I media ‘’lenti’’ sono accoglienti e caldi. E amano la condivisione, afferma un documento lanciato da un gruppo di giornalisti tedeschi – I media lenti ‘’sono progressisti, non reazionari, si basano sulla qualità , sia nella produzione che nella ricezione dei contenuti, puntano sulla fiducia e hanno bisogno di tempo per diventare credibili: insomma, dietro i media lenti ci sono degli uomini. E si sente’’.
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Uno dei concetti chiave nel paesaggio mediatico del secondo decennio del 21° secolo sarà il concetto di ‘’lentezza’’.
Lentezza nel senso dello ‘’slow food’’ e non nel senso di ‘’decelerazione’’.
Proprio come lo ‘’slow food’’ i media lenti non hanno niente a che spartire con il  consumo rapido. Staranno invece nell’ orizzone della scelta meditata degli ingredienti e della preparazione concentrata. I media lenti sono accoglienti e caldi. E amano la condivisione.
E’ il quadro in cui si muove il  Manifesto per gli slow media (Das Slow Media Manifest) promosso da un gruppo di operatori dei media tedeschi. Il manifesto viene dopo un analogo documento su  Internet che, come racconta Owni.fr *,  aveva suscitato una certa discussione.
Gli slow media, secondo il manifesto,
– contribuiscono alla ‘’perennità ’’
– promuovono la concentrazione dell’ utente
– puntano al perfezionamento
– rendono palpabile la qualitÃ
– incoraggiano i ”prosumer”
– sono discorsivi e alimentano le conversazioni
– sono dei media sociali
– rispettano i loro utenti
– si diffondono via segnalazioni
– sono extratemporali
– hanno un’ aura, che diffondono intorno, dando la sensazione di essere prodotti in maniera artigianale
– sono progressisti, non reazionari
– si basano sulla qualità , sia nella produzione che nella ricezione dei contenuti
– puntano sulla fiducia e hanno bisogno di tempo per diventare credibili
Insomma, dietro i media lenti ci sono degli uomini. E si sente.
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(*vedi anche Senzamegafono)