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Il concetto è semplice: zoomare all’ infinito.
E’ basata su questo principio Seadragon, una tecnologia che – come racconta Frédéric Filloux nella sua ultima Monday Note (â€The future of content navigationâ€) –  Microsoft ha acquisito nel 2006 e che ha poi rifinito integrandola ora come uno dei servizi di MSN, qualcosa che chiunque può già utilizzare.
Filloux parte da questa immagine qui sotto, una immagine “gigapixelâ€.
Mentre una fotocamera digitale tradizionale cattura in media immagini con 10 milioni di pixel, questa è in grado di arrivare ai 2,6 miliardi di pixel. L’ immagine qui sopra ha in pratica una risoluzione 260 volte più grande della riproduzione dello stesso paesaggio della Sierra Nevada che verrebbe scattata da una macchina tradizionale. Traducendo la cosa in termini fisici, per ottenere quella risoluzione (e quindi per esempio, per poter scorgere quella jeep) ci vorrebbe una immagine larga 25 metri.
Ecco che cosa fa Seadragon: ti permette di immergerti in una immagine fino ai più piccoli dettagli. Il sistema di zoomata in profondità di Seadragon realizza questa fluidità mandando delle richieste a una database di “tessereâ€, ciascuna delle quali rappresenta una porzione dell’ immagine totale. Le tessere richieste vengono caricate quando si zooma o si regola la profondità . E poiché ogni singola richiesta è di dimensioni modeste, e ha bisogno quindi solo di piccole porzioni dello schermo, il processo funziona bene anche con una connessione internet normale. E’ possibile provare anche con questa mappa+foto dell’ Yosemite National Park.
Per capire che cosa questo può significare per i media – aggiunge Filloux – Bill Grow, manager del Live Labs group di MSN e Beatriz Diaz Acosta, ingegnere senior, hanno mostrato che cosa si potrebbe ottenere. In un prototipo, hanno usato una serie di 6400 pagine delle ultime edizioni del Seattle Post Intelligencer, il quotidiano locale che ha chiuso pochi mesi fa.
Ecco: un intero anno di un quotidiano fissato su una sola immagine. 365 giorni x 50 pagine di giornale in media fanno circa 17.800 pagine da “navigareâ€. La collezione viene rappresentata usando una serie di “thumbnails†(minifoto) che sono troppo piccole per essere identificate. Un click serve per scegliere il mese, un altro click le organizza in modo più agevole per settimana. Ora invece posso prendere una immagine e mi ci tuffo dentro. L’ unico strumento che uso è lo scroll del mouse, oppure un altro qualsiasi mezzo che mi permette di andare in profondità . Potrebbe essere un trackpad, oppure la favolosa interfaccia Microsoft Surface, una sorta di “tavolino†da caffè largo 30 o 40 pollici che consente tutta una serie di manipolazioni tattili.
Diversamente dal sistema di hyperlink che si usa quando si va da una pagina a un’ altra, nell’ interfaccia che si basa su Seadragon io non sto “lasciando†il mio giornale. Resto all’ interno di una serie di elementi zoomabili. Se arrivo su una pagina che mi interessa, ancora, posso zoomare su un articolo particolare (che, en passant, è costruito in maniera da consentire il “vecchio†rimando al seguito dell’ articolo su un’ altra pagina).
Per quanto riguarda monetizzazione e business model: una conseguenza di questa innovativa esperienza di navigazione è la possibilità di reinventare la pubblicità online. Come sostenevo in una precedente Monday Note ( The Web Design Problem), la pubblicità online soffre di un difetto di base: il suo obbiettivo principale è di condurre il lettore lontano dal contenuto di quella pagina. Immaginiamo una televisione commerciale, che ci obbligasse a cambiare canale per vedere gli spot. La grande risoluzione di Seadragon ci dà invece la possibilità di zoomare in profondità fino a leggere il testo di un annuncio, oppure di risalire indietro alla dimensione di un cartellone. Questo porta con sé nuovi modi di fare pubblicità sul web.
Lo zoom infinito può essere usato per raggiungere vari livelli di informazioni, come i prezzi o offerte dettagliate che diventano visibili solo se zoomi abbastanza in profondità . Come si può vedere nell’ immagine qui sotto della Yosemite map con l’ allargamento di un box nell’ angolo in basso sulla destra della piantina.
Bill Grow, dei Laboratori Microsoft, sottolinea che non si tratta di un demo di un prodotto, ma di un prototipo. Che si basa su tecnologie già disponibili e messe a punto altrove. Ma, in maniera inconfutabile, esso illustra quante possibilità di rafforzare e approfondire l’ esperienza di navigazione su internet esso offra ancora.
Il web che conosciamo? Siamo solo all’ inizio.