L’ associazione degli editori on-line (AOP) segnala una fenomenale crescita del mercato delle applicazioni – Significa che il settore dell’editoria on-line è fuori pericolo? – Entrate in risalita rispetto ai giorni bui del biennio 2008-2009, ma il quadro non è ancora chiaro
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L’ ultimo sondaggio realizzato dalla Associazione degli Editori On-line rivela una rinnovata fiducia basata su mobile, applicazioni e dispositivi: si tratta di qualcosa di concreto o gli editori stanno semplicemente rifacendo il trucco alle proprie aspettative in merito a modelli di business promettenti ma in attesa di conferme?
Lo studio annuale – racconta il Guardian – chiede agli editori di indicare i piani di sviluppo del proprio business per i successivi 12 mesi. Sebbene i rapporti forniti non indichino le entrate in maniera dettagliata, è opinione generale che queste ultime siano in risalita dopo i giorni bui del biennio 2008-2009. Nel report si parla anche dell’incredibile crescita delle applicazioni e del ruolo chiave che svolgono in merito alla fruizione di contenuti on-line a pagamento.
Flussi d’entrata
“É stato un periodo di significativa crescita ed innovazione rispetto alla stasi di un anno fa che ha reso gli editori incerti su come muoversiâ€, sostiene Lee Baker, direttore dell’AOP. “I dibattiti si concentrano spesso su come diversificare i flussi d’entrata e raccogliere e lavorare i dati attraverso il data miningâ€.
Rupert Murdoch non è l’unico a pensare che l’ iPad della Apple aprirà la strada ad una nuova generazione di contenuti digitali a pagamento. Il 61% dei membri dell’AOP – che include 42 tra testate ed emittenti brittaniche, da Future e CBS a Channel 4 e BSkyB – presenta un elenco di applicazioni “freemium†con contenuti a pagamento extra considerate la più grande opportunità di guadagno per mobile.
Le applicazioni sponsorizzate si attestano al 55%, di cui il 46% prevede sponsorizzazioni per Internet mobile e inserzioni all’interno dell’applicazione. Le applicazioni legate ad un acquisto unico sono meno popolari e raggiungono il 36%, mentre gli SMS si attestano solo al 6%. Una applicazione su sei è per iPad.
Non sorprende che, grazie all’ubiquità degli smartphone ed alla possibilità di convogliare una pubblicità più coinvolgente e targetizzata, il mobile sia in cima alla lista delle priorità per gli editori. Le applicazioni scaricabili, così come i progetti per iPad e tablet, sono una priorità per il 47% degli editori, con i video on demand e Facebook che si attestano rispettivamente al 35% e al 32%.
Non si può sottovalutare il problema relativo all’assunzione e alla successiva permanenza in azienda dei talenti della tecnica. Se le aziende inglesi hanno grosse difficoltà ad assumere e trattenere tali talenti, la situazione per i media è anche peggiore. Gli editori sono impegnati nel creare una cultura corporativa che sia attraente per gli ingegneri e gli sviluppatori abituati agli spazi in evoluzione della tecnologia. Ciò implica un’integrazione sempre maggiore tra lo staff tecnico e quello editoriale, piuttosto che la produzione, il ché consente di lavorare in maniera creativa e, allo stesso tempo, di tarare i cicli di produzione e l’entità dei gruppi di lavoro. Secondo l’AOP, gli editori hanno sempre più bisogno di portare a bordo questi talenti e, cosa non da meno, di capire quanto pagare queste rock star dello sviluppo.
“Gli editori stanno sviluppando la veste tecnica dei propri prodotti e servizi tanto velocemente quanto la maggior parte dei nomi di punta del settore tecnologicoâ€, sostiene Baker. “L’aspetto accattivante è far parte di un’organizzazione che unisce la propria tradizione al futuro sul quale si sta modellandoâ€. Le società devono anche dimostrare di stanziare budget adeguati allo sviluppo tecnologico e di non aspettarsi che i ricercatori lavorino con mezzi ridotti, sostiene Cain, a capo della sezione ricerca dell’AOL. Si tratta di inseguire equilibri difficili, poiché la domanda di investimenti nel campo tecnologico supera di larga misura i benefici visibili nel breve termine.
Secondo il sondaggio della AOL la BBC è di gran lunga la più grande minaccia agli editori commerciali, attestandosi al 54%. Secondo il 47%, invece, è l’economia, per il 44% il sistema di bloccaggio delle inserzioni e per il 42% i diritti ed il copyright, che seguono l’ascesa dei contenuti video in termini di popolarità . Google rappresenta una minaccia per il 30% degli intervistati, mentre Facebook – entrato nell’elenco per la prima volta quest’anno – per il 25%. Oltre la metà del campione (55%) ritiene che i feeds siano una priorità per l’anno in corso, il 75% ha indicato le applicazioni, mentre Twitter e Facbook si attestano incredibilmente al 92% ed al 95%.
Produttori di contenuti
Sebbene Facebook compaia di continuo nel sondaggio e sia il sito più visitato al giorno, Baker sottolinea che il social network “non è assolutamente un membro dell’AOL. Non riconosceremo Facebook quale produttore di contenuti, né tantomeno loro si definiscono taliâ€.
“Consideriamo Facebook come una parte necessaria dello scenario mediatico con la quale abbiamo bisogno di lavorare insiemeâ€, dichiara Tim Cain. “Tutti i brand sono legati ai social media, ma guardando i dati, Facebook conosce perfettamente l’utenza e, potenzialmente, in quell’ambito potrebbero essere in grado di sviluppare ogni prodottoâ€.
(traduzione di Andrea Fama)