Il caso Paola Caruso: nel silenzio della stampa tradizionale la Rete ha mostrato di essere un vero media

Paola Caruso
Paola Caruso

Paola Caruso, la precaria del Corriere della Sera che sabato aveva cominciato uno sciopero della fame contro la direzione del quotidiano, ha sospeso la sua protesta. Ieri pomeriggio ha anche incontrato il direttore e i vertici del Corriere e ha ripreso a lavorare – La scelta di Paola è stata subito intercettata dalla Rete italiana che ha iniziato con la velocità dei blog e dei social network a diffondere e commentare la notizia – Domenica e lunedì scorsi era indubbiamente la notizia più discussa dalla rete di lingua italiana – Se pensiamo che siamo in tempi di quasi crisi di governo, l’effetto del gesto di Paola è stato deflagrante

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di Vittorio Pasteris

(…) Paola Caruso è riuscita a far parlare del suo caso e a riportare l’attenzione sul precariato e per la prima volta a parlare in campo aperto dei problemi del lavoro di giornalista, della sua professione. E’ anche riuscita ad ottenere un nuovo contratto, che con l’aria che tira non è niente male. E’ riuscita a non essere espulsa dal sistema e a far valere le sue richieste

Ancora una volta la Rete ha dimostrato di essere dal basso un vero media, con tutti i problemi che esistono anche nella famiglie più rispettate. Ora i precari normali e i precari giornalisti non possono perdere l’occasione di far cadere l’attenzione sui loro problemi e sulle loro storie, consci che con tanto coraggio si può abbattere il muro del silenzio e dell’omertà.

Gli enti del giornalismo, Ordine e FNSI, hanno fatto il loro lavoro. Hanno difeso la posizione di Paola e il suo coraggio sottolinenando i problemi della professione.

Il Corriere si è difeso con correttezza e ne esce bene. Certo era spalle al muro. Ma avrebbe potuto fregarsene, dall’alto della sua storia e della sua posizione ingombrante. E invece dopo intermediazioni e incontri ha accettato di riaprire il colloquio con Paola Caruso.

Un rumore assordante arriva dal “non pervenuto”, dal completo black out dell’informazione tradizionale che non ha neppure citato la storia di Paola Caruso. Se qualche esperto di cose giornalistiche ci spiegasse che la sua storia non era “notiziabile” saremmo  a disposizione per capire se ci sbagliamo. Ma temiamo le cose siano ben diverse. Si è persa una buona occasione per discutere di “certi problemi” dell’informazione italiana con i colleghi e con i propri lettori. Capirete che un sistema del genere non può reggere ancora a lungo soprattutto ai tempi di internet e in cui trasparenza nel dibattito fra lettori e giornalisti e nella scelta delle notizie è all’ordine del giorno

Da domani gli editori saranno più cauti nel fare porposte indecenti. Forse da domani faranno meno contratti indecenti e qualche sfruttato non avrà nel breve di trovare mezzi di sostentamento. Ma a che vale mettersi nelle mani dello sfruttamento sistematico, quando forse conviene tentare altre vie per trovare visibilità, lavoro e sicurezze.

Ora Paola ha tempo per rinfocillarsi fino addirittura ad ingrassare, per riposarsi, per riprendere il suo lavoro.

Ora ha anche la missione con i tanti che le sono stati vicina di continuare a tenere spalancata la porta che con molta forza e tenerezza ha aperto.

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L’ articolo integrale di Vittorio Pasters è sul suo blog.