Russia: anche nella stampa un processo strisciante di revisione della figura di Stalin

stalin Mentre Putin loda il dittatore per ‘’aver creato una superpotenza e aver vinto la guerra’’ e il presidente Medvedev crea una ‘’commissione contro le falsificazioni della storia a danno degli interessi della Russia’’, nel paese si diffonde un occulto tentativo di dipingere un’immagine più benevola del leader sovietico – E questo meccanismo tocca anche i giornali – Le cause intentate dal nipote di Stalin – “In Germania, negare l’ olocausto è un crimine. In Russia, negare i crimini di Stalin (o almeno sminuirli) è diventata parte della nuova correttezza politica del Cremlino” – Il nipote di una vittima: ‘’Stalin ha ucciso 20 milioni di persone, compreso mio nonno. E’ terribile che Putin ne stia facendo un eroe’’

———-

di Valentina Barbieri

Lo stalinismo è un passato oscuro con cui fare i conti per la Russia.

Negli ultimi tempi alcuni segnali trasmettono con forza una visione meno negativa di Stalin.

Quest’estate nella stazione Kurskaja della metropolitana di Mosca è riapparsa la frase dell’inno sovietico “Stalin ci ha cresciuti nella fedeltà al popolo e ci ha ispirati nel lavoro e nelle imprese eroiche”. Sono stati pubblicati libri scolastici che definiscono Stalin “un manager efficiente”, mirati a trasmettere un messaggio comunque di “storia positiva”.

Lo stesso presidente Medvedev ha creato una commissione contro le falsificazioni della storia a danno degli interessi della Russia, che riguardano in particolar modo la politica dell’Unione Sovietica durante la seconda guerra mondiale.

E ora questo processo di rielaborazione della figura di Stalin ha toccato anche la stampa.

Alexander Podrabinek, scrittore ed ex dissidente sovietico, ha subito forti pressioni per un articolo pubblicato a settembre in cui attaccava il culto assoluto dei veterani di guerra e del lavoro sovietici.

Altrettanto significative sono le cause intentate dal nipote di Stalin, Evgenij Džugašvili, nei confronti del giornale Novaja Gazeta e della stazione radiofonica Echo Moskvy per danni morali.

Nell’articolo di Anatolij Jablokov, pubblicato sulla Novaja Gazeta, l’autore definiva Stalin un «cannibale sanguinario» e dichiarava che «Stalin e i cekisti sono accomunati da molto sangue». Il 13 ottobre il tribunale del quartiere Basman di Mosca ha dato ragione alla Novaja Gazeta, negando la presenza nell’articolo di dati “inventati, non corrispondenti alla realtà”. DžugaÅ¡vili si è quindi rivolto alla Corte di cassazione del tribunale di Mosca, che di nuovo il 25 dicembre non ha accolto l’accusa di diffamazione.

La settimana precedente, la richiesta di DžugaÅ¡vili di ottenere da Echo Mosvy una compensazione di 10 milioni di rubli ($326,900) per danni morali era stata rifiutata. La causa si rifaceva ad una dichiarazione risalente ad ottobre dello speaker radiofonico di Echo Moskvy Matvey Ganapolskij. Il commento di Ganapolskij ad una citazione del libro “Staliniada”, era stato: “Stalin ha firmato l’ordine che i bambini potessero essere fucilati dall’età di 12 anni come nemici della nazione. Quale bastardo oserebbe dire una sola parola in sua difesa?”.

Per Reuters gli storici considerano la decisione della corte come una vittoria in un paese in cui c’è un occulto tentativo di dipingere un’immagine più benevola del leader sovietico.

Secondo Anna Arutunyan del settimanale Moscow News le prime a non trasmettere una posizione chiara sullo stalinismo sarebbero le autorità russe “Ce ne sono molte intente a non svegliare il can che dorme e altre (compreso il presidente Dmitrij Medvedev) che si sforzano di soffocare qualsiasi tentativo di riabilitazione del dittatore.”

In effetti le posizioni di Medvedev e Putin parrebbero in contrasto.

In un video pubblicato nel suo blog, il presidente russo Medvedev ha condannato il ruolo di Stalin nella storia del paese. Il video è stato messo online non a caso il 30 ottobre, giorno della memoria delle vittime della repressione stalinista. Nel video, il presidente dichiarava: “Milioni di persone sono morte a causa del terrore e delle false accuse. Credo che nessun progresso, successo o ambizione nazionale debba avvenire a costo dell’infelicità e delle perdite umane. Non ci sono scuse per la repressione.”

Per Anna Arutunyan “Le dichiarazioni di Medvedev spiccano chiaramente in un’atmosfera nel quale alcuni storici si sono lamentati che fosse negato loro l’accesso agli archivi e anche che fossero accusati di rivelare segreti di stato”.

