Per un’ etica dell’ informazione partecipativa
Ora che tutti possono fare informazione, la questione dell’ etica – che è essenziale per un impegno giornalistico serio – si pone in maniera globale.
Lo rileva Francis Pisani sul suo blog su lemonde.fr.
Secondo Pisani, alcuni giornalisti pensano che questa potrebbe essere senz’ altro (attraverso una serie di processi ricavabili dall’ esperienza) il contributo più utile dei professionisti all’ informazione partecipativa. Ma – aggiunge – questi ultimi non possono decidere da soli.
La prima difficioltà consiste nel determinare come quell’ insieme di regole e di atteggiamenti più o meno immutabili si debba applicare in circostanze che cambiano continuamente nel campo delle tecnologie informatiche della comunicazione.
Cinque sfide – dice Pisani – mi sembrano particolarmente importanti. E implicano, quanto meno, un cambio di scala in rapporto a quello che succedeva ‘ieri’.
- La participazione di massa di non professionisti, come testimoni e come analisti. Che ora sono parte integrante di tutta l’ informazione utile e utilizzata.
- La copertura degli avvenimenti in tempo reale. Che accresce l’ esigenza di ‘velocità ’ (originata dalla competizione economica fra i media).
- L’ eccesso di informazione (ma forse è meglio la nozione di “squilibrio informazionaleâ€) e il fatto che è altrettanto difficile trovare una informazione pubblica di qualità quanto rivelare quello che è veramente segreto e importante. Â
- Le nuove forme di manipolazione e di controllo da parte dei poteri che possono, come tutti, ricorrere alle nuove tecnologie. Â
- La possibilità di trasparenza (grazie ai link ipertestuali, fra le altre cose) che David Weinberger ci invita a considerare come la “nuova obbiettività †.
Ma a tutto questo si intrecciano almeno altre tre questioni:
- Che importanza accordare alla dimensione etica quando si contribuisce al flusso informazionale?
- Quali sono le sfide specifiche dell’ era digitale?
- Quale può essere il contributo dei giornalisti?
Il dibattito è aperto*.
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*Pisani avverte che sull’ argomento, nel quadro di un dibattito analogo aperto dalla Fondazione per un nuovo giornalismo iberoamericano (FNPI in spagnolo) creato a Cartagena, in Colombia, da Gabriel GarcÃa, ha scritto  un articolo (in spagnolo).