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Nonostante differenti modelli di struttura proprietaria, una tendenza alla commercializzazione, incarnata dalla degenerazione dell’informazione in infotainment, il peso delle pressioni esercitate dalla proprietà e i condizionamenti provenienti dagli inserzionisti e dal mondo del marketing non sono diversi in Italia e in Gran Bretagna.
Il divario risiede invece nei diversi livelli di cultura professionale: il giornalismo britannico (e quello anglosassone in genere) sembra essere dotato di più efficaci anticorpi, di una cultura professionale che si erge a difensore di quei principi nei quali risiede il fondamento del buon giornalismo.
E’ una delle riflessioni al centro di una comparazione fra il giornalismo nei due paesi contenuta nella tesi con cui Federica Cherubini si è laureata in Storia del mondo contemporaneo all’ Università di Milano, col professor Nicola Pasini e secondo cui – alla fine – “il mito del giornalismo anglosassone, agguerrito ed indipendente, imperniato sulla regola aurea delle ‘notizie separate dai commenti’ e custode della verità , rimane ancora oggi vivo ed efficace.â€
“Giornalismo e democrazia: una comparazione tra Italia e Gran Bretagna†è il titolo della tesi, a cui l’ Osservatorio europeo di giornalismo dedica un ampia sintesi, pubblicando  anche il testo integrale della ricerca.
L’ Italia – osserva Federica Cherubini (secondo quanto riporta l’ Ejo) – “sembrerebbe porre un’attenzione molto più specifica al tema della tutela dei fondamenti etici e deontologici della professione. Essa è l’unico, o quasi, paese al mondo dotato di un Ordine dei giornalisti istituzionalizzato, previsto cioè da una legge dello Stato e di un decalogo di regole deontologiche sancito dalla leggeâ€, mentre  “in Inghilterra regna sovrana l’auto-regolamentazione e una tendenza refrattaria ad imporre per legge qualsivoglia vincolo e dettame alla libertà di informazione (a parte ovviamente il basilare rispetto delle leggi)â€.
Ma come mai “si ha la sensazione che in Italia non ci sia un effettivo rispetto di valori e principi tanto spesso enunciati e ripetuti, mentre nella più schiva Inghilterra la tolleranza di comportamenti giornalisticamente scorretti è molto minore? Quello che in Italia sembra mancare – osserva la Ricerca – è appunto la credibilità della sanzione.
Emerge dal lavoro che la sanzione morale che governa il principio dell’auto-regolamentazione britannica è molto più effettiva e cogente delle sanzioni, amministrative o giudiziarie che siano, derivate da norme giuridiche di fatto inapplicateâ€.
E d’ altra parte, in Gran Bretagna, “il fondamento primo della Press Complaints Commission, istituzione cui è demandato il giudizio in caso di violazioni del codice di condotta da parte di chi scrive sulla carta stampata, risiede nella sua autorità moraleâ€.
“L’importanza in Gran Bretagna del tema dell’indipendenza editoriale e del rispetto dei principi deontologici fondamentali – rileva la Tesi – è suffragata, oltre che dall’utilizzo di determinati strumenti, anche dalla diffusione dei sistemi di controllo della qualità . I Media Accountability Systems appaiono infatti parte integrante della realtà giornalistica inglese, mentre, al contrario, sono merce rara in Italiaâ€.
In conclusione, secondo Federica Cherubini, “il mito del giornalismo anglosassone, agguerrito ed indipendente, imperniato sulla regola aurea delle ‘notizie separate dai commenti’ e custode della verità , rimane ancora oggi vivo ed efficaceâ€.