(foto, via Narvic: La barchetta e il bunker – cc Roberto Ferrari)
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Le aziende francesi che fanno informazione online si divideranno per il 2009 venti milioni di euro a titolo di contributi dello Stato allo Sviluppo dei servizi di stampa online (fondi SPEL), previsti da un decreto dell’ 11 novembre scorso.
L’ annuncio è stato dato da leMonde.fr e ha provocato anche proteste e critiche nella blogosfera d’ oltralpe.
Lo stanziamento di questi fondi – spiega leMonde.fr – è arrivato dopo gli Stati generali della stampa scritta (vedi Lsdi), con l’ attribuzione di 60 milioni di euro di contributi, su un triennio, alle testate giornalistiche su internet. Questa somma verrà versata per l’ 80% sotto forma si sovvenzione e per il restante 20% come anticipazioni rimborsabili.
Per la prima volta quindi – sottolinea leMonde – gli editori online avranno accesso ad aiuti statali, allo modo di quanto avviene per i giornali.
Vari siti di informazione pure players, cioè esistenti unicamente sul web, beneficeranno delle sovvenzioni: fra di essi Rue89 (249 000 euro), Mediapart (200 000) o Slate.fr (199 000 euro). Ma, come lamentano questi ultimi, la maggioranza dei fondi dovrebbe andare ai siti della stampa tradizionale.
“Il tempo a disposizione fra l’ approvazione del decreto e il termine per la presentazione delle domande era troppo poco, meno di quindici giorni – sottolinea Maurice Botbol, presidente del Sindicato della stampa indipendente di informazione online (Spiil). La stampa tradizionale si è precipitate con dei dossier già pronto, a volta vecchi di anni. Era meglio attrazzata di noi’’.
Un piatto di lenticchie
E ora che la notizia è ufficiale, ‘’Perché io non ricevo alcuna sovvenzione?’’, si chiede ad esempio provocatoriamente, Thierry Crouzet sul suo blog. ‘’Perché noi altri blogger che scriviamo tutti i giorni e quindi facciamo parte della stampa online non prendiamo un soldo?’’
E Narvic su novovision parla di ‘’tradimento per un piatto di lenticchie’’. ‘’ E’ la ricostruzione pura e semplice di un Muro di Berlino per l’ informazione su internet, la bunkerizzazione del giornalismo professionale’’, proclama.
‘’Credete che noi – sottolinea invece Crouzet – rispondiamo ai criteri con cui vengono scelti i destinatari delle sovvenzioni? Certamente no: il governo sovvenziona solo la stampa che può controllare, cioè quella che somiglia a una azienda (in rosso preferibilmente). Noi invece non perdiamo soldi e creiamo ricchezza. Non stiamo rovinando nessun investitore né pompiano le tasse dei nostri concittadini. Partecipiamo alla vita culturale e non abbiamo niente da ricevere’’.
Ci minacceranno di farci tacere – prosegue Crouzet -, di querelarci per diffamazione se saremo impertinenti o politicamente scorretti, ci discrediteranno, accusandoci di fare del giornalismo da fogna… e tutto solo perché non vogliamo stare al gioco, perché non chiediamo niente e perché siamo liberi’’.
L’ indipendenza
La questione delle sovvenzioni, secondo Narvic, ‘’pone un grosso problema rispetto all’ indipendenza di una stampa francese già ampiamente sovvenzionata dallo Stato, che nel caso della stampa online diventa ancora più opaca. L’ elenco dei beneficiari, così come l’ am montare delle sovvenzioni all’ informazione online non sono state rese pubbliche!
E’ più che strano – aggiunge Narvic -, è più che un’ anomalia. E’ uno scandalo. Il fatto stesso che la stampa, nel suo insieme, si rifiuti deliberatamente di svolgere il suo ruolo di informazione dei cittadini-contribuenti sull’ utilizzazione dei fondi pubblici, proprio nel momento in cui ne è anche beneficiaria, basta, secondo me, a mettere in luce la gravità del problema: la stampa ha quindi delle cose da nascondere, da nasconderci, sui nostrui soldi e su quello che se ne fa!’’
Ma, continua Narvic, ‘’questa manna pubblica è in realtà assegnata a certe condizioni. E queste condizioni consistono per
quanto riguarda i pure players a rientare nei ranghi del buon vecchio giornalismo ‘’all’ antica’’. E questo porta a negare (…) proprio quello che c’ era di originale in queste sperimentazioni online, quel rimescolamento delle frontiere tradizionali del mestiere di giornalista, quella ibridazione fra amatori e professionisti che è la vera caratteristica della Rete’’.
Insomma ‘’un tradimento per un piatto di lenticchie’’.