchia affascinante maniera, leggendo righe di inchiostro su fogli di carta che un tempo era stata legno e alberi.
Data la continua attenzione dedicata a quella conclusione (ancora il mese scorso lo aveva citato Hal Varian, economista capo di Google, nella sua audizione alla Federal Trade Commission), sono andato a rivedere i numeri per capire se qualcosa era cambiata.
Con qualche aggiornamento e qualche dato in più, la conclusione generale è sostanzialmente la stessa: i giornali non hanno portato molti lettori sui loro siti web, né hanno seguito la migrazione della loro readership sulla Rete. Le misurazioni combinate della readership online e su carta se misurate in pagine viste o tempo speso, mostra anzi che c’ è stato un significativo logoramento nell’ audience totale dei contenuti dei giornali, e che la frazione di questa audience che consuma i contenuti online rimane a livello delle dita di una mano.
Dopo una serie di calcoli e di complesse proiezioni Lagenfeld ritiene di poter dire che ogni mese vengono lette 70.602 miliardi di pagine di giornali a stampa. Mentre sull’ online le pagine lette sarebbero 3.382 miliardi. Complessivamente per stampa e online insieme si può calcolare in 73.984 miliardi il numero di pagine viste al mese (contro i 90.300 miliardi dell’ anno prima). Il 95,43% sono stati i contenuti letti sulla carta, il 4,57% sull’ online.
Quindi, se c’ è la relativamente bella notizia che la percentuale dell’ online è cresciuta dal 3,5 al 4,57%, c’ è anche la cattiva notizia che la lettura complessiva dei contenuti dei quotidiani Usa è calata di un quinto.
Prevenendo le obiezioni di chi ritiene che le pagine su carta e quelle online non sarebbero comparabili, Lagenfeld ricorre allora ad un’ altra misura, quella del tempo dedicato, sia su carta che online, ai contenuti dei giornali.
Per quanto riguarda la carta l’ autore si rifa a calcoli secondo cui nei giorni feriali si tratterebbe di 25 minuti in media contro i 35 della domenica
Per i giornali su carta si tratterebbe di 78.471 miliardi di minuti al mese, mentre per l’ online la cifra sarebbe di 2.535 miliardi di minuti al mese. E combinando stampa e online si ha un totale di 81.006 miliardi di minuti: con il 96,87% per la carta e il 3,13% per l’ online.
Esattamente gli stessi risultati dell’ anno scorso, quando Lagenfeld aveva rilevato che quello online era pari al 3% del tempo dedicato complessivamente ai contenuti dei giornali. Ma i giornali di carta quest’ anno hanno perso un bel pezzo del tempo impiegato, e cioè il 18,9% rispetto all’ analisi dell’ anno scorso.
Commenta il ricercatore:
L’ audience stampa/online era enormemente divaricata l’ anno scorso: il gap rimane tale  e , soprattutto, l’ online non sta crescendo. Nel giugno scorso la NAA calcolava 3.469 miliardi di pagine viste e 2.701 miliardi di minuti impiegati; nel gennaio 2010 (per evitare febbraio, che è il più breve), si registravano 3.452 miliardi di pagine viste e 2.485 miliardi di minuti impiegati. Il tempo speso da ogni visitatore è caduto gradualmente da 38,24 minuti a giugno a 33,09 minuti a gennaio.
In altre parole, mentre i giornali perdono lettori dal lato carta, questa audience che svanisce non li segue online; al massimo, l’ audience online dei contenuti dei giornali è statica .
L’ obbiettivo di questa analisi non è tanto paragonare tutto il consumo di informazione “online†con tutto quello offline. Ma è di analizzare l’ audience dei contenuti dei giornali. Ma, come diversi commentatori hanno notato l’ anno scorso, questo significa che quei lettori che si spostano verso l’ online ricavano le informazioni per la maggior parte da siti diversi da quelli dei giornali.
Oltre ad aver analizzato il gap fra lettori su carta e utenti online dei contenuti dei giornali, avevo rilevato anche su un altro post l’ anno scorso che i siti web dei giornali attiravano meno dell’ 1% di tutto il traffico web degli Usa – 0,69 per cento delle pagine viste e 0,56 per cento del tempo speso, nel giugno 2009. Aggiornando queste statistiche con i dati di febbraio 2010 di Nielsen online, negli ultimi nove mesi i giornali hanno perduto sia sul versante carta che su quello online: lo share delle pagine viste è calato allo 0,63% e il tempo speso è sceso allo 0,50 per cento del totale del traffico web.
Mentre nei giornali il grosso degli sforzi e del dibattito continua ad essere concentrato sul modo per convincere i lettori a pagare l’ online e a combattere gli aggregatori – questa energia potrebbe essere utilizzata molto meglio immaginando come cercare di non perdere i lettori che rimangono, non “proteggendo la stampa†ma agganciando gli attuali lettori nel momento in cui migrano gradualmente verso l’ informazione online.