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Nonostante il rallentamento generale, la quota della pubblicità online sul totale del mercato pubblicitario ha continuato a crescere in modo significativo in tutta Europa. Nel Regno Unito, internet detiene la fetta più grande e si attesta sul 30%, a seguire, i paesi Nordici (Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia), con una quota tra il 20% e il 25%. Francia e Germania sono invece in linea con la media Europea del 18-19%.
Sono dati dell’ ultimo Rapporto annuale sull’ advertising online in Europa elaborato dagli dagli analisti della società di ricerca Screen Digest e diffusi da IAB Europe, associazione internazionale dedicata allo sviluppo della comunicazione pubblicitaria.
Ventitre i paesi presi in esame – spiega IAB Italia -, dai mercati più evoluti dell’Europa nord-occidentale a quelli emergenti di Sud e Est Europa, ai nuovi e per la prima volta inseriti nel rapporto 2009, Russia, Bulgaria, Svizzera e Slovacchia.
Dall’ analisi emerge anche che il settore digitale è l’unico a far registrare una crescita in tutto il settore pubblicitario, anche se il tasso di crescita del 4,5% rappresenta un significativo rallentamento rispetto agli anni passati, 2007 e 2008 in particolare, quando gli aumenti erano stati  rispettivamente del 40% e del 20%.
Gli investimenti sulla pubblicità online sono aumentati in quasi tutti i 23 paesi presi in considerazione, raggiungendo un valore totale di 14,7 miliardi di euro (nello stesso periodo, il valore dell’intero mercato statunitense ha raggiunto invece i 16,3 miliardi di euro).
Per quanto riguarda le quote di mercato, i sei maggiori mercati d’Europa che rappresentano da soli il 76% dell’online advertising del vecchio continente, hanno tutti fatto registrare un dato in crescita, sebbene a una sola cifra: Regno Unito +4,6%, Francia +1,7%, Germania +5,2%, Olanda +1,9%, Spagna +7,7%, Italia +6,5%. Il tasso di crescita risulta più elevato in paesi come Italia e Spagna, che partivano però da una base di investimenti inferiore.
Di quelli analizzati, solo quattro mercati fanno registrare una crescita a doppia cifra: Polonia, Turchia, Austria e Grecia, tutte nazioni emergenti che partivano da un bassissimo livello di investimenti.