Cerchiamo di fare una cosa piccola ma ambiziosa, e di vedere cosa diventa.
Luca Sofri guarda così a ilPost, questo “coso†mezzo aggregatore e mezzo editore di blog che a mezzanotte ha fatto il suo ingresso nella Rete.
“Il problema – dice Sofri in un post/editoriale – è che non ha un nome, una cosa cosìâ€.
Non ha un nome ma si presenta sicuramente bene, molto bene.
E questa incertezza ontologica sulla sua natura è anche, secondo noi, un ottimo auspicio, perché è in linea con il clima di entusiasmo sperimentale che tutto il “movimento†generato intorno e dentro l’ online ha alimentato in questi ultimi anni. E che è tutto l’ opposto del modo spesso supponente con cui le novità giornalistiche su carta generalmente si presentano al mondo di quelli che Sofri, invece, fatica a chiamare lettori (“termine riduttivo: stiamo cercando di fare una cosa tutti insieme, uomini e donne di buona volontà â€).
Dunque ilPost non è un giornale online.
Giornale online – ragiona Sofri - “è un nome che allude a un tipo di contenitore di notizie che è stato molto ribaltato in questi anni ed è un nome che nasconde le vere dimensioni di questo cambiamento. Ci sono dei giornali online, sì: sono fatti come dei giornali di carta, a volte bene e a volte no, e sono online. Quello che vuole essere il Post, invece, è un’altra cosa. I suoi modelli sono americani, ma anche lì non sanno ancora come chiamarli. Strano, no? Si inventano parole per tutto. Invece anche loro li chiamano siti di news, o ancora blog, o superblogâ€.
Il Post – osserva ancora il direttore – è una cosa così: per metà aggregatore (altro termine equivoco), per metà editore di blog. Ha una redazione che pubblica notizie, storie, informazioni raccogliendole in rete e nei media, e linkando e segnalando le fonti. E ha una famiglia di blog affidati ad autori di diverse qualità e competenze ma con cui il Post condivide un’ambizione di innovare la qualità delle cose italiane, nel suo piccolo (e loro l’hanno riconosciuta e ci hanno creduto). Per chi lo ha seguito finora (nove anni), il Post è Wittgenstein, ma di più. Più storie, più link, più idee, più blogâ€.
“Ambizioni, parecchieâ€, continua Sofri, anche se biosgna restare con i piedi per terra.
“Introdurre di più internet nel sistema dell’informazione italiana, migliorare la qualità e l’affidabilità delle news e del giornalismo, rivedere le gerarchie delle notizie a cui siamo abituati, raccontare cose interessanti e che cambiano il mondo (bel claim già preso da Wired). Essere riconoscibili e rappresentare i propri lettori. Farsi venire delle idee. E farsi leggere senza il doping del sensazionalismo, dell’allarmismo e delle fesserie da tabloid. No boxini morbosiâ€.
Non è poco!