Internet in Europa, 70% delle abitazioni collegate alla Rete
Nel 2006 la percentuale era del 49% – I dati del Rapporto Eurostat sull’ uso di internet nei 27 paesi dell’ Unione europea – Le abitazioni con banda larga sono il 61% (il 30% nel 2006) – Per quanto riguarda l’ uso di internet per attività di informazione, l’ Italia è al quintultimo posto, con una percentuale di poco inferiore al 40%, mentre il paese in cui gli internauti usano maggiormente il web per informarsi è la Danimarca, con l’ 85% – Globalmente però l’ utenza italiana è in costante crescita, con un incremento dell’ 11% nell’ ultimo anno (44% del totale della popolazione), ed è all’ avanguardia sul fronte degli apparecchi mobili (11 milioni, più 31% sul 2009, nel terzo trimestre del 2010 gli utenti di telefonia mobile che accedono ad internet attraverso il proprio cellulare).
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di Andrea Fama
È stato recentemente pubblicato il rapporto Eurostat 2010 sull’uso di Internet nell’Unione Europea a 27. Tra i dati di interesse contenuti nelle otto tabelle illustrate nel rapporto spiccano quelli relativi all’accesso ad Internet ed alla banda larga, all’utilizzo della Rete in merito ad informazione ed apprendimento on-line, alla ricerca di informazioni sui siti istituzionali.
Per quanto riguarda il primo aspetto, lo studio rileva che le abitazioni con accesso a Internet sono il 70% del totale (contro il 49% registrato nel 2006), mentre quelle con accesso a banda larga ammontano al 61% (una percentuale doppia rispetto al 30% del 2006).
Tabella 1: Abitazioni con accesso a Internet e alla banda larga, UE27 (%)
In proposito, commentare il digital divide tricolore sarebbe oneroso e ridondante; ci si fa l’abitudine, o addirittura ci si rassegna, trattandosi di un’anomalia così congenita e strutturata da essere ormai diventata ambiente, un po’ come la Torre di Pisa: non dovrebbe pendere, ma a noi piace così!*
Un secondo dato rilevante riguarda l’utilizzo che gli utenti europei fanno della Rete al fine di tenersi informati. Secondo la Tabella 2 riportata di seguito, circa la metà dell’utenza complessiva utilizza Internet per accedere ai giornali ed alle news on-line. Le categorie che maggiormente si informano in Rete sono quelle con un’istruzione medio-alta, comprese nelle fasce di età 25-54 e 55-74 anni, con un’occupazione professionale.
Tabella 2: utilizzo della Rete in merito ad informazione ed apprendimento on-line EU27, 2010 (%)
Dal canto nostro, secondo i dati diffusi da Nielsen aggiornati a settembre 2010, gli utenti italiani relegano l’informazione all’ottavo posto delle loro attività on-line da PC e al quarto posto se si considera l’accesso da mobile (questa differenza così sensibile è probabilmente dovuta alla natura generalmente più smart degli utenti mobile – vedi Tabella 3).
Tabella 3: Categorie di siti più visitati da PC e da mobile in Italia
Un ultimo cenno lo merita sicuramente il dato relativo alla ricerca di informazioni on-line sui siti di natura istituzionale. Ebbene, oggi che si fa un gran parlare di trasparenza, dati, archivi, governi e talpe, si segnala che poco più del 50% dell’utenza media europea scandaglia il Web alla ricerca di informazioni istituzionali. In Italia, quintultimo Paese tra i 27 Stati membri, la media scende sotto il 40%, mentre il Paese leader, la Danimarca, si attesta attorno all’85%.
Tabella 4: Utenti che negli ultimi 12 mesi hanno utilizzato Internet per ricercare informazioni dai siti istituzionali EU27, 2010 (%)
Rispetto all’Italia, la natura di quest’ultimo dato rivela non solo una maggiore attenzione – o quantomeno curiosità – di gran parte dell’utenza europea nei confronti delle attività istituzionali, ma, probabilmente, anche una maggiore predisposizione delle istituzioni del vecchio continente alla trasparenza ed al dialogo con i cittadini: in sostanza, se non sono Julian Assange e so che su un determinato sito difficilmente troverò le informazioni che cerco (perché non ci sono, perché sono ben nascoste, perché l’oracolo Google non riesce a sondare tutte le profondità del Web), allora perché mai andarci?
Emerge quindi il ritratto di un’utenza italiana in costante crescita, che solo nell’ultimo anno ha guadagnato l’11% di navigatori on-line, passando dai 21,6 milioni del settembre 2009 ai 24 milioni dello stesso periodo di quest’anno (44% del totale della popolazione italiana, secondo Nielsen); un’utenza che ancora una volta si dimostra all’avanguardia sul fronte mobile (nel terzo trimestre del 2010 sono 11 milioni gli utenti di telefonia mobile che accedono ad internet attraverso il proprio cellulare, il 31% in più rispetto allo stesso periodo del 2009); un’utenza che, tuttavia, ha bisogno di essere stimolata, e non ostacolata in tutti i modi. E il primo stimolo ad un maggiore, e migliore, utilizzo della Rete è senza dubbio rappresentato dalla possibilità di accesso al Web (magari anche a banda larga).
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*Tuttavia abbiamo di che rallegrarci: a fine novembre, ben 7 milioni di euro sono andati nelle tasche di circa 129.000 ragazzi come incentivo messo a disposizione dal Ministero dello Sviluppo economico per l’acquisto di un abbonamento a Internet veloce (54 euro ciascuno). A rallegrarsene, tanto ufficialmente quanto entusiasticamente, è anche il Ministro dell’Innovazione Brunetta, che considera questi interventi importanti “non solo per la crescita dell’alfabetizzazione informatica e la riduzione del divario digitale nel nostro Paese ma anche perché consentono di fare un concreto passo in avanti lungo la strada dell’innovazione e dell’aumento della produttività â€.
Per chi si stesse dubbiosamente interrogando, sì, si tratta dello stesso Ministro dell’Innovazione Brunetta che un mese prima aveva affermato quanto fosse “inutile pensare agli 800 milioni che mancano per la banda larga in Italia quando il suo livello attuale di utilizzo è inferiore al 50% … È un problema di cultura, non di reteâ€.
Solo due osservazioni:
1) Il problema culturale è in buona parte un problema che riguarda proprio la Pubblica Amministrazione, che a dispetto dei proclami non incentiva una reale innovazione né al suo interno né nei confronti dei cittadini;
2) 54 euro sono un piccolo passo per l’uomo, ottocento milioni ungrande passo per la società .