Il premier Vladimir Putin è invece decisamente più cauto nella valutazione. Il 3 dicembre durante la rituale “linea diretta” televisiva, Putin ha dichiarato che è “impossibile dare un giudizio generale”.
“Abbiamo vinto la Seconda Guerra Mondiale, qualsiasi cosa se ne dica. Anche se consideriamo le perdite, nessuno ora può lanciare pietre contro le persone che hanno pianificato e guidato questa vittoria, perché se avessimo perso la guerra, le conseguenze per il nostro paese sarebbero state molto più catastrofiche”. Il premier ha comunque sottolineato che gli obiettivi “sono stati raggiunti ad un costo inaccettabile”.

Per Sergej Markov, deputato di Russia Unita e membro della commissione per la falsificazione della storia, le dichiarazioni di Medvedev indicano “che non c’è stata riabilitazione di Stalin e non ci sarà” e mirano a rassicurare media occidentali e pubblico russo sulla linea del Cremlino.
Markov sostiene anche che il processo di destalinizzazione avvenuto durante la perestrojka e nei primi anni Novanta sia stato un “enorme passo in avanti” ma un processo “troppo isterico” per essere pienamente adeguato. La questione andrà quindi rivista ma solo quando la gente sarà pronta.

Rotislav Turovkij della Scuola Superiore di Economia vede quella di Medvedev come una mossa politica poco convincente “E’ una visuale limitata, data l’impopolarità della visione liberale nella società russa”.

Per Georgy Mitrofanov, professore di storia all’Accademia di Teologia di S.Pietroburgo che ha scritto molto su chiesa russa ortodossa e stato sovietico, il rifiuto di rielaborare la tragedia ha avuto un effetto valanga. “Con gli ex prigionieri dei gulag e i parenti delle vittime del terrore che vivono accanto a ufficiali e poliziotti che hanno seguito gli ordini di Stalin per decenni, è diventato impossibile capire la portata dei crimini passati”

Anche Boris Belenkin, direttore delle ricerche di Memorial, vede un elemento preoccupante nella mancata formazione di una memoria storica. “Non c’è consenso sulla questione Stalin: libri diversi riportano versioni diverse. Nessuno sembra aver tirato una conclusione”. Uno degli elementi che per Memorial renderebbero la questione così dolorosa è il fatto che molte delle vittime delle purghe siano state scelte completamente a caso. E’ quindi difficile razionalizzare il processo.

Natalja Naročnickaja, presidente della Fondazione Prospettica storica, sostiene la necessità di “fare pace con il fatto che la nostra intera storia ci appartenga” e non “di strapparne certe pagine”.

Stalin0 Sul cosa renda lo stalinismo un tema così complesso da affrontare ci sono varie ipotesi.

Tim Wall, di Moscow News, individua alcuni elementi chiave nella mancanza di processi come quello di Norimberga, nell’assenza di una commissione di Verità e Riconciliazione (come quella proposta in Sud Africa dopo l’apartheid), nella difficoltà a rapportarsi a questo proposito con il servizio di sicurezza e nella mancanza di sostegno psicologico alle vittime o aiuto esterno a ONG.

Il fatto di non aver imparato la lezione della storia potrebbe per Wall minacciare seriamente il futuro della Russia. “Glorificare o giustificare lo stalinismo oggi rischia di far ripetere da capo gli stessi errori (burocrazia e repressione)”.

Per Vadim Nesterov, di Gazeta.Ru, la natura sacra che ha assunto la seconda guerra mondiale negli ultimi decenni fa sì che non sia possibile per i russi accettare pienamente l’immagine di Stalin-tiranno. É innegabile infatti che la guerra sia stata vinta e che sia stato Stalin a guidare l’esercito durante quel periodo. Il governo si trova quindi in un vicolo cieco: non può discostarsi dalla sacralità della vittoria della guerra, anche se lo volesse; ma non può nemmeno glorificare il dittatore. Invece di avere una figura storica controversa che ogni persona può interpretare a modo suo, siamo lasciati con due Stalin polarizzanti: un maniaco paranoico e privo di talento e il grande leader senza vittime.

Il presidente di Memorial, Arsenij Roginskij, si interroga sul gesto di Mededev. “Spero che Medvedev abbia intuito il pericolo di una netta stalinizzazione, e che lui e la sua cerchia abbiano paura che la cosa gli si rivolti contro.” Anche Roginskij individua una situazione piuttosto complessa dal punto di vista del confronto storico. “I nostri ideologi si trovano in una situazione alquanto complessa. Non giustificano il terrore, che viene definito con il termine astratto “repressione”, ma dicono che ci siano state vittime sull’altare della nostra modernizzazione, sull’altare delle nostre vittorie”.

Anche la stampa estera, specialmente nell’ultimo periodo, ha preso ad interrogarsi sul rapporto tra Russia e il suo passato.

Il 2 settembre El Pais commentava così la visita del primo ministro Putin in Polonia: “gli interessi legati all’attuale egemonia nell’area si fondono all’evidente incapacità di assumere la responsabilità storica del passato, che nel caso delle azioni di Mosca in relazione a Varsavia è molto seria”

Per il Financial Times la Russia è ancora lontana da un onesto dibattito su Stalin, perché riconoscerlo come un dittatore per la maggioranza dei russi vorrebbe dire mettere in discussione la vittoria sovietica sui fascisti, e “l’élite autoritaria di Putin approfitta sfacciatamente di questo”.

