Superato il PageRank di Google, ora il ranking passa per Twitter

Wikio

La progressiva diminuzione dell’ uso dei link e l’ avvio di un nuovo sistema di valutazione della pertinenza dei contenuti attraverso le citazioni dei social media – Intanto nasce Twikio, cioè Twitter+Wikio, un nuovo algoritmo che realizza  le classificazioni degli articoli attraverso i “re-tweet”  – Un articolo di Benoit Raphael su “Demain tous journalistes?”

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Col passaggio “da un web dei sedimenti  a un web in tempo reale” e con la progressiva diminuzione dell’ uso dei link, il ranking delle pagine web basato sui link diventa sempre meno efficace per valutare la pertinenza di un contenuto,  mentre si comincia già a profilare un nuovo sistema, basato sulle citazioni che un determinato contenuto ottiene su Twitter o sugli altri social media .

Ne è convinto Benoit Raphael, che su Demain tous journalistes? cita in particolare la nascita di Twikio, l’ ultima innovazione dei  laboratori di Wikio. Twikio – che significa Twitter+Wikio – “è un nuovo algoritmo, che – spiega Raphael – permetterà al celebre aggregatore di media di classificare i contenuti dei blog non solo in funzione dei backlink ( cioè i link che puntano verso di essi) ma anche in funzione delle citazioni ricevute su Twitter”.

Twikio

Il passaggio da un sistema all’ altro non è anodino. L’ utilizzo dei link per calcolare la pertinenza dei contenuti è alla base del sistema del PageRank di Google che, sviluppato nel 1998 da Larry Page e Sergej Brin (allora molto meno ricchi e famosi di oggi…), aveva segnato l’ inizio di una nuova era, quella del “Web1” se si vuole, che permetteva agli utenti di trovare delle informazioni pertinenti non più sulla base della gerarchizzazione compiuta dagli annuari o dai giornalisti, ma del numero dei link ipertestuali che puntavano verso questo o quel contenuto.

Se le persone ne parlano, deve essere una cosa interessante… Una vera rivoluzione all’ epoca, che ha favorito la famosa frammentazione dell’ informazione, all’ origine della caduta di un certo modello di stampa.

Jean Véronis, il responsabile di Wikio Labs, è l’ inventore della famosa classificazione Wikio dei blog. Il ricercatore, che vive a Aix-en-Provence, ha passato questi ultimo anni analizzando I link ipertestuali dei blog per ricavarne delle tendenze e dei “buzz”.

E la sua constatazione è che ci sono sempre meno link.

Ma soprattutto che questo sistema di “ranking” basato sui link è meno efficace oper valutare la pertinenza di un contenuto. Perché? Perché siamo passati da un web sedimentato a un web in tempo reale.

In 10 anni si è passati dalla raccomandazione da parte dei motori di ricerca (il PageRank di Google, appuinto) a quello dei media sociali come Twitter o Facebook.

Certo, anche attraverso un breve passaggio nella “bolla” del Web 2.0, in cui si è immaginato che avrebbe potuto essere il voto degli utenti (il sistema Digg) a permettere di gerarchizzare i contenuti.

Con Twitter et Facebook, siamo entrati davvero in una nuova era: quella dell’ internet delle reti, quel famoso web+mobile in tempo reale che Google ha esitato tanto a considerare. D’ altra parte è questa la ragione per cui il gigante americano starebbe moltiplicando i suoi contatti con Twitter, spiega Jean Véronis. Non soltanto per inserire anche le ondate di tweet nei motori di ricerca, che avrebbe un interesse relativo, ma per tener conto delle segnalazioni dei contenuti in tempo reale nel loro pagerank.

Non è una cosa semplice, ma una vera e opropria rivoluzione, che si misura male. Senmza dubbio “la più importante dopo l’ apparizione del web”, azzarda il capo dei Wikio Labs.

Un cambiamento di paradigma che fa dire ad alcuni osservatori che Facebook sta per diventare il nuovo Google. Che ormai avremo altrettanto bisogno di SMO (Social Media Optimization) che del vecchio SEO (Search Engine Optimization) per far ‘pesare’ i nostri contenuti.  Specialmente dopo che Facebook ha suoperato Google News in termini di apporto di traffico ai siti di informazione.

Stiamo per passare dalla reputazione attraverso la sedimentazione alla raccomandazione in tempo reale.

Che è essenziale per i siti di informazione.

La fine dell’ ipertesto? Forse non ancora, ma l’ architettura in cui tutto questo si inserisce, e che lui stesso ha contribuito a creare, è completamente rovesciata.  Jean Véronis si ricorda della vertigine che lo aveva colto quando, alla fine degli anni Ottanta, aveva cliccarto sul suo primo link ipertestuale. Non riuscendo ancora a immaginare bene la rivoluzione che questa “semplice “ funzionalità avrebbe scatenato. Si entrava allora nella terza dimensione dell’ informazione. I media sociali ne aprono una nuova, anch’ essa per ora del tutto imprevedibile.

Il lancio di OpenGraph da parte di Facebook nei giorni scorsi ne è l’ esempio più affascinante.E  preoccupante…

Twikio si basa su questa tendenza per proporre i contenuti che ‘ronzano’ in tempo reale, combinando l’ antico sistema della reputazione con la raccomandazione su Twitter, materializzata dal numero di “re-tweets”. Cioè il numero di volte che un determinato contenuto è stato ripreso su Twitter. Il risultato viene quindi comparato con il numero di link sui blog che portano verso quel contenuto per creare un nuovo ranking misto.

Opengraph

Il servizio è ancora in beta privata e non sarà online prima di giugno, ma – osserva Benoit Raphael – ho potuto dare un’ occhiata ai risultati. E sono sorprendenti. Twikio permette di scoprire automaticamente il ‘buzz’ in tempo reale, grazie ad una analisi spinta di Twitter. A larhe linee, più un link verso un articolo è “re.-twittato”, più fa salire il punteggio. Il peso di ciascun membro di Twitter viene ponderato in funzione della comunità a cui egli appartiene (alcune comunità, come i professionisti della valutazione o i blogger high-tech, hanno la tendenza a re-twittare più facilmente di altri, cosa che ingarbuglia le misurazioni). In futuro Twikio terrà conto anche del numero di followers di ciascun soggetto (cioè il numero di persone abbonate al suo flusso di ‘produzione’ su Twitter).

E Facebook ? Ci stanno studiando. “Ma per il momento, le informazioni sono ancora troppo sotto chiave”, osserva Jean Véronis. Con OpenGraph il dato potrebbe forse cambiare…