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Giornalismo investigativo, va avanti un po’ a fatica il Fondo dell’ Huffington Post

 Da settembre ad ora il fondo ideato da Arianna Huffington e finanziato da diverse Fondazioni Usa ha realizzato 50 inchieste, dedicate in gran parte a questioni bancarie e alla riforma dell’ assistenza sanitaria – Polemiche e accuse    

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Il Fondo per il giornalismo investigativo dell’ Huffington Post, lanciato da Ariana Huffington nel settembre scorso, ha prodotto finora 50 articoli.

Nick Penniman, il direttore esecutivo del fondo, ha calcolato che la Redazione, composta da nove persone,  ha curato la pubblicazione fra i tre e i cinque servizi alla settimana. Alcuni di essi sono molto approfonditi, e hanno richiesto molte settimane di ricerche, mentre altri sono articoli più immediati e meno impegnativi.

Gli articoli – racconta Sfnblog -  vengono pubblicati sul sito del Fondo e possono essere diffusi da altre testate gratuitamente sotto Creative Commons.

Gran parte degli articoli – aggiunge Editorsweblog – sono dedicati a problemi relativi alle banche e al sistema sanitario. Un servizio recente sulla  vicenda di Benjamin French, il bambino di 12 anni nato con una malformazione a un braccio a cui era stata negata l’ assistenza sanitaria, ha scatenato un ampio dibattito negli Stati Uniti.

“L’ obbiettivo di un giornalismo non-profit come questo – ha commentato Penniman – è di provocare un forte impatto. Cercando di gestire al meglio sia il dibattito che la vita delle persone”.

Il Fondo per il Giornalismo investigativo dell’ Huffington Post è sostenuto da Atlantic Philanthropies, Knight Foundation,  Schumann Center for Media and Democracy e Markle Foundation. Ed è collegato, oltre ad essere cofinanziato, anche all’ Huffington Post.

Il collegamento con quest’ ultima testata  è stato però messo sotto accusa in gennaio, quando Gawker ha asserito che l’ Huffington Post stava approfittando dei benefici del lavoro del Fondo più di altre testate. Delle “altre 40 testate” che secondo il Fondo avrebbero pubblicato i loro lavori, Gawker aveva scoperto che la gran parte erano blog e aggregatori come AlterNet e commondreams.org.

In ogni caso gli articoli più letti hanno registrato centinaia di migliaia di pagine viste, ha precisato il direttore per il settore multimedia Amanda Zamora.

“C’ è ormai una vera e propria separazione fra le due strutture –  ha spiegato Penniman all’ American Journalism Review -, ma condividiamo una visione comune sulla profonda distorsione della nostra democrazia e su bisogno di far luce”.

“I donatori non hanno nessun ruolo nelle decisioni editoriali” del Fondo precisa comunque il sito web.

Il modello nonprofit – conclude Editorsweblog – viene considerato come il futuro del giornalismo. Anche in un clima di difficoltà economiche, organismi nonprofit InvestigateWest continuano a ricevere generose sovvenzioni.  Anche se la partenza piuttosto lenta dell’ accordo per la diffusione  nonprofit di contenuti messo a punto dall’ AP , ha messo in allarme gli esperti di media.

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