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Haiti: il primo Twitter-disastro

’L’ Apocalisse nell’ era del 2.0’’, una tesi di laurea sul modo con cui i social network hanno contribuito alla diffusione dell’informazione nelle prime 24 ore dopo il tremendo terremoto del 12 gennaio scorso,  mostra come,  anche se Internet è stato uno strumento fondamentale nella circolazione dell’ informazione, esso si sia rivelato inutile per le popolazioni haitiane, totalmente prive di accesso alla Rete – Una conferma di come può incidere concretamente il digital divide, il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione e chi ne è escluso, in modo parziale o totale

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Anche se Internet è stato uno strumento fondamentale nella circolazione dell’ informazione, tanto che i primi aiuti concreti sono arrivati proprio dalla rete, anticipando tutti i governi mondiali, esso è stato francamente inutile per le popolazioni haitiane. Una conferma di come sia pesante il digital divide, il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione (in particolare personal computer e internet) e chi ne è escluso, in modo parziale o totale.

Vista la condizione di povertà della maggior parte dei cittadini del paese caraibico, l’accesso alla Rete (anche solo per comunicare a qualche caro di essere sopravvissuto per esempio) era impensabile.

Di questo si sono accorti subito i primi soccorritori, gli  americani, che, sempre nelle prime ore post terremoto, hanno costruito una piccola stazione radio e hanno distribuito 55.000 radioline. La stazione radio di emergenza  ha cominciato a trasmettere per tutto il giorno un programma che elencava i luoghi dove erano situati gli accampamenti dei soccorsi e tutte le notizie di servizio utili per le popolazioni.

E’ il quadro che emerge da ‘’HAITI: L’APOCALISSE NELL’ERA DEL 2.0’’, una tesi di laurea che ricostruisce la mainstream informativa scattata subito dopo il terremoto, la sera del 12 gennaio 2010, e che Lsdi pubblica.

La ricerca – spiega l’ autore, Luca Rossi*, neolaureato in Comunicazione, col prof. Raffaele Fiengo, alla Facoltà di lettere dell’ Università di Padova – analizza in particolare come Internet, ma soprattutto i social network tra i quali Twitter e Facebook e le tecnologie come Skype e Google Earth, abbiano contribuito alla diffusione dell’informazione nelle prime 24 ore di “buio” dell’ informazione tradizionale.

Rossi ricostruisce le prime ore dopo il sisma attraverso le notizie delle agenzie d’informazione, i comunicati delle associazioni umanitarie, i video caricati su YouTube e i messaggi lanciati e lasciati nei vari blog. Ed è stato molto interessante osservare – osserva l’ autore – come i primi aiuti concreti, economicamente parlando, siano giunti proprio dalla rete , anticipando tutti i governi mondiali.

E analizza poi come l’evento abbia acquistato lo status di “notizia autonoma”, notizia cioè che si ramifica in varie sottonotizie correlate, perfino la presenza di gruppi xenofobi nati nei vari social network, di scherno nei confronti delle popolazioni colpite dal terremoto, oppure le numerose truffe, di chi prometteva fittizie raccolte fondi per Haiti e, per fortuna, tutte smascherate.

Ma perché il terremoto di Haiti? Se la rivolta post-elettorale in Iran della scorsa estate è stata la prima “Twitter rivoluzione” al mondo, il devastante terremoto del 12 gennaio ad Haiti è stato il primo “Twitter disastro” – racconta Rossi -. Sintomatico di come è cambiato il panorama mediatico dopo lo tsunami nell’Oceano Indiano nel 2004 o dopo l’uragano Katrina nel 2005 è il fatto che gli utenti dei più importanti social network di tutto il mondo si siano immediatamente messi in contatto con i popolari siti di microblogging per leggere le ultime notizie, esprimere la loro solidarietà, capire che cosa fare per dare una mano. E questa tesi ha voluto studiare e dar voce a questo fenomeno, risultato della rivoluzione non solo giornalistica ma anche socio-culturale che l’avvento di Internet ha avviato.

Internet, in particolare grazie a social network come Twitter e Facebook, è diventato lo specchio della realtà mondiale, un grande strumento per monitorare lo scorrere della vita nel mondo in tempo reale e un grande bacino da cui attingere informazioni.

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La tesi è scaricabile qui.

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*Luca Rossi, 23 anni, veneto, si è appena laureato in Comunicazione presso l’Università degli Studi di Padova. Ha collaborato con alcune testate giornalistiche locali, scrivendo soprattutto di sport. Ha realizzato e gestisce due siti web per due associazioni culturali del suo paese, Musile di Piave, in provincia di Venezia.

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