Il Times ha pubblicato un articolo dal titolo “Russian textbooks attempt to rewrite history”, dando spazio qualche giorno dopo alla replica del console russo a Londra, Juryj Fedotov, che ha invitato i media britannici a non esasperare la situazione con quello che chiamano il processo in corso di “ristalinizzazione” della società russa e della istruzione scolastica.

Molto critico lo era stato infatti anche l’articolo di Owen Matthews sul Daily Mail. Per il giornalista il Cremlino nel ripulire l’immagine di Stalin e resuscitare il concetto della Grande Russia, sta “invitando a sostenere un nuovo pericoloso tipo di nazionalismo”.

La differenza tra la rielaborazione tedesca e russa del passato sarebbe evidente da alcuni elementi cardine.“In Germania, negare l’olocausto è un crimine. In Russia, negare i crimini di Stalin (o almeno sminuirli) è diventata parte della nuova correttezza politica del Cremlino”

Tutto questo sarebbe rapportabile anche allo sviluppo socioeconomico del paese, che la Germania potrebbe, a differenza della Russia, portare come “prova” dei cambiamenti del paese.

Secondo Babič, di Russia Profile, il punto di vista occidentale tende ad essere semplicistico e non tiene in considerazione il fatto che la de-stalinizzazione è stata “preparata in segreto e condotta senza consultare le persone, in maniera molto staliniana.” Le bugie sul “genio strategico” di Stalin negli anni 50 sono state sostituite da “bugie silenziose”, ovvero forti restrizioni nel menzionare il nome di Stalin. Questo silenzio sostituiva un vero rifiuto dello Stalinismo, che invece starebbe avvenendo ora. “Ma l’Occidente sembra chiedere ai russi di attenersi alla visione più negativa della nostra storia del 20 secolo, denunciando ogni “deviazione” da questa linea con un linguaggio più duro di quello usato da Chruščёv per denunciare il “gruppo anti-partito” dei suoi critici filostaliniani nel 1957.

I sondaggi

Polemiche a parte, i dati del 6 dicembre del VCIOM, il centro di studio dell’opinione pubblica russa, danno una panoramica piuttosto interessante.

Alla domanda “Come guarda a Stalin?”, il 37% degli intervistati ha risposto “Con rispetto”, “con simpatia” o “con ammirazione”, il 28% “con indifferenza”. I restanti hanno fatto emergere sentimenti di rabbia, paura, odio.

Per il 34% degli intervistati Stalin è “un crudele tiranno disumano, colpevole dell’uccisione di milioni di innocenti”, ma la stessa percentuale di persone ritiene che “Qualsiasi siano gli errori e i difetti che si attribuiscono a Stalin, la cosa più importante è che sotto il suo comando il nostro popolo è risultato vincitore della Seconda Guerra Mondiale”. Il 21% vede in Stalin un “saggio leader che ha portato l’Unione Sovietica alla potenza e alla prosperità”. Una percentuale leggermente inferiore (17%) pensa che la politica di Stalin (la distruzione dei quadri militari, l’accordo con Hitler) abbiano portato al fatto che il paese fosse impreparato alla guerra del 1945.

Vale la pena di soffermarsi su un dato: per il 26%, un quarto degli intervistati, “non si sa ancora tutta la verità su Stalin e sulle sue azioni”.

————–

Fonti:
Il presidente russo Dmitrij Medvedev condanna il ruolo di Josef Stalin nella storia, Anna Arutunyan, Moscow News, 03.12.2009

Imparando le lezioni dello stalinismo, Tim Wall, Moscow News, 16.11.09

Dissotterando la verità su Stalin, Anna Arutunyan, Moscow News, 16.11.09

Lo spettro di Joseph Stalin, Veronika Dorman, Russia Now, 04.12.09

L’ambasciatore russoha esortato i media britannici a non “distorcere” il ruolo di Stalin nei libri di storia, barev.net, 3.12.09

La prigione delle torture di Stalin, verso l’anniversario dei 130 anni di I.V. DžugaÅ¡vili, Novaya Gazeta, Lidja Golovkova, 07.12.09

La seduta del tribunale per l’azione del nipote di Stalin contro Echo Moskvy si terrà il 24 dicembre, RIA Novosti, 19.12.2009

Vladimir Putin loda Stalin per aver creato una superpotenza e aver vinto la guerra, Tony Halpin, Times, 4.12.09

Arsenij Roginskij: “Un’interpretazione indipendente della storia richiede all’insegnante al docente un certo coraggio, Galina Akkerman, RFI, 03/12/2009

Stalin ha ucciso 20 milioni di persone, compreso mio nonno. E’ terribile che Putin ne stia facendo un eroe, Owen Matthews, Daily Mail, 3.12.2009


Il nipote di Stalin ha perso un altro processo, BBC, 25.12.2009

I molti funerali di Stalin, Dmitry Babich, Russia Profile, 16.11.2009

Dati del VCIOM :
http://wciom.ru/zh/print_q.php?s_id=632&q_id=45685&date=06.12.2009

http://wciom.ru/zh/print_q.php?s_id=632&q_id=45688&date=06.12.